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I due svarioni del calabrese al governo

LAMEZIA TERME Per essere l`autorevole membro di un autorevole governo tecnico, il sottosegretario Antonio Catricalà si è concesso – nel giro di un paio di settimane – un paio di svarioni dal sapore m…

Pubblicato il: 28/05/2012 – 13:08
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I due svarioni del calabrese al governo

LAMEZIA TERME Per essere l`autorevole membro di un autorevole governo tecnico, il sottosegretario Antonio Catricalà si è concesso – nel giro di un paio di settimane – un paio di svarioni dal sapore molto politico. Due infortuni a distanza così ravvicinata da aver aperto una voragine tra il calabrese ex presidente dell`Autorità garante della concorrenza e il premier Mario Monti.
Il primo: nella banca dati dell`Antitrust ci sono 68 nomi imbarazzanti per Mario Monti. Sono mogli, mariti, figli, fratelli e nipoti di ministri e sottosegretari cui la legge sul conflitto di interessi imporrebbe di comunicare all`Autorità garante della concorrenza e del mercato le attività patrimoniali a loro direttamente o indirettamente riconducibili. Il tutto entro 90 giorni dall`insediamento, che per il governo Monti è avvenuto il 16 novembre 2011. Sono trascorsi più di tre mesi e molti nomi mancano ancora all`appello. Un bel guaio, segnalato nei giorni scorsi da Il Mondo, settimanale economico del gruppo Rcs.
Mancano il 27,5% dei dossier previsti (con il governo Berlusconi era il 36,6%). Strano e inatteso, specie per un governo tecnico. E specie per un esecutivo in cui la poltrona di sottosegretario alla Presidenza è stata affidata proprio allo storico numero uno dell`Authority. Primo scossone di media intensità sull`uomo di fiducia del presidente del Consiglio.
Il secondo è più veemente, ed è finito sullo colonne di Repubblica. Catricalà aveva avanzato una proposta di riforma della giustizia disciplinare. Nuove regole per il Consiglio superiore della magistratura con una filosofia ben precisa: «Il fine che il ddl vuole perseguire è di assicurare terzietà agli organi disciplinari per evitare la critica, fin troppo estesa nella società civile, di una giustizia domestica e dare trasparenza e certezza di imparzialità all`azione disciplinare». Sembrano parole di Silvio Berlusconi, sembra l`incipit di un progetto di legge votato dal Partito della libertà. E invece è un`idea “tecnica”. Bocciata da Monti con cinque righe. Le stesse che hanno contribuito ad allargare il solco scavato tra il premier e il suo uomo di fiducia. E c`è chi dice che il professore si aspetti le dimissioni del sottosegretario.

FIDUCIA CONFERMATA Attesa frustrata dalla nota diffusa proprio da Monti nel pomeriggio. Il presidente del Consiglio ha escluso dimissioni: «Alla luce delle polemiche di stampa originate da un`ipotesi di riforma delle sezioni disciplinari degli organi di autogoverno della magistratura  – ha detto – confermo al sottosegretario Antonio Catricalà la mia piena fiducia, ritenendo corretta la sua gestione del dossier».

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