Tariffa dell`acqua sbagliata, diffida alla Regione
CATANZARO Tutto sbagliato, tutto da rifare. La citazione di Gino Bartali è perfetta per raccontare dieci anni del sistema idrico calabrese. Perché le tariffe della “nostra” acqua non sono né troppo a…

CATANZARO Tutto sbagliato, tutto da rifare. La citazione di Gino Bartali è perfetta per raccontare dieci anni del sistema idrico calabrese. Perché le tariffe della “nostra” acqua non sono né troppo alte né troppo basse: sono sbagliate. Colpa di una divisione errata: un banale errore costato ai cittadini (a quelli che pagano regolarmente) qualche milione di euro.
È questo uno degli aspetti fondanti della diffida che, stamattina, il comitato per l`acqua pubblica ha presentato a Palazzo de Nobili, a Catanzaro. Un documento puntellato da anomalie (nel rapporto tra pubblico e privato) e rilievi della magistratura contabile, contenuti in una relazione resa pubblica il 5 dicembre 2011.
Il pasticciaccio della tariffa arrotondata per eccesso era stato denunciato sul numero del “Corriere della Calabria” in edicola il 29 settembre 2011. Il tema è stato ripreso nella deliberazione della Corte dei conti. Quirino Lorelli, relatore che ha presentato l`analisi, ha avuto parole molto chiare: «I valori di tariffa indicati nella convenzione del 2003 scontano un errore di arrotondamento nella conversione dalla lira all`euro rispetto al valore di cambio. Infatti l`esatta conversione del primo valore di tariffa stabilito in 286,04 lire risulta pari a 0,147727 euro e non pari a 0,15 euro; la conversione del secondo valore di tariffa stabilito in 468,75 lire risulta pari a 0,242089 euro e non pari a 0,25 euro. La tariffa ha registrato pertanto un aumento immediato per l`acqua fornita “a gravità” dell`1,5386% e per quella fornita “per sollevamento” del 3,2678%».
Come se non bastasse, il costo dell`acqua era già stato fissato da una delibera precedente, approvata nel 2002, a una cifra ancora più bassa. Doppio aumento, dunque. E nessuno se n`è mai accorto. Ancor prima di applicarle, le tariffe sono schizzate verso l’alto. E se l’errore può apparire veniale (per quanto inspiegabile), i suoi effetti vanno moltiplicati per la fornitura media annua erogata ai Comuni calabresi, che si aggira intorno ai 90 milioni di metri cubi per l’acqua a gravità e 170 milioni per quella a sollevamento. Gli attivisti del Comitato per l’acqua pubblica hanno provato a fare due conti: è saltato fuori che la differenza tra le tariffe inesatte e quelle corrette è costata circa 1,8 milioni di euro all’anno. Il calcolo, però, è per difetto: l’incidenza più pesante deriva dal fatto che le tariffe “sbagliate” sono state considerate come base per gli adeguamenti successivi. Un effetto domino che si è manifestato nel corso degli anni.
Altri aspetti della tariffa formano le premesse della diffida. Sorical, società che gestisce l`acqua, ha calcolato – sempre secondo la Corte dei conti – il costo del liquido applicando il tasso d`inflazione sbagliato, «con evidente aggravio per i comuni acquirenti l’acqua».
Le censure della magistratura contabile toccano altri ambiti del rapporto tra Sorical e Regione. Emerge la mancanza di controllo del pubblico sul privato. Per i giudici non è stato possibile verificare se le risorse trasferite a Sorical «siano state effettivamente dall`azienda utilizzate per la realizzazione delle opere progettate, non avendo la Regione Calabria documentato di avere “provveduto alla verifica puntuale del completamento e del collaudo delle medesime”».
Il comitato punta poi sulla «confusione amministrativa e di azione politica» nella costruzione degli Ambiti territoriali ottimali e rileva «una menomazione dei diritti e degli interessi di tutti i cittadini essendosi verificata una vera e propria abdicazione della Regione al ruolo pubblico di regolazione del settore idrico».
Da rilievi e osservazioni scaturisce l`invito alla Regione « ad assumere tutte le determinazioni propedeutiche a che venga adottato in tempi relativamente brevi (e previa urgente indizione di una conferenza regionale) un testo unico regionale sull’acqua», che «dovrà riattribuire le competenze e le funzioni amministrative indebitamente sottratte ai comuni calabresi e dovrà ridefinire le funzioni regionali eminentemente programmatorie così come assegnate dal codice ambientale».
Alla luce degli errori nella determinazione della tariffa, anche i crediti vantati dalla Sorical nei confronti dei Comuni sono tutti da ricalcolare. Così come le transazioni già chiuse, una sorta di piano di rientro per aiutare gli enti locali a restituire le somme dovute. Il caos, normativo e finanziario, è totale. Ed è la conseguenza di dieci anni di rapporti troppo “allegri” tra pubblico e privato. E di un singolo errore di calcolo dalle conseguenze devastanti. Sarebbe bastata una calcolatrice. Invece è tutto da rifare.