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Tuccio, Morisani e le dimissioni "gattopardesche"

Auspico che a distanza di alcuni giorni dalle colorite dimissioni dell’assessore all’urbanistica Luigi Tuccio i tumultuosi mari della politica reggina e gli animi si siano sufficientemente rasseren…

Pubblicato il: 02/04/2012 – 10:54
Tuccio, Morisani e le dimissioni "gattopardesche"

Auspico che a distanza di alcuni giorni dalle colorite dimissioni dell’assessore all’urbanistica Luigi Tuccio i tumultuosi mari della politica reggina e gli animi si siano sufficientemente rasserenati, sì da consentire un ragionamento pacato da contrapporre all’oblio della ragione.
La nostra Città ha bisogno di recuperare il senso della misura, di ritrovare serenità, di restituire dignità e solennità al dibattito politico, al quale sicuramente non giovano i tentativi di insinuazione, le mezze frasi costruite a tavolino, furbescamente articolate in modo da non assumere mai senso compiuto o rango di accusa esplicita (la quale obbliga il suo autore ad assumerne ogni responsabilità e conseguenza). Rileggo spesso Nicola Giunta, ho imparato da lui a comprendere la realtà in cui viviamo oggi a Reggio Calabria, a interpretare i segni del “leva e portismo”, fenomeno tutto nostro, tutto reggino, che potremmo collocare in quella terra di mezzo posta tra la viltà e la delazione.
La storia la scrivono gli uomini, quelli che restano nella storia della città per il proprio valore umano e sociale e non per diritto ereditario.
Concordo con quanti nelle ore immediatamente prossime alle dimissioni di Tuccio hanno osservato come in realtà egli sia stato costretto a dimettersi, anche in considerazione delle possibili conseguenze che la sua permanenza in giunta avrebbe potuto sortire sui lavori della commissione d`accesso antimafia: non ne aveva alcuna intenzione e non l’ha mandato a dire, al punto da ingenerare con le sue prime parole confusione nella stampa e in chi gli sedeva vicino.
Ma le dimissioni dell’avv. Luigi Tuccio, la sua conferenza stampa, la raffica di comunicati di solidarietà sono stati strumenti utili a qualcuno per distogliere l’attenzione da altre due questioni non meno attuali e scottanti, anzi.
La prima riguarda il cognato dell’ex assessore Tuccio, Massimo Pascale, stretto collaboratore di Giuseppe Scopelliti, dapprima al Comune per più di otto anni e ora alla Regione.
È superfluo rammentare come proprio dall’ufficio di gabinetto del sindaco e oggi del governatore della Calabria transitino le faccende più delicate di un’amministrazione, comunale o regionale che sia: nomine negli enti di sottogoverno, conferimenti di incarichi professionali, raccolta di istanze per la richiesta di contributi e concessioni e ancora tanto altro.
Nelle segreterie “particolari” vengono trattati argomenti “particolari”: per questa ragione si scelgono per quel ruolo persone di assoluta fiducia.
La seconda questione riguarda l’assessore Morisani la cui condotta, pur non avendo alcuna rilevanza penale come tempestivamente puntualizzato all’indomani dell’operazione “Raccordo” dal procuratore Pignatone, è ben più imbarazzante del “peccato d’amore” dell’ex assessore Tuccio.
Tuccio si è ritrovato dei legami parentali che non si è scelto; Morisani, al contrario, da quanto ne sappiamo, avrebbe ricercato appoggio elettorale in campo minato, magari, a tutto voler concedere, non sapendolo.
Ma la sostanza ci dice che in quella occasione Arena ha taciuto e l’assessore ai Lavori Pubblici è rimasto inchiodato al suo posto.
La mia riflessione, allora, è che bufera scatenata attraverso Tuccio sia servita a far calare il silenzio sul resto: anche i toni accesi usati in conferenza stampa hanno, forse a insaputa dello stesso Tuccio, contribuito a smorzare le questioni irrisolte di cui stiamo parlando.
Con la medesima pacatezza di allora (che spero non desti troppa preoccupazione in chi fino a ieri ha invocato esorcismi alla mia passione politica) ritengo che Morisani dovrebbe fare un passo indietro, consentendo all’amministrazione comunale di presentarsi al cospetto dei reggini priva di ombre e di sospetti.
Non lo giudico, non spetta a me, ma gli chiedo, invocando il suo senso delle Istituzioni, di ammettere l`opportunità di un gesto che altri è stato costretto a compiere, e di riflettere sulla circostanza che dimettendosi dimostrerebbe assoluto senso di responsabilità in un momento storico in cui è proprio questo che si chiede a noi politici.
In ultimo, toglierebbe dall’imbarazzo i suoi stessi colleghi di maggioranza costretti a svolgere il ruolo di suoi difensori di ufficio ma senza troppa convinzione.
Basti dire che all’indomani della mia prima riflessione pubblica sull’opportunità che Tuccio lasciasse ho ricevuto congratulazioni da diversi esponenti di centrodestra, (per intenderci gli stessi che sedevano a fianco di Tuccio nel corso della conferenza stampa), e la prima telefonata di apprezzamento l’ho ricevuta, da uno di loro, alle 8.30 del mattino.
Evidentemente la lotta alla successione era già iniziata e sono convinto che Tuccio, ieri gettato dalla torre e oggi incensato da nomine francamente risibili, in fondo, lo abbia capito.

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