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SEQUESTRO DELL`ALACO | Acqua gialla dai rubinetti: non veniva depurata

Carenze igienico-strutturali. Per questo motivo i carabinieri del Nas di Catanzaro hanno sequestrato l`invaso artificiale dell`Alaco, al confine tra i territori di Catanzaro e Vibo Valentia, e il rel…

Pubblicato il: 17/05/2012 – 9:38
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SEQUESTRO DELL`ALACO | Acqua gialla dai rubinetti: non veniva depurata

Carenze igienico-strutturali. Per questo motivo i carabinieri del Nas di Catanzaro hanno sequestrato l`invaso artificiale dell`Alaco, al confine tra i territori di Catanzaro e Vibo Valentia, e il relativo impianto di potabilizzazione, nonché 57 apparati idrici (serbatoi, sorgenti, pozzi, partitori) tutti facenti parte dello schema dell`acquedotto, dislocati sul territorio delle due province.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla Procura di Vibo Valentia. Le persone coinvolte nell’inchiesta sono 26. Contestualmente ai sigilli, i militari dell`Arma hanno notificato gli avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti e tecnici della società di gestione del servizio idrico, di responsabili di aziende sanitarie provinciali, di dirigenti regionali e dell`Arpacal. Ma anche dei sindaci di alcuni comuni. Gli indagati sono accusati a vario titolo di inadempienza del contratto di pubblica fornitura, avvelenamento colposo di acque, interruzione di pubblico servizio, omissione in atti d`ufficio e falso.
Tra i destinatari dell`informazione di garanzia c`è anche il neosindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, nella sua qualità di presidente di Sorical. Avvisati anche l`attuale sindaco di Vibo Valentia, Nicola D`Agostino, e il predecessore di quest’ultimo, Franco Sammarco.
In particolare, secondo quanto accertato nel corso dell`attività investigativa, l`acqua della diga dell`Alaco veniva immessa nella rete idrica dell`acquedotto senza essere prima depurata. Inoltre, dagli accertamenti messi in atto dagli inquirenti è emerso che, nell`arco di un anno, è stato effettuato un solo controllo chimico dell`acqua rispetto ai dodici previsti. I particolari delle indagini sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica di Vivo Valentia, Mario Spagnuolo, e dai rappresentanti dei carabinieri del Nas e del Corpo forestale dello stato. «Durante le indagini – ha spiegato il magistrato – è emersa anche una notevole confusione sulle competenze che spettano ai singoli enti circa la depurazione, i controlli e la distribuzione delle acque».
«Si è trattato di un lavoro estremamente impegnativo portato avanti dagli investigatori e dalla Procura da cui è emerso un quadro estremamente grave, con pregiudizio per la salute pubblica», ha detto ancora Spagnuolo. «Le indagini – ha aggiunto – proseguono per definire le responsabilità penali delle persone coinvolte e ricostruire in termini di assoluta precisione i fatti oggetto dell`inchiesta».
L`indagine dei carabinieri del Nas di Catanzaro e del Corpo forestale dello stato di Vibo Valentia ha avuto inizio nel 2010. L`inchiesta, denominata “Acqua sporca”, ha preso le mosse da numerose segnalazioni circa il colore, il sapore e l`odore dell`acqua potabile che dall`invaso artificiale dell`Alaco finiva nella rete idrica pubblica. L`acquedotto fornisce l`acqua potabile alla gran parte dei comuni della provincia di Vibo Valentia e alcuni comuni del basso jonio soveratese, in provincia di Catanzaro. In particolare, il Corpo forestale ha provveduto al sequestro delle le strutture idriche di Mongiana, Nardodipace, Fabrizia e Vallelonga, tutte nel Vibonese. Nel corso delle indagini il personale della Forestale ha effettuato, all`interno del bacino della diga dell`Alaco, in prossimità dell`impianto di trattamento dell`acqua, numerosi prelevamenti e campionature grazie a una sonda multiparametrica, allo scopo di verificare il livello di inquinamento delle acque e la loro potabilità.

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