La giunta impugnerà l`abolizione delle Province
REGGIO CALABRIA Nessuno tocchi le Province. Il grido lanciato quest’oggi dal consiglio regionale della Calabria è stato unanime e compatto, al termine di una seduta interamente dedicata all’argomento…

REGGIO CALABRIA Nessuno tocchi le Province. Il grido lanciato quest’oggi dal consiglio regionale della Calabria è stato unanime e compatto, al termine di una seduta interamente dedicata all’argomento. La classe politica calabrese le sta tentando tutte (forse con colpevole ritardo) per cercare di salvare dalla soppressione gli enti intermedi di Vibo Valentia e Crotone. Ai lavori dell’Aula hanno partecipato anche molti rappresentanti delle cinque Province calabresi e dei Comuni.
Una presa di posizione inutile, con tanto di sfilata istituzionale? Forse. Però il Consiglio non rinuncia a giocare le sue carte. Che, nella fattispecie, riguardano l’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno che vincola la giunta regionale a impugnare «dinanzi la Corte costituzionale il più volte menzionato art. 17, nella parte in cui prevede l’accorpamento o la soppressione o la razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni», nell’ipotesi in cui il decreto governativo dovesse essere definitivamente convertito in legge.
Il documento prevede inoltre di «valutare, in vista dell’udienza pubblica fissata il prossimo 6 novembre dinanzi la Corte costituzionale, l’opportunità di presentare un intervento di tipo adesivo-indipendente nei giudizi promossi dinanzi a quest’ultima dalle Regioni Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, sull’art. 23 del decreto “Salva Italia”».
Di fronte all’ira bipartisan dei rappresentanti istituzionali, il governatore Peppe Scopelliti ha dovuto dare prova delle sue doti di equilibrista. È nota infatti la sua posizione sulle Province: sopprimerle, così come previsto anche dal programma elettorale dell’ultimo governo Berlusconi. Ma per il presidente della giunta regionale è arrivato il momento dei distinguo: «L’idea dello scioglimento di tutte le Province aveva un significato e avrebbe portato a un risparmio di 5-7 miliardi. Adesso la situazione è diversa, perché si parla dello scioglimento di alcune e non di altre. Ecco perché è compito della giunta di mostrare la sua contrarietà a questo provvedimento. Lo faremo con un ricorso alla Corte costituzionale».
Ma Scopelliti sa bene di non poter giocare la carta dell’indignazione nei confronti del decreto governativo. Che, è bene ricordarlo, ha dato il via libera alla nascita della Città metropolitana di Reggio, un traguardo che il governatore vive come una conquista personale. E allora, l’ex sindaco della città della Fata Morgana prova a esprimere comunque il suo pensiero, quasi a bassa voce: «Questo decreto, però, mette in campo anche uno strumento che arricchisce la Calabria, cioè il riconoscimento di Reggio città metropolitana». Celebrato il successo, una nuova, piccola, bordata al governo tecnico: «Prima di assumere una decisione di questo tipo, servirebbe un maggiore confronto con gli enti territoriali».
Decisamente più netta la posizione del capogruppo Udc, Alfonso Dattolo, il primo ad aprire una discussione contrassegnata da toni fortemente polemici nei confronti del governo Monti. «L’eliminazione stile battaglia navale è una mossa per ottenere un po’ di captatio benevolentiae dai cittadini, un taglio che appare come un agnello sacrificale offerto alla stampa e all’“uomo qualunque”», ha esordito il consigliere crotonese. «La mia – ha continuato – è una battaglia per la Costituzione. La soppressione delle Province è il frutto di una campagna mediatica che ha preso di mira gli enti intermedi, sulla base dell’idea, assolutamente errata, che dalla loro eliminazione deriverebbero miliardi di euro di risparmio». Secondo il consigliere centrista «non c’era bisogno dei supertecnici per approvare riforme ibride e non condivise. Se le Province sono inutili, devono essere abolite tutte, senza sacrificare le più deboli».
Anche Bruno Censore (Pd) invoca un «secco “no”» alla spending review varata dal governo, esortando poi la maggioranza a prendere una posizione chiara sulla questione. «Quando è stato il momento del decreto “Salva Italia” – ha attaccato Censore -, la nostra Regione non ha portato avanti alcuna azione decisa. Adesso serve un impegno chiaro di fronte allo smantellamento dello Stato. Il governo ha scelto la linea dei tagli e del rigore, che genera effetti depressivi sul tessuto economico. Chiudere presidi di democrazia e legalità in Calabria comporterà un effetto distruttivo sulla nostra economia. Per questo vogliamo vedere un presidente (si riferisce a Scopelliti, ndr) determinato a difendere questi territori».
Tra gli interventi, anche quello di Stano Zurlo, presidente della Provincia di Crotone, secondo cui almeno 8 miliardi delle risorse a disposizione delle Province «sono spese indifferibili: non basta cancellare questi enti per risparmiare». «Forse – è stata la sua riflessione finale – non servivano i professori per immaginare questi tagli lineari. Chiedo che la Regione di impugni questo decreto: nessun presidente può sopportare che si chiudano questi presidi».
Lo stesso appello al governatore Scopelliti è condiviso da Francesco De Nisi, presidente della Provincia di Vibo, per il quale già «l’articolo 23 del decreto “Salva Italia” ha stabilito che le Province non esistono più. In una regione come la Calabria non è possibile subire gli effetti di questi provvedimenti. Vorrebbe dire cancellare due città che già vivono un momento difficile in questo periodo».
Numerosi gli interventi sul tema. Per l’assessore all’Agricoltura, Francesco Pugliano, si tratta di un «irresponsabile decreto», mentre per Alfonsino Grillo (Scopelliti presidente) la riforma si configura come «una brutta e nera pagina per la nostra regione». Giuseppe Giordano (Idv) etichetta le scelte del governo Monti come dei «tagli che colpiscono al cuore i territori più depressi del Paese». Più pragmatico Nazzareno Salerno (Pdl), convinto della necessità di ridurre al massimo i danni e cercare di «mantenere i servizi garantiti dalle Province». Per Ottavio Bruni (Udc), invece, la cancellazione degli enti intermedi è «un provvedimento irrazionale e sciagurato, che rischia di affossare definitivamente la Calabria. La soppressione delle Province va ad aggiungersi alla chiusure di scuole, ospedali, uffici postali, e alla cancellazione di tratte aeree e ferroviarie: tutto ciò a fronte di un continuo aumento di aliquote e contributi e di una disoccupazione galoppante. Al danno si vuole aggiungere la beffa».
Più realista il capogruppo Pd, Sandro Principe, che ricorda come sul provvedimento la questione sia quasi definitivamente chiusa: «I nostri parlamentari potranno incidere poco in commissione: se Monti poi chiederà la fiducia, la nostra deputazione dovrà votare a favore», con tutte le conseguenze per le Province di Vibo e Crotone.
Tra gli interventi, anche quelli del presidente della delegazione italiana al Consiglio d’Europa, Emilio Verrengia, e di Peppino Luberto, presidente del consiglio provinciale di Catanzaro. Per Benedetto Proto, presidente del consiglio provinciale di Crotone, la soppressione delle due Province assesterà «il colpo di grazia occupazionale ed economico a due territori già in ginocchio».
Piuttosto polemico nei confronti di parlamentari e deputazione regionale l’intervento di Antonio Eroi, presidente del consiglio provinciale di Reggio: «Bisogna fare pressioni su quei quattro parlamentari che ci rappresentano per modificare questo decreto. La Regione deve essere il faro, non il fanalino di coda».
Chissà se dopo la mobilitazione di oggi il perentorio appello della politica calabrese verrà accolto dal governo Monti.