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Bruna Nocera: «Rinnegata dalle mie sorelle»

Abbiamo ricevuto questa lettera dalla signora Bruna Nocera. È la moglie del boss Pasquale Condello, nonché la sorella di Giampiera Nocera, compagna di Luigi Tuccio, ex assessore all`Urbanistica del C…

Pubblicato il: 05/04/2012 – 20:35
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Bruna Nocera: «Rinnegata dalle mie sorelle»

Abbiamo ricevuto questa lettera dalla signora Bruna Nocera. È la moglie del boss Pasquale Condello, nonché la sorella di Giampiera Nocera, compagna di Luigi Tuccio, ex assessore all`Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, dimessosi in seguito alla bufera politica scaturita dall`arresto di Giuseppa Cotroneo, madre delle due donne. Nella missiva, Bruna Nocera sostiene di non avere più alcun rapporto con le sue congiunte, che non avrebbero condiviso la sua decisione di sposare un esponente di una delle più pericolose famiglie della `ndrangheta reggina. Di seguito, pubblichiamo il testo integrale della lettera.

Egregio Direttore,
sono Bruna Nocera, moglie di Pasquale Condello, e scrivo dopo aver letto in queste settimane gli articoli apparsi sui quotidiani che hanno riguardato l’Assessore Luigi Tuccio, compagno di mia sorella Giampiera, in seguito al coinvolgimento di mia mamma, Giuseppa Cotroneo, nell’operazione “Lancio”, sulla cui posizione è stato svolto una specie di processo mediatico, condannandola a priori,  prima ancora che un Tribunale si occupasse di stabilire la sua innocenza o la sua colpevolezza in ordine all’addebito mossole.
Ho deciso di “rompere il silenzio” e di rivolgermi a Voi affinché rendiate nota all’opinione pubblica quella che è la mia verità, al fine di evitare strumentalizzazioni di comportamenti o dichiarazioni che hanno involontariamente coinvolto soggetti con cui né io, né mio marito, né i suoi familiari abbiamo mai avuto alcun tipo di rapporto.
La scelta di fidanzarmi e sposare Pasquale Condello non è mai stata condivisa dai miei familiari, soprattutto dalle mie sorelle, che non hanno mai compreso la purezza dei miei sentimenti (ritenendo io che nella vita si possa sbagliare, ma anche girare pagina) ed  hanno ferocemente criticato la mia decisione personale di continuare a seguire mio marito, nonostante la difficile situazione in cui si trova, esortandomi a divorziare per rifarmi una vita e, di fronte al mio diniego, recidendo qualsiasi rapporto con me.
A maggior ragione, non ho mai avuto contatti di alcun tipo con i mariti delle mie sorelle, né con i familiari degli stessi.
Sono stata letteralmente rinnegata dalle medesime.
E questa non è una giustificazione postuma poiché – per chi ha letto gli atti processuali dell’inchiesta “Lancio”- tutto ciò che sto dichiarando può essere agevolmente accertato, risultando dall’attività di captazione la frattura familiare creatasi con me.
Tali dissidi familiari mi avevano esasperata a tal punto da indurmi a cercare una nuova dimora, allontanandomi dall’abitazione materna.
La mia unica colpa è quella di non aver avuto il coraggio e la  sincerità di rivelare a mio marito (o ai suoi congiunti),  durante i colloqui in carcere, a cui si riferiscono gli organi di stampa, del mio dramma personale di essere stata ripudiata dalle mie sorelle e ferita profondamente dalla loro condanna,  per una mia scelta di vita, a mio giudizio insindacabile, fingendo (al fine di evitare che si insinuassero sensi di colpa nell’animo già provato dalla detenzione ventennale  di mio marito) un’unione con queste ultime, che in realtà non è mai esistita.
Ricordo una famosa canzone di Fabrizio De Andrè: “Dal letame nascono i fiori, dai diamanti non nasce nulla!!”
Grazie per l’attenzione
Bruna Nocera

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