Nuove minacce al pm Lombardo
REGGIO CALABRIA Nuove intercettazioni ambientali, captate dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria, testimoniano l`intenzione delle cosche reggine di attentare alla vita del pubblico mini…

REGGIO CALABRIA Nuove intercettazioni ambientali, captate dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria, testimoniano l`intenzione delle cosche reggine di attentare alla vita del pubblico ministero Giuseppe Lombardo, già nelle scorse settimane oggetto di preoccupanti esternazioni da parte di alcuni esponenti del clan Labate.
Una informativa in questo senso sarebbe stata trasmessa appena sabato scorso alla Procura di Catanzaro, mentre altra relazione gli uomini della Squadra mobile l`hanno inviata al prefetto e sarà oggetto di una riunione del Comitato per l`ordine e la sicurezza in programma per martedì.
È forte la preoccupazione tra gli inquirenti, non solo per la esplicita gravità delle minacce intercettate («stavolta lo facciamo saltare per aria») ma anche perché queste arrivano a poche settimane di distanza da altre intercettazioni registrate subito dopo che il pubblico ministero Lombardo aveva concluso, con la richiesta di pene detentive pesantissime, la sua requisitoria nel processo contro i vertici del clan Labate. In particolare, il 16 giugno scorso, Lombardo aveva invocato la condanna del boss latitante, Pietro Labate e di suo Fratello Franco a 28 anni di carcere. Richiesta quasi integralmente accolta dal tribunale che, con la sentenza emessa il 16 luglio scorso, ha infitto ad entrambi 20 anni di reclusione.
Il fatto che quelle intercettazioni siano venute fuori si pensava avrebbe costretto quanti ne erano responsabili a desistere, invece oggi si ha la conferma, con nuove eloquenti intercettazioni, che effettivamente permane un alto rischio che le cosche possano colpire il giovane magistrato reggino.
È da anni che Giuseppe Lombardo, sul cui tavolo sono le carte più scottanti delle inchieste sulle cosche cittadine e sui loro rapporti con il mondo della politica, si ritrova al centro di pressioni e di intimidazioni. Ultimamente, però, dai messaggi espliciti (in passato gli erano state inviate lettere con proiettili e fatti ritrovare falsi ordigni con frasi minacciose contro di lui) si è passati alla diretta captazione delle parole di chi, all`interno della `ndrangheta, contesta ai capi di non aver dato “ancora” l`autorizzazione per colpire il magistrato: «prima ce lo leviamo di mezzo e meglio è».