Se il boss denuncia lo Stato
Il boss della `ndrangheta vibonese, “Luni” Mancuso, denuncia lo Stato dopo che la moglie, il 14 marzo scorso, ha tentato di collaborare con la giustizia. Si era recata con il figlioletto di 15 mesi…

Il boss della `ndrangheta vibonese, “Luni” Mancuso, denuncia lo Stato dopo che la moglie, il 14 marzo scorso, ha tentato di collaborare con la giustizia. Si era recata con il figlioletto di 15 mesi, Salvatore, dai carabinieri che l`hanno accompagnata a Catanzaro negli uffici del Ros.
Un comportamento paradossale, quello dell`esponente mafioso, che complica il giallo di Nicotera sulla morte di Tita Buccafusca avvenuta il 18 aprile ai Riuniti di Reggio Calabria. Due giorni prima, la donna aveva ingerito acido solforico e dopo i primi soccorsi all`ospedale di Vibo Valentia, si era reso necessario il trasferimento in riva allo Stretto.
La procura della Repubblica di Vibo e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro hanno avviato un`indagine, contro ignoti, per istigazione al suicidio.
Nel fascicolo degli inquirenti è finito anche l`esposto di “Luni Mancuso”, attualmente sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Nicotera Marina.
Il boss ha ricostruito le frenetiche ore immediatamente successive all`allontanamento della moglie dalla propria abitazione.
Ecco il testo integrale della denuncia: «Lo scrivente, preoccupato per gli occorsi, si recava presso la locale caserma ove (con consueto garbo ed indubitata professionalità) otteneva l’informazione che la figlia ed il bambino stavano bene e che la moglie aveva manifestato l’intenzione di non tornare a casa; la signora Buccafusca è gravemente ammalata e di ciò lo scrivente ne portava immediatamente a conoscenza i carabinieri. Nondimeno i carabinieri di Nicotera (sulla cui professionalità e sulla cui buona fede non c’è da discutere per niente) nulla potevano perché la signora era stata trasferita altrove; la stessa faceva rientro a casa nella giornata di ieri mattina previa telefonata con la sorella e si trovava in condizioni di salute talmente gravi che si è reso necessario un ricovero presso la psichiatria di Polistena. La signora Buccafusca è ancora lì ricoverata e non ha saputo fornire al sottoscritto nessuna informazione circa i fatti che le sarebbero successi; il fatto diventa grave ed insopportabile perché la stessa recava con sé il piccolo Salvatore che è stato esposto ad un rischio gravissimo attese le condizioni di salute della madre che versa in stato catatonico; chi scrive ha interessa a sapere dalle Autorità competenti cosa sia successo alla propria moglie e soprattutto, al proprio figlio minore. Se siano stati adeguatamente curati durante il periodo di assenza da casa e se abbiano avuto adeguato supporto medico e assistenziale».
L`esposto è stato presentato da “Luni” Mancuso il 19 marzo. Il 14 marzo Tita Buccafusca si è rivolta ai carabinieri per collaborare con la giustizia. Il giorno prima, il 13 marzo, era stato ucciso Vincenzo Barbieri, ritenuto dagli investigatori uno dei principali broker della droga al servizio della `ndrangheta vibonese. Cosca Mancuso, ovviamente.