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Non è una regione per le scuole

Sono 330 “istituzioni scolastiche” in meno in dieci anni: il 45%, praticamente la metà. Uno studio di Tuttoscuola mostra in tutta la loro drammaticità gli effetti della riforma voluta nel 2011 dal mi…

Pubblicato il: 17/06/2012 – 19:30
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Non è una regione per le scuole

Sono 330 “istituzioni scolastiche” in meno in dieci anni: il 45%, praticamente la metà. Uno studio di Tuttoscuola mostra in tutta la loro drammaticità gli effetti della riforma voluta nel 2011 dal ministro Gelmini. Un’ecatombe che ha interessato tutte le scuole a tutti i livelli ma che ha mostrato il suo volto più crudele nei piccoli centri, che si sono visti privati di quello che spesso era l’unico presidio dello Stato a parte il Municipio.
Dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato l`illegittimità della norma di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche del 1° ciclo, ogni Regione diventa ora arbitro dell`applicazione della sentenza sul proprio territorio, con la tentazione di rivedere il piano già varato. Sembra improbabile, comunque, una revisione per il prossimo anno scolastico, che metterebbe in crisi l`avvio delle lezioni. Delle 10.213 istituzioni scolastiche funzionanti quest`anno, ne dovrebbero essere soppresse dal prossimo anno – riporta le newsletter di Tuttoscuola in uscita domani – ben 1.078 (il 10,6%) e ne dovrebbero, quindi, rimanere 9.135.
«Ma il taglio delle scuole – prosegue lo studio – viene da lontano, in particolare dalla prima razionalizzazione avvenuta con l`avvio dell`autonomia scolastica nel 2000». Secondo i calcoli di Tuttoscuola, erano complessivamente 11.276 le istituzioni scolastiche nel 2000-01; saranno 9.135 nel 2012-13: 2.141 in meno (-19%). «In 12 anni è scomparsa una scuola su cinque. Metà di quel decremento è avvenuto al Sud con la soppressione di 1.068 istituzioni (-28%); le Isole ne hanno perso il 22%, il Centro il 16% e il Nord il 10%». La Regione che nel confronto 2000-01/2012-13 fa registrare la più elevata diminuzione di istituzioni scolastiche è la Calabria con 330 unità in meno (-45%), seguita dalla Puglia con 302 (-30%), dalla Campania con 271 e dalla Sicilia 270.
«Quali le cause di questo dimagrimento della rete di istituzioni scolastiche (va ricordato che non ci si riferisce alle sedi di scuole sul territorio, ma alle istituzioni giuridiche con presidenza e direzione amministrativa)?», si domanda Tuttoscuola. «La riforma del 2011, voluta dall`allora ministro Gelmini è la prima – rileva lo studio – che interviene pesantemente sulla struttura della rete (scuole di almeno mille alunni e riorganizzazione in istituti comprensivi). Le modifiche di questo decennio sono state prevalentemente il frutto degli assestamenti conseguenti alle variazioni demografiche della popolazione scolastica (in calo nelle aree meridionali e in aumento al Centro-Nord)».
«Nelle istituzioni scolastiche del Sud e delle Isole, rispetto al 2000, ci sono oggi circa 355mila alunni in meno (oltre il 10% in meno); in quelle del Centro-Nord ci sono 562 mila alunni in più (nel Nord Est + 21%). Nonostante varie resistenze per applicare completamente la nuova riforma della rete, al Sud e nelle Isole, le Regioni hanno dovuto adattarsi al pesante decremento della popolazione e, quindi, hanno soppresso di conseguenza, mentre altrove hanno potuto agire con mano leggera. La nuova situazione della rete è, dunque, conseguenza del combinato disposto della legge 111/2011 e della variazione demografica», conclude lo studio.
Ricordiamo che la Regione Calabria – che pure risulta la più colpita – non è tra quelle che hanno ritenuto di opporsi alla norma cancellata dalla Consulta. Altri sono i problemi di cui ci si occupa nelle stanze del potere di casa nostra. Difficile ora prevedere come si regolerà l’Ufficio scolastico regionale. La sentenza della Consulta è giunta proprio mentre negli uffici scolastici si definiscono le nuove piante organiche e difficilmente i suoi effetti si vedranno il prossimo anno. Nei piccoli centri però, quelli più colpiti dai tagli, si può però sperare nell’anno successivo.

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