Ex officine, le risposte di Occhiuto e il "modello Mancini"
COSENZA La memoria è materia delicata e scivolosa. Va maneggiata con cura e, se possibile, con un pizzico di coerenza. Ed è la tutela della memoria a ispirare l`intervento di Eva Catizone, ex sindaco…

COSENZA La memoria è materia delicata e scivolosa. Va maneggiata con cura e, se possibile, con un pizzico di coerenza. Ed è la tutela della memoria a ispirare l`intervento di Eva Catizone, ex sindaco di Cosenza, sul futuro (e sul passato) delle ex Officine Fs della città dei Bruzi. Oggi occupate da associazioni impegnate nel sociale e domani chissà, visto che c`è da rispettare un decreto di sgombero imposto per via della presenza di eternit nell`area. Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, accusato di strizzare l`occhio a eventuali speculazioni edilizie sulla zona, ieri si è difeso partecipando a un`assemblea pubblica organizzata nei pressi dei capannoni occupati. Ha spiegato che la tentazione palazzinara non è sua, ma dovuta al Piano regolatore del 2002. Quando il sindaco era Giacomo Mancini e la giunta decise di destinare il 70% dell`area all`edilizia e il 30% a servizi (prima era il contrario, ndr). Eva Catizone, che al “modello Mancini” ha partecipato, interviene per chiarire e specificare i passaggi di quell`epoca.
«Nel 2002 – sostiene Catizone – come sicuramente ricorderanno quanti sono legati alla comune tradizione identitaria manciniana, tanto quelli che stanno a sinistra quanto quelli che hanno scelto di continuare il loro percorso politico a destra (nella stessa coalizione che regge l`attuale governo comunale), Giacomo Mancini, lungimirante com`era, per rispondere a precise richieste degli ordini professionali e delle associazioni di categoria, prima tra tutte l`Ance, decise di portare all`attenzione dell`assise comunale una proposta di parziale variante al Prg riguardante le zone cosiddette F3, meglio identificate come aree riservate alle opere e/o attrezzature sociali, commerciali e direzionali, di carattere pubblico, privato o misto pubblico-privato. La variante, approvata dal Consiglio comunale il 12 febbraio 2002, rispondeva alle esigenze d`allora e tendeva a favorire unitamente al rilancio dell`economia locale un maggiore insediamento abitativo in una città che perdeva abitanti. Né mi pare di ricordare, all`epoca, il dissenso del presidente dell`Ordine degli architetti d`antan». Come dire: Occhiuto se ne accorga con dieci anni di ritardo. E comunque l`idea di Mancini partiva da «un punto fermo: la volumetria rimaneva invariata. Niente maggiore cementificazione o speculazione edilizia: la sostanza del volume edificato era sostanzialmente identica. Si provvedeva soltanto ad un`inversione delle percentuali di destinazione d`uso».
In sostanza, a parità di cemento, «si favoriva l`insediamento abitativo, piuttosto che non la realizzazione di uffici, attività commerciali o strutture sanitarie (come del resto avrebbe dovuto essere e non fu, per altre ragioni, poco distante da lì, per il Palazzo della Sanità). A volerla ricordare tutta, e per onestà, sull`attuale viale Mancini (che potrebbe essere considerato, quello sì, un boulevard), quelle aree non erano ancora state occupate e non s`era quindi neanche lontanamente consolidata, in quei luoghi, quella bella esperienza di parco sociale e di città cooperante che oggi abbiamo sotto gli occhi».
Un intervento che a Eva Catizone appare necessario perché «forse sbagliando, nelle parole del sindaco pro tempore m`è parso di leggere una sorta d`ingiustificato processo alle intenzioni, peggio ancora il tentativo di buttare la palla altrove, fuori campo, verso un modello, quello Mancini, che non merita d`essere magnificato a convenienza. Oggi appunto, tentare di intorbidire le acque su quanto realizzato un decennio fa, pare davvero un mezzo per non voler affrontare di fatto il problema. Peggio ancora quanto alla pratica dello scaricabarile, condotta in emulazione di quello che io considero un anti-modello, il cosiddetto “modello Reggio”, che ci ha abituati in Calabria a scaricare sulle spalle di altri responsabilità e decisioni che riguardano anche e soprattutto l`attualità».