Appalti e droga, le `ndrine puntavano a L`Aquila
L`AQUILA Appalti, cocaina e rapporti con un imprenditore. Il processo si celebrerà a L`Aquila ma è la cifra dell`infiltrazione della `ndrangheta in una regione, l`Abruzzo, ritenuta, fino a qualche te…

L`AQUILA Appalti, cocaina e rapporti con un imprenditore. Il processo si celebrerà a L`Aquila ma è la cifra dell`infiltrazione della `ndrangheta in una regione, l`Abruzzo, ritenuta, fino a qualche tempo fa immune all`oppressione mafiosa. Il giovane imprenditore sotto processo è Stefano Biasini, accusato di essere il gancio della famiglia Zindato-Borghetto-Caridi, nel tentativo di infilarsi negli appalti della ricostruzione post terremoto. Già questo aspetto della sua vicenda giudiziaria sarebbe un bel guaio. Nei giorni scorsi se n`è aggiunto un altro. Si tratta di alcuni episodi di spaccio di cocaina e hashish, acquistata, secondo gli inquirenti, proprio dalla ’ndrangheta. Biasini dovrà affrontare il processo fissato per il 14 dicembre di quest’anno.? Secondo le indagini dei carabinieri del reparto operativo, Biasini avrebbe direttamente spacciato a Mosciano Sant’Angelo, luogo in cui l’imprenditore aquilano possiede un autosalone, tre grammi di cocaina e uno di hashish. Altri casi di spaccio, sempre secondo gli investigatori, sono avvenuti nella frazione di Paganica. Le contestazioni fanno riferimento al mese di dicembre di due anni fa. «I fatti narrati dalla informativa di polizia giudiziaria – scrive il pm – segnalano la presenza di elementi che avvalendosi dell’appartenenza e della contiguità con alcuni elementi legati alla criminalità organizzata (’ndrangheta) hanno importato, dal 6 aprile del 2009, ingenti quantitativi di droga, cocaina, dalla Calabria e dal Lazio. Le attività tecniche delegate dalla Procura hanno consentito di acclarare autonome condotte illecite, riconducibili a un livello di smercio dello stupefacente certamente più locale».
«Gli indagati» è scritto nella relazione della polizia giudiziaria, «hanno mostrato di svolgere con estrema professionalità la loro attività di reperimento, detenzione e cessione di stupefacenti non esitando a intrattenere rapporti, in particolare il Biasini, con elementi pericolosi e appartenenti a cosche calabresi da cui proviene parte dello stupefecente come avvalorato per il caso di un altro sospettato tratto in arresto in occasione del suo viaggio dalla Calabria all`Aquila con un cospicuo quantitativo di stupefacente. L`attività illecita, dunque, non è occasionale ma è stata stabilmente posta in essere dagli indagati che ne traggono sostentamento». Anche se si tratta solo di piccole quantità di stupefacenti e l`accusa è solo quella di spaccio, e non fa riferimento a rapporti con la criminalità organizzata.