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«Sul caso Rende intervenga il ministero dell`Interno»

RENDE L`ex sindaco e l`ex assessore al Bilancio indagati dall`antimafia. Intercettazioni pesantissime dalle quali sembra emergere un tentativo di controllo del voto da parte di uomini del clan Lanzin…

Pubblicato il: 30/05/2012 – 10:57
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«Sul caso Rende intervenga il ministero dell`Interno»

RENDE L`ex sindaco e l`ex assessore al Bilancio indagati dall`antimafia. Intercettazioni pesantissime dalle quali sembra emergere un tentativo di controllo del voto da parte di uomini del clan Lanzino nel corso delle elezioni provinciali del 2009. Una coop legata a presunti appartenenti alla criminalità organizzata che svolgeva lavori per il Comune di Rende e – secondo quanto è filtrato dalle indagini – aveva addirittura assunto il “boss dei boss” cosentini, Ettore Lanzino. Per la parlamentare di Futuro e libertà Angela Napoli ce n`è abbastanza per chiedere l`intervento del ministero dell`Interno. E bando ai fronzoli: «Bisogna avviare le procedure d`accesso al Comune di Rende». Lo spunto è l`inchiesta della Dda di Catanzaro nella quale sono coinvolti Umberto Bernaudo, l`ex sindaco, e Pietro Ruffolo, ex assessore al Bilancio. Le indagini non riguardano la campagna elettorale per le comunali del 2006 che li avevano portato su quelle poltrone, ma la bagarre politica per le provinciali del 2009. «L`inchiesta che nel dicembre 2011 ha portato all`operazione Terminator 4 contro la cosca cosentina Lanzino-Ruà – scrive la Napoli – ha evidenziato la capacità della `ndrangheta nel controllo del voto e la conseguente determinazione dei risultati elettorali. Nella stessa operazione sono risultati indagati l`ex sindaco Umberto Bernaudo e l`ex assessore Pietro Paolo Ruffolo. Secondo l`ipotesi dei pm, all`epoca in cui occupavano le posizioni di sindaco e assessore di Rende, avrebbero finanziato la cooperativa “Rende 2000” che sarebbe in mano a Michele Di Puppo, arrestato e ritenuto elemento di spicco della cosca. In cambio avrebbero ottenuto il sostegno in occasione delle elezioni provinciali di Cosenza nel 2009, concluse con la vittoria di entrambi. Ruffolo era anche diventato assessore nel nuovo esecutivo, ma si è autosospeso dopo essere stato rinviato a giudizio, nell`ottobre 2010, per usura nell`ambito di un`altra inchiesta della Dda di Catanzaro. Nei confronti dei due politici sono stati ipotizzati il concorso esterno in associazione mafiosa, il voto di scambio e la corruzione». Ipotesi di reato molto pesanti, per le quali gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri, ma «dalle carte che acquisite al Comune – prosegue la deputata – ci sarebbero addirittura le prove dell`assunzione del superboss latitante Ettore Lanzino e di Michele Di Puppo nella cooperativa “Rende 2000”. Lanzino, latitante dal settembre del 2008, è ritenuto il “capo dei capi” della `ndrangheta di Cosenza. Il 13 aprile 2012 è stato catturato Franco Presta, il boss della Valle dell`Esaro, affiliato alla cosca Lanzino, responsabile di numerosi omicidi; Presta si nascondeva nei pressi dell`università ad Arcavacata in Rende».
Un`evidenza che Angela Napoli lega alle parole del procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo: «Il fatto che Presta sia stato trovato a Rende dimostra che poteva contare sulla protezione di un`organizzazione efficiente». C`è di più: «Nel rapporto dei Ros dei carabinieri di Cosenza alla Dda del giugno 2010 vengono descritti i rapporti tra alcuni politici di Rende e la cosca Lanzino: “Michele Di Puppo non si è limitato a organizzare, in favore di Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, la campagna elettorale in Rende e hinterland ma, mediante l`uso del mezzo telefonico, ha controllato le operazioni di scrutinio dei seggi del comune e delle varie frazioni di altri centri a quest`ultimo vicini, effettuando varie telefonate a persone che avrebbero potuto riferire gli esiti parziali e finali”». Un impegno troppo evidente per restare nascosto alle cimici dei carabinieri. Un quadro complessivo così preoccupante, secondo la parlamentare, da richiedere l`intervento del ministero.

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