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«No» del Consiglio alla centrale di Saline

REGGIO CALABRIA Scopelliti dice “no”. Eppure quel “no”, a ben guardare, non è proprio un “no”. Qualcuno potrebbe anche considerarlo un “ni”. In realtà, sulla costruzione della centrale a carbone di S…

Pubblicato il: 23/07/2012 – 23:26
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«No» del Consiglio alla centrale di Saline

REGGIO CALABRIA Scopelliti dice “no”. Eppure quel “no”, a ben guardare, non è proprio un “no”. Qualcuno potrebbe anche considerarlo un “ni”. In realtà, sulla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche, il governatore ha assunto una posizione difficile da definire. «Diciamo “no” con una prospettiva», ha affermato nel corso del suo intervento, avvenuto in tarda sera, al consiglio regionale. Una esternazione che non chiarisce affatto quale sarà la posizione a breve termine della giunta regionale e prospetta un percorso alternativo (ancora, appunto, indefinito) di sviluppo che tenga conto della vocazione turistica dell’area in questione. «Il nostro indirizzo non è diverso dal passato», ha cercato di spiegare il governatore, ricordando la sua contrarietà all’opera progettata dalla Sei nell’area della ex Liquichimica. Secondo Scopelliti, oggi serve il superamento delle «vecchie logiche della politica, guardando avanti per dare un contributo alla crescita dei territori. Un “no” detto in maniera secca non è funzionale, pronunciarlo significa incappare nella demagogia». ?A questo punto, Scopelliti si interroga: «Chi governa può limitarsi soltanto a dire no? Quanto tempo si è perso attraverso la politica del rinvio che non produce alcun vantaggio per il territorio? La realtà è che una parte della popolazione è favorevole alla centrale e un’altra è decisamente contraria. L’autorevolezza di un’assemblea che si oppone diventa quindi un atto di arroganza da parte di una classe dirigente che decide di fare una scelta». È a questo punto che Scopelliti ricorda il suo «approccio culturale contrario all’intervento», anche se chi governa «deve trovare delle soluzioni. Da quarant’anni abbiamo un obbrobrio che qualcuno un giorno dovrà spiegarci a cosa serve. Il nostro compito è allora quello di andare contro il semplice “no”. Siamo contrari, ma non perché dobbiamo soddisfare una parte del territorio o gli ambientalisti, ma perché quel territorio non ha bisogno di un investimento del genere, in un territorio vittima della cementificazione». Secondo il presidente della giunta regionale, dalla chiusura della Liquichimica «nessuno ha prodotto uno sforzo per riconvertire un territorio che è stato violato. Oggi invece c’è la capacità di autodeterminazione dei territori, che significa capacità di essere propositivi». Per questo Scopelliti immagina un «concorso internazionale» al fine di individuare un nuovo percorso turistico per la zona, unito all’impegno del consiglio regionale di usare i prossimi fondi comunitari (2014-2020) per investire su una riconversione funzionale del territorio. Infine, il governatore, dopo una serie di dichiarazioni piuttosto sibilline, si è rimesso alle decisioni dell’Aula. «Se lo stabilirà – ha concluso – procederemo con il ricorso, così come è stato più volte richiesto dal territorio. La Calabria non può diventare l’oggetto del desiderio di chi vuole portare avanti questo tipo di soluzioni».
I dubbi sulla reale posizione del governatore sono stati condivisi da quasi tutti gli esponenti dell’opposizione che, dopo un intenso dibattito, sono riusciti a modificare l’ordine del giorno presentato dai capigruppo di maggioranza. Il documento finale, approvato all’unanimità (con l’eccezione di Nicola Adamo), ribadisce il “no” alla centrale da parte del Consiglio e impegna il governatore Scopelliti e la giunta a impugnare il provvedimento del governo davanti a tutte le sedi giurisdizionali. In più, il documento sancisce l’impegno del Consiglio a riservare parte delle risorse dei fondi Fas 2014-2020 per la programmazione di nuovi progetti che rispettino la vocazione turistica dell’area di Saline.
LE REAZIONI ?«Chiariamo prima la vicenda della centrale e poi parliamo di altro». Pasquale Tripodi (Misto) sembra non essere per niente d’accordo con la posizione espressa dal governatore Scopelliti. «Le delibere delle autonomie locali di quell’area hanno votato all’unanimità per il “no”»,  ha ricordato il consigliere ex Udc, secondo cui è inaccettabile che il governo nazionale abbia «dato l’autorizzazione Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr), a fronte di un Piano energetico regionale che non prevede il ricorso al carbone». «Sui rischi alla salute non c’è certezza – ha continuato -, ma nell’incertezza noi ci assumiamo la responsabilità di esporre una popolazione a questi possibili effetti». Poi Tripodi tenta di tracciare la via: «È necessario impugnare questo atto del governo, anche per essere ossequiosi nei confronti del sistema legislativo della nostra regione». ?Per Sandro Principe un dato è comunque evidente, e cioè che «la Calabria è contraria all’utilizzo del carbone. Alla regione spetta perciò il compito di impugnare l’autorizzazione del governo Monti, anche se su questo punto non ho visto chiarezza», ha detto il capogruppo Pd riferendosi al governatore Scopelliti. L’ex sindaco di Rende ha anche esortato la giunta a impugnare il provvedimento davanti alla Corte costituzionale e si è detto favorevole all’ipotesi di destinare le risorse Por 2014-2020 per un progetto di sviluppo in linea con la vocazione turistica del territorio di Saline. Il consigliere Nino De Gaetano ha ricordato come il protocollo di Kyoto stabilisca «che le riserve di carbone devono essere abbattute in maniera sensibile. Tutti i Paesi europei sono contro questo tipo di opera. Le società vengono allora in Calabria, puntando sulla fortissima disoccupazione, tentando la gente e gli amministratori. I consigli comunali hanno però votato all’unanimità contro questa soluzione energetica. In quell’area c’è la necessità di investire sul futuro e su nuove prospettive».
Netta la posizione del consigliere Giuseppe Giordano (Idv), che ha ricordato come la Calabria debba «decidere il proprio futuro senza accettare di essere colonizzata un’altra volta. È necessario  ribadire un “no” politico, che rappresenta un “sì” allo sviluppo turistico». «Ben venga – ha aggiunto – un confronto sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020, cioè una partita del tutto alternativa al carbone».

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