Veltroni: «L’arrivo della commissione d`accesso a Reggio è motivato»
REGGIO CALABRIA «L’arrivo della commissione d’accesso è motivato, adesso aspettiamo i risultati delle indagini che saranno finalmente basati sulle carte del Comune». Walter Veltroni arriva a Reggio e…

REGGIO CALABRIA «L’arrivo della commissione d’accesso è motivato, adesso aspettiamo i risultati delle indagini che saranno finalmente basati sulle carte del Comune». Walter Veltroni arriva a Reggio e non perde l’occasione per sottolineare la situazione in cui versa Palazzo San Giorgio, da martedì sottoposto al monitoraggio degli atti amministrativi al fine di scoprire eventuali infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Il motivo della visita del leader democrat è la presentazione del libro “La vendetta immobile”, scritto da Giuseppe Falcomatà, consigliere comunale Pd in consiglio comunale ma soprattutto figlio di Italo, il sindaco protagonista della cosiddetta “primavera reggina”. Altri tempi quelli in cui il timone era nelle mani del “Professore”, la cui azione politica oggi viene celebrata anche da quelli che un tempo erano i suoi avversari. Su questo punto, Veltroni è impietoso: «La cosa più fastidiosa per chi ha vissuto insieme a Italo quella fase storica è l’unanimismo attuale: oggi tutti parlano bene di lui, anche quelli che erano agli antipodi rispetto alla sua concezione politica». Sul banco degli imputati ci sono i successori di Falcomatà, incapaci di proseguire quella esperienza amministrativa che in pochi anni determinò la rinascita sociale e civile di Reggio, dopo un ventennio iniziato con la rivolta degli anni 70 e culminato con la guerra tra i clan di `ndrangheta più potenti della città. Nel libro di Giuseppe Falcomatà viene ripercorsa in chiave metaforica la vicenda umana e politica del padre, il suo rapporto con una città che in poco tempo iniziò ad amarlo e gli ostacoli che ritrovò lungo il suo cammino, rappresentati troppo spesso da campagne di stampa interessate e azioni giudiziarie poi rivelatesi inconcludenti. Durante la presentazione del volume – a cui, oltre a Veltroni, hanno partecipato i giornalisti Attilio Bolzoni, Carmine Fotia e Franco Arcidiaco, con moderatore Tonino Nocera – è stato rievocato l’impatto straordinario che ebbe la politica di Falcomatà in un contesto dominato dal potere delle lobby e di una classe dirigente troppo incline alle pressioni della `ndrangheta. «Italo era tentato di lasciare – ricorda ancora Veltroni -, era preoccupato per l’incolumità della sua famiglia. Io fui tra quelli che cercarono di persuaderlo a continuare. Alla fine non mollò, continuando a operare in una solitudine che aveva qualcosa di grande. È stato l’artefice di una politica diversa, che non era portatrice di interessi particolari». Sulla scorta di questo esempio, secondo l’ex sindaco di Roma, «si potrà riavviare una nuova primavera reggina, attraverso una partecipazione collettiva che assuma su di sé tutti i rischi e le responsabilità del momento». «In questo libro – ha affermato Giuseppe Falcomatà – ho esternato delle emozioni, dei sentimenti logoranti. C’è soprattutto la volontà di raccontare finalmente delle verità, nella consapevolezza che le cose non siano andate come ce le hanno raccontate». Chiara l’allusione a campagne di stampa che misero in moto una vera e propria «macchina del fango» contro il padre. L’accanimento mediatico, nella disamina di Carmine Fotia, era dovuto alla figura stessa di Falcomatà, «un outsider, un uomo fuori dalle correnti e dalle logiche lobbistiche. Era uno di quei personaggi capaci di anticipare il futuro, oggi celebrato da chi non ha il diritto di farlo. Viviamo un momento molto simile a quello precedente alla sua elezione: il vecchio sistema si è rotto, qualcuno ha esagerato creando una situazione insostenibile. Solo una politica che si presenterà con il volto di Italo potrà riprendere un cammino virtuoso. La vendetta può esercitarla solo questa città». «Falcomatà – è il commento di Bolzoni – era un italiano fuori posto in Italia. Un uomo la cui solitudine ricorda quelle di Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa. Una solitudine che è nata innanzitutto all’interno del suo partito, per poi allargarsi grazie all’azione della stampa e della magistratura, vero braccio armato dei poteri forti». Nel corso dell’incontro, la compagnia del Teatro Calabria ha interpretato alcuni brani del libro.