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Maxiconfisca di beni al "re dei videopoker"

REGGIO CALABRIA La guardia di finanza ha confiscato beni per 330 milioni di euro a Gioacchino Campolo, di 73 anni, conosciuto come il “re del videopoker“, accusato di essere un affiliato alla `ndra…

Pubblicato il: 18/05/2012 – 8:54
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Maxiconfisca di beni al "re dei videopoker"

REGGIO CALABRIA La guardia di finanza ha confiscato beni per 330 milioni di euro a Gioacchino Campolo, di 73 anni, conosciuto come il “re del videopoker“, accusato di essere un affiliato alla `ndrangheta e già condannato nel 2011 a 18 anni di reclusione. Campolo, attraverso una rete di videopoker truccati per aumentare i suoi guadagni, si è reso responsabile di una gigantesca frode fiscale. Innumerevoli gli immobili di sua proprietà a Reggio Calabria, Roma, Milano e Parigi.
Avrebbe accumulato enormi somme di denaro da mettere a disposizione di esponenti di vertice della `ndrangheta. Il provvedimento di confisca dei beni è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, presieduta da Kate Tassone. Campolo è accusato di essere stato legato, in particolare, ai De Stefano, Zindato e Audino.
Le complesse indagini di polizia giudiziaria avviate nel 2008 avevano consentito di accertare che la costante ed inarrestabile ascesa nello specifico settore di mercato nella Provincia di Reggio Calabria, da parte del noto imprenditore, era stata possibile attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con diversi esponenti delle principali cosche di `ndrangheta.
In primo grado, infatti, il “re dei videopoker” è stato condannato per concorrenza illecita nei confronti degli altri imprenditori del settore; estorsione ai danni dei dipendenti della ditta di cui era titolare, costretti a dichiarare, pena il licenziamento, la ricezione di uno stipendio dall’importo di gran lunga superiore a quello realmente intascato, nonché a lavorare in condizioni precarie; estorsioni aggravate dalle modalità mafiose perpetrate ai danni di titolari di esercizi commerciali cui aveva imposto i propri apparecchi da gioco.
Fatti che risalgono, quantomeno, all’anno 1998 e che si sono protratti fino al 2008: dieci lunghi anni in cui l’imprenditore reggino ha ottenuto il descritto monopolio dei videopoker in provincia di Reggio Calabria.
Un monopolio che sarebbe stato raggiunto anche grazie alla sistematica alterazione degli apparecchi da gioco, dando vita, in tal modo, non solo ad una gigantesca frode fiscale ma, soprattutto, alla disponibilità di ingenti somme di denaro in nero che costituivano la “liquidità”, da un lato, da mettere a disposizione di esponenti della `ndrangheta e, dall’altro, da investire nell’acquisto di numerosi immobili.
Ritornando alla confisca, il provvedimento ha interessato l`impero di Campolo che era stato già sequestrato nel luglio 2010 quando i sigilli della guardia di finanza sono stati applicati a 256 immobili. Tra questi anche i palazzi che ospitano il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria e l`ex cinema Margherita che, negli anni scorsi, è stata utilizzato come segreteria politica dell`ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, oggi governatore.
Confiscati, inoltre, tre veicoli commerciali, sei auto di lusso, 5 motocicli , 27 rapporti bancari individuati in Italia e in Francia e 119 quadri tra i quali molti di rilevantissimo pregio artistico.
Diventano, quindi, patrimonio dello Stato anche i quadri, considerati autentici, di Salvador Dalì (”Giulietta e Romeo”), Renato Guttuso (”Nudo femminile 1971”), Giorgio De Chirico (”Piazza d’Italia” e ”Manichino”), Giuseppe Migneco (“Venditore di pesce” e “Pescatore con sardine”), Antonio Ligabue (“Tigre e Serpente”, “Scoiattolo”), Lucio Fontana (“Concetto spaziale”), Mario Sironi (“Studio per un nudo”), Michele Cascella che il ”re dei videopoker” aveva appeso alle pareti della sua abitazione di via Paolo Pellicano.

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