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«Terme, a rischio 700 posti di lavoro»

REGGIO CALABRIA A volte basta un decreto, soltanto uno, per mettere a rischio un’intera economia. Lo spiega il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, che evidenzia i pericoli di un atto firmat…

Pubblicato il: 19/08/2012 – 11:40
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«Terme, a rischio 700 posti di lavoro»

REGGIO CALABRIA A volte basta un decreto, soltanto uno, per mettere a rischio un’intera economia. Lo spiega il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, che evidenzia i pericoli di un atto firmato lo scorso 7 agosto dal governatore Scopelliti, nelle sue vesti di commissario per l’attuazione del Piano di rientro. Il documento ha tagliato del 30% i budget degli stabilimenti termali per il 2012, causandone, secondo l’esponente democratico, chiusura anticipata. Ciò che è peggio, però è che il provvedimento «rischia di provocare una perdita di almeno 700 posti di lavoro diretti e indiretti solo per le Terme Luigiane e il crollo verticale dell’economia dell’intero comprensorio del Tirreno cosentino. Il decreto prevede, infatti, che il budget per le strutture termali calabresi Sateca Spa Terme Luigiane, Terme di Spezzano Albanese, Terme Sibarite Spa, Terme Caronte Spa, Stabilimento Termale Fonti Sant’Elia e Consorzio Termale Antonimina sia considerato al lordo dei ticket e della quota-ricetta». Una decisione che fa precipitare la ricettività di queste strutture e che, secondo Guccione, «è in netto contrasto con il parere espresso per la Regione Abruzzo dai ministeri della Salute e dell’Economia, secondo cui la spesa in convenzione delle spese sanitarie deve essere contabilizzata al netto del ticket».
«Il protrarsi di questa situazione – dice il democrat – rischia di provocare la chiusura anticipata degli stabilimenti termali ed una forte riduzione della durata stagionale, mettendo a rischio la regolare corresponsione dei salari ai dipendenti delle terme. Il paradosso sta proprio qui: anziché incentivare il sistema termale calabrese, che è uno dei pochi settori della sanità a produrre emigrazione attiva (sono tantissimi, infatti,  i cittadini di altre regioni che vengono a curarsi presso gli stabilimenti calabresi producendo per la nostra regione, che è costretta a pagare 247 milioni all’anno per l’acquisto di prestazioni sanitarie in altre regioni, un saldo attivo di oltre un milione e mezzo di euro all’anno), si fa di tutto per penalizzarlo. Solo le Terme Luigiane sono in grado di produrre ad oggi cinquecentomila prestazioni termali all’anno sviluppando  un fatturato di oltre tre milioni di euro e garantendo un’occupazione diretta e indiretta pari ad oltre 700 posti di lavoro. Esse, insieme alle Terme di Spezzano Albanese, Cassano allo Jonio e Cerchiara di Calabria possono diventare uno straordinario strumento per lo sviluppo del turismo, la cura e il benessere e per la valorizzazione del mare, della montagna, dell’ambiente,dei beni culturali e del turismo religioso».
«Non si può dire – aggiunge il Consigliere regionale del Pd – che il termalismo in Calabria è un settore strategico per lo sviluppo turistico della nostra regione, così come si è fatto in consiglio regionale in occasione della recente approvazione della legge sul Termalismo, e poi determinare tetti di spesa “capestro” che, di fatto, anticipano di quattro mesi (dal 31 dicembre al 31 agosto) la chiusura di alcune strutture termali a causa del raggiungimento dei budget». Un altro paradosso calabrese. Questo, però, mette a rischio 700 posti di lavoro.

LARATTA INCONTRA I DIPENDENTI
«La Regione con le sue scelte sciagurate uccide gli stabilimenti termali calabresi. Autentici gioielli del settore turistico-economico calabrese». Lo afferma il deputato del Pd Franco Laratta in una nota in cui si legge che oggi ha incontrato ad Acquappesa alcuni dipendenti delle Terme Luigiane e che nei prossimi giorni farà visita agli altri stabilimenti calabresi. «Mentre ci si aspettava nuovi investimenti a sostegno delle Terme calabresi – ha concluso Laratta – si deve registrare una decisione del tutto negativa di Scopelliti, in grado di danneggiare fortemente l`intero settore. Chiediamo pertanto al presidente di rivedere il suo decreto con assoluta urgenza».

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