Indignato per il comportamento del commissario del Pd
Sono indignato, offeso ed umiliato nel mio essere calabrese, democratico ed iscritto dalla prima ora al Partito democratico. C’è da rimanere atterriti dalle cose dette e principalmente dalle cose che…

Sono indignato, offeso ed umiliato nel mio essere calabrese, democratico ed iscritto dalla prima ora al Partito democratico. C’è da rimanere atterriti dalle cose dette e principalmente dalle cose che non ha detto, nella conferenza stampa il commissario, che gli iscritti avrebbero il diritto di conoscere pena la loro impossibilità di rimanere in un partito che ha segreti incoffessabili e che sceglie di non applicare le regole che sono alla base del suo essere democratico. Quali sono i motivi veri per i quali in Calabria non si possono fare primarie su più candidati alla carica di segretario? Non fare le primarie per il segretario, perché inquinabili, può voler dire che non si faranno primarie per le candidature al Parlamento, come ha giurato Bersani? Se si ha paura dell’inquinamento delle primarie vorrà dire che in Calabria non le faremo per scegliere ad ottobre il capo della coalizione del centrosinistra? Solo gli stolti possono pensare che questi siano i motivi. Molti, ed io per primo, erano convinti già sabato scorso che il congresso non sarebbe partito per un semplice motivo. Non c’è la volontà di celebrarlo il congresso. Già all’arrivo D’Attorre, mi auguro su imput di Migliavacca, ha scelto di consegnarsi armi e bagagli agli eletti che sono responsabili dello sfascio nel quale il Pd si trova da Caposuvero ad oggi. Solo D’Attorre poteva pensare che fosse possibile un accordo unitario tra quelli che da dopo la disfatta regionale stanno solo aspettando nuove e migliori collocazioni, per capire ciò basta vedere chi erano i candidati a segretario. Il commissario non ha capito, o forse lo ha capito perfettamente, perché egli stesso è parte e non arbitro, che fintanto il Parlamento non deciderà con quale legge elettorale andremo a votare, in Calabria con gli eletti, che la stampa sbagliando chiama gruppo dirigente, non si fanno accordi unitari neanche di facciata. Oggi, a fallimento certificato, dichiara che il Pd non è più quello di qualche mese fa, purtroppo per gli iscritti dico io; Che per la sua attività, che proseguirà, i circoli saranno il suo riferimento, perché fino adesso non lo sono stati?; Chiede alla stampa di criticarlo anche il Pd, ma di tener presente che è un partito veramente democratico. Si sobbalza dalla sedia a sentire queste dichiarazioni perché, come dice un detto, o c’è o ci fa. Il problema è che D’Attorre all’inizio aveva forse l’idea di fare un congresso vero partendo dai circoli per finire al regionale. Questo percorso l’aveva proclamato, anche se c’erano state richieste inverse, dall’assemblea regionale dei circoli confermandolo in tutte le assemblee provinciali fino a quella di Cosenza, buon ultima, nella quale ha deciso che si partiva dal congresso regionale. Ora a misfatto compiuto penso che non ci siano più le condizioni perché D’Attorre rimanga in Calabria. Voglio pensare, che sbollita la rabbia, gli iscritti prendano nelle loro mani il destino del Pd calabrese, e con le regole statutarie, iniziando dai circoli, passando per i provinciali per finire al regionale, si tengano i congressi sulla base dei programmi che i candidati a segretario regionale, provinciale e di circolo, renderanno pubblici e sosterranno essi stessi o loro delegati in ogni circolo di questa meravigliosa terra che merita molto di più di quello che la politica gli ha sottratto. Siccome nella vita nulla s’inventa, fuori D’Attorre, chiedo e mi auguro lo chiedano migliaia di iscritti, agli ex coordinatori provinciali si vedersi per concordare il percorso congressuale di modo che la Calabria abbia i propri organismi dirigenti eletti democraticamente, perché il nuovo che in Calabria c’è, si possa misurare con i problemi dei calabresi e del Paese, dando a questa regione la speranza di una nuova primavera.
*Iscritto Pd Catanzaro Lido