Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 21:26
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

Il decennale di Mancini tra defezioni e polemiche

COSENZA Il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, in un editoriale pubblicato nell`edizione di oggi del suo giornale, spiega le motivazioni che lo hanno portato a declinare l`invito…

Pubblicato il: 28/03/2012 – 11:43
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il decennale di Mancini tra defezioni e polemiche

COSENZA Il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, in un editoriale pubblicato nell`edizione di oggi del suo giornale, spiega le motivazioni che lo hanno portato a declinare l`invito al convegno che la Fondazione Mancini ha organizzato al teatro Rendano, lunedì prossimo, in chiusura delle celebrazioni per il decennale della morte del leader socialista.
«Rispetto la scelta dei padroni di casa, la Fondazione Mancini – scrive Cosenza – ma nutro molte perplessità sulle scelte adottate che mi sembrano ricordare un Giacomo Mancini diverso da quello che ho conosciuto e studiato». Cosenza spiega che era sua intenzione non presentarsi al tavolo dei relatori specificando che aveva deciso di rifiutare l`invito appena ha letto il programma. «Non volendo creare difficoltà o suscitare polemiche, nel pomeriggio dello stesso giorno (sabato, ndr) ho comunicato che per altri impegni non ero in gradi di essere presente: un modo elegante per tirarmi fuori e rispettoso di chi aveva organizzato il programma e che comunque mi aveva riservato la cortesia dell`invito». Domenica la richiesta di essere cancellato dalle locandine è stata ribadita anche via sms, ma invano.
«Non so dove oggi, se fosse vivo – prosegue Cosenza, che a Mancini ha anche dedicato un libro (Un socialista inquieto, Rubbettino) – si collocherebbe ma credo che nessuno possa iscriverlo in nessuna area o partito anche anche perché la sua autonomia era tale che avrebbe deciso sempre da solo cosa fare e quale politica sviluppare. Pur tuttavia, vedo molto difficile immaginare che avrebbe gradito che a celebrarlo fossero quelli che lo impiccavano ai pennoni o bruciavano la sua immagine sulle barricate della rivolta di Reggio. Il suo antifascismo, per quanto si voglia revisionare ogni cosa, è stato un dato certo e peculiare della storia sua e della sua famiglia».
E per un invitato che diserterà la tre giorni della Fondazione c`è anche chi non si rammarica affatto di non essere stato invitato. È il caso di Eva Catizone, che da Mancini fu “designata” nella successione sulla poltrona di sindaco, dopo un`esperienza nell`ultima giunta del leader socialista. «Io trovo giusto il mio mancato invito – ha scritto l`ex sindaco di Cosenza, oggi membro della presidenza nazionale di Sel – perché probabilmente il ricordo di chi come me fu scelta ostinatamente da Mancini per avere la “stoffa del sindaco” era troppo ingombrante e cozzava con un certo disegno. Io credo di non essere stata coinvolta semplicemente perché a me pare – anche solo a leggere alcuni dei nomi tra i partecipanti – che ci sia il tentativo, a mio avviso “maldestro”, di rivisitare la figura di Giacomo Mancini sotto il segno della destra. Una bizzarra novità, una cifra politica antitetica per chi come me ha vissuto e collaborato agli anni del buon governo manciniano cosentino. Dunque semplicemente sarei stata fuori posto. Francamente la mia storia, la mia tradizione politica è differente». La Catizone aggiunge: «Ero solo una bambina quando negli anni 70 a Reggio Calabria, durante i Moti, importanti leader calabresi furono pubblicamente avversati se non dilaniati, sino a bruciare in piazza i fantocci di Giacomo Mancini e di mio zio, Riccardo Misasi. E quello è per me un ricordo difficilmente cancellabile, di un leader carismatico che non smetterò di ringraziare nei miei ricordi, pubblici e privati, per avermi plasmato in politica. Più recente e diretto è invece il ricordo di quando da una certa parte politica si tentò, in nome di un`accusa infamante e infondata, di ferirlo negandogli, da sindaco sospeso, l`accesso alle stanze di Palazzo dei Bruzi». Secondo Eva Catizone «Mancini aveva straordinarie capacità, fra cui il grande rispetto nei confronti dei suoi avversari, e apprezzava l`intelligenza, di destra e di sinistra. E tuttavia, oggi, tentare di farlo piroettare spostandolo verso una sensibilità politica per molti di noi ignota è francamente eccessivo. Da “Urlo”, se non da ruggito. A questa rilettura – conclude – io non mi presto e sommessamente sono qui ad esprimere tutto il mio dissenso su questa forma di ricordo improprio. Per sincerità dico che, dopo aver letto con attenzione se non con stupore alcuni tra i nomi dei partecipanti, difficilmente mi si vedrà al Rendano. Francamente preferisco ricordarlo come per me è stato, politicamente assai diverso. Altro. E poiché sono persuasa che i morti vanno rispettati se non curati, consapevole che il ricordo di Mancini a me è davvero “caro”, come ogni anno l`8 aprile sarò, con un fascio di garofani rossi, a Colle Mussano. Mancini, io, preferisco onorarlo e ricordarlo così».
E in città il dibattito sulle decennale della morte di Giacomo Mancini continua a coinvolgere non solo la politica ma anche l`associazionismo militante e la sinistra. «Un teatrino della politica regionale egemonizzato dai figli in verità assai spuri dei boia chi molla reggini si appresta a celebrarlo»: interviene così l`emittente cosentina Radio Ciroma in un articolo pubblicato sulle pagine cosentine del Quotidiano. «Vi chiediamo – scrive Ciroma rivolgendosi agli organizzatori – di lasciare fuori da queste gazzarre da cortile chi non c`è più e non può difendere le proprie idee o perdere tempo magari a spiegarle. Non ci sembra educato fare del pensiero di Giacomo Mancini una marmellata buona per ogni torta. Mancini, piaccia o no, è sempre stato un socialista e un riformista. E il riformismo è sempre stato teso alla realizzazione di una società di liberi e giusti secondo la tradizione del movimento operaio e contadino europeo». La radio cosentina parla di «generalismo politico» e «melassa di un infausto incontro a Teano dove, al posto di e a loro nome, i nipotini di Mancini e Ciccio Franco si stringano la mano, in una ipocrita kermesse»; poi una serie di precisazioni tra cui quella che Mancini fu avversato dai boia chi molla, che Mancini era antifascista, era garantista, era «calabrese ma soprattutto cosentino». Suona come una beffa, oggi, la celebrazione di chi – a partire dalla sanità – sta depauperando la città che Mancini pose al centro della sua attività politico-istituzionale.
Anche il Pdl prende posizione. «Tutte le polemiche che stanno accompagnando il decennale della scomparsa di Giacomo Mancini mi appaiono tanto stucchevoli quanto fuori luogo e senza fondamento»: è quanto afferma, in una nota, Jole Santelli, vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera. «Da “Sinistra” – aggiunge – si contesta la presenza di politici che, con raro segno di spregio, vengono definiti ex missini. Giacomo Mancini è stato un Politico (con la maiuscola) ed un calabrese. In quanto Politico che ha creduto nello sviluppo della Calabria e, soprattutto, nel fatto che questa terra dovesse essere risarcita, è ovvia, oltre che assolutamente appropriata, la presenza del massimo rappresentante della Regione stessa, il presidente Scopelliti».
«Quanto alle contestazioni sulla presenza di Renato Meduri – dice ancora la Santelli – onestamente ciò sembra provare che coloro che le muovono forse non hanno compreso come pensano il Politico Mancini. Un politico vero non si sottrae alla dialettica con chi ha una visione differente, anzi la cerca come stimolo. Un politico vero innanzitutto rispetta le idee altrui senza l`arroganza di chi si ritiene per definizione depositario della verità. La modernità di Mancini sta anche nel fatto che,
prima di altri, ha compreso il cambiamento degli anni `90 e quella che può essere definita l`anomala squadra con cui ha vinto le elezioni amministrative del `93, diventando nuovamente sindaco di Cosenza, lo prova. Lui – conclude la parlamentare pdl – aveva compreso che il mondo era cambiato, evidentemente altri ancora oggi no».

Argomenti
Categorie collegate

x

x