"Caso Reggio" in consiglio regionale? Era solo uno scherzo
REGGIO CALABRIA Perdono tutti a Palazzo Campanella. Perde il governatore Peppe Scopelliti. Perde la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. Perde l’opposizione di centrosinistra chiamata a vigil…

REGGIO CALABRIA Perdono tutti a Palazzo Campanella. Perde il governatore Peppe Scopelliti. Perde la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. Perde l’opposizione di centrosinistra chiamata a vigilare sull’operato del governo. È una giornata nera per la Calabria. Il consiglio regionale oggi doveva ospitare le comunicazioni del presidente della Regione dopo le ultime vicende giudiziarie che lo tirano in ballo. L’inchiesta, coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, si chiama “Meta”. Mille pagine che descrivono gli affari delle cosche reggine e soprattutto i rapporti tra politica, ’ndrangheta e massoneria. Il resto è storia nota: c’è un colonnello dei carabinieri, Valerio Giardina, che la scorsa settimana, in un’udienza del processo, indica in Scopelliti e in suo fratello due persone vicine alla lobby politico-mafiosa che gestisce gli appalti del Comune di Reggio.
Il governatore chiede (e ottiene) il rinvio del consiglio regionale lo scorso lunedì. Impegni istituzionali (in realtà si tratta di un appuntamento di partito a casa Berlusconi) non gli consentono di chiarire davanti all’Aula le sue ragioni. Uno a questo punto potrebbe dire: oggi è il giorno giusto per fare chiarezza. Ci si aspetta una lunga informativa tesa a sgombrare ogni dubbio anche se già dal Consiglio è arrivata un’assoluzione piena. E invece niente, perché nella conferenza dei capigruppo i rappresentanti della maggioranza sono categorici: il presidente della Regione sarà in Consiglio ma solo per parlare di trasporti e infrastrutture per come previsto prima dell’udienza del processo “Meta”. «Quello che aveva da dire – afferma senza nessun imbarazzo il capogruppo del Pdl, Luigi Fedele – lo ha spiegato ieri ai giornalisti in conferenza stampa. E poi diciamocelo chiaramente: quelle sul nostro presidente sono solo dicerie. Viviamo in Calabria e sappiamo bene come vanno queste cose…». Stop. Fine della storia.
E a poco serve la reazione (questa sì che è una notizia) dei rappresentanti dell’opposizione. Le bordate di Principe (Pd), Loiero (Mpa-Ad), De Masi (Idv) e Bova (Misto) sono al fulmicotone ma non cambiano la sostanza del discorso: Scopelliti, padre padrone del Pdl, della giunta e del consiglio regionale, decide modalità e tempi della discussione. Certo, la frattura consumatasi è pesante e Loiero non manca di sottolinearla: «L’assemblea di Palazzo Campanella non può essere il surrogato di una conferenza stampa. Noi non intendiamo interloquire con un processo in corso ma c’è un ufficiale dell’Arma che parla come testimone e traccia un quadro preoccupante davanti a un pm e a un giudice terzo. La fine anticipata della legislatura per problemi giudiziari – conclude l`ex governatore – sarebbe un disastro». A dargli man forte c’è Principe che parla di «clima pesante», Bova («chi ha ruoli di responsabilità non può sottrarsi al confronto») mentre De Masi mette le mani avanti: «Non ci appartiene una logica di sciacallaggio ma rinnoviamo l’invito a Scopelliti a fare chiarezza».
Ma il senso di questa lunga giornata, per certi versi surreale, lo fornisce Giovanni Bilardi, capogruppo del movimento “Scopelliti Presidente”: «La questione si è chiusa ieri quando il presidente si è sottoposto alle domande dei giornalisti. Qui mi pare che stiamo parlando di lana caprina». Non c’è da rimanere sorpresi. In fondo questa è la logica del “modello Reggio”. Calpestare le istituzioni senza colpo ferire. Complimenti.