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Centrale a Saline, monta la protesta

REGGIO CALABRIA La protesta sulla centrale a carbone di Saline Joniche si spacca a metà. Questo pomeriggio il consiglio regionale è stato il teatro di due diverse manifestazioni popolari. Da una part…

Pubblicato il: 23/07/2012 – 16:59
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Centrale a Saline, monta la protesta

REGGIO CALABRIA La protesta sulla centrale a carbone di Saline Joniche si spacca a metà. Questo pomeriggio il consiglio regionale è stato il teatro di due diverse manifestazioni popolari. Da una parte il fronte del “No”, composto da decine di sigle associative e partitiche, decisamente contrario alla costruzione della centrale nello stesso insediamento che già in passato ospitò la Liquichimica (con risultati fallimentari), una fabbrica per la produzione di mangimi animali. Dall’altra il fronte del “Sì”, rappresentato da un cinquantina di militanti in maglietta arancione, convinti che dal nuovo progetto della Sei possano nascere le condizioni per un diverso sviluppo occupazionale della fascia jonica reggina. Gli animi erano piuttosto accesi, anche per questo i manifestanti hanno occupato due diverse zone antistanti Palazzo Campanella. Più numeroso il gruppo di partecipanti che hanno invocato una netta presa di posizione della Regione contro la centrale. Tra i partiti politici presenti, anche Idv, Fli, Sel e Pdci. Forte anche la mobilitazione delle associazioni, tra cui Libera, Legambiente, Aspromonte liberamente, Arci e Nemesis. Tutti uniti contro la centrale e in opposizione alle strategie messe in atto da Sei, la società che dovrebbe avviare il progetto del carbone. «Sei sta facendo disinformazione – ha detto Laura Cirella, segretaria provinciale di Sel -. Il suo obiettivo è di far credere in uno scenario occupazionale che non c’è. Ci batteremo per evitare la costruzione della centrale e affinché la Regione impugni il decreto ministeriale entro il 28 luglio. Facciamo lo stesso invito a tutti i sindaci. Non è più tempo di mistificazioni: Sei sta mettendo in atto una compravendita del consenso». «La centrale a carbone è un suicidio per il territorio – attacca Cristina Riso, coordinatrice provinciale di Legambiente -, un’opera piena di contraddizioni che entra in contrasto con il piano energetico regionale. La Calabria al momento è caratterizzata da una sovrapproduzione di energia. Quanto alla questione occupazionale, i posto di lavoro saranno un centinaio, solo per il primo periodo, perché in seguito la centrale sarà automatizzata». Legambiente e Wwf hanno già annunciato la loro intenzione di fare ricorso contro la decisione del governo, che nello scorso mese di giugno aveva dato il nulla osta per la prosecuzione del progetto attuativo.
«Questa battaglia – spiega l’ex assessore regionale Michelangelo Tripodi – mi ricorda quella contro la centrale a carbone di Gioia Tauro. Anche allora c’erano facinorosi organizzati dalla ‘ndrangheta che ci accusavano di essere contro il  lavoro. Noi continuiamo a dire che il “no” al carbone significa dire “sì” al lavoro, perché in questo modo si lasciano aperte le porte per un altro tipo di sviluppo. Nel 2008 la giunta regionale aveva già espresso la sua contrarietà all’intesa, ma Sei non si è fermata: cercano di scippare il territorio delle sue scelte».
Di tutt’altro avviso i manifestanti a favore del nuovo progetto energetico, che rifiutano categoricamente l’insinuazione secondo la quale qualcuno li avrebbe pagati per protestare. «Non siamo stati foraggiati da nessuno – puntualizza Leandro Fisani, del comitato Trasparenza Motta San Giovanni -. Anche noi vogliamo salute e ambiente. A differenza di altri, però, vogliamo anche il lavoro. Per questo non è il caso di dire no a prescindere».

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