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ARRESTO RAPPOCCIO | Troppi silenzi, altrettanti misteri

REGGIO CALABRIA Tre consiglieri regionali in carcere. Mai successo prima in nessun consiglio regionale e questa volta l`ennesimo triste primato non può esser certo addebitato ai “nemici della Calabri…

Pubblicato il: 28/08/2012 – 17:24
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ARRESTO RAPPOCCIO | Troppi silenzi, altrettanti misteri

REGGIO CALABRIA Tre consiglieri regionali in carcere. Mai successo prima in nessun consiglio regionale e questa volta l`ennesimo triste primato non può esser certo addebitato ai “nemici della Calabria”.
Una situazione di gravità inaudita: lo testimonia il fatto che anche Italia dei Valori ha dovuto prenderne atto. Il partito di Antonio Di Pietro, che in Calabria è maestro nel non vedere, non sentire e non parlare, alla fine ha dovuto fare qualcosa ed ha partorito, dieci ore dopo l`arresto, uno striminzito e quasi anonimo (è firmato Idv Calabria) comunicato stampa. Più tardi arriva anche un secondo comunicato, lo firma l`onorevole Ignazio Messina che sta alla Calabria come il sottoscritto alla Nuova Guinea.
Ben più tempestiva e sferzante Angela Napoli: «E` facile dire che le azioni appartengono a chi le compie, ma non è accettabile che si prosegua con costanti attestati di solidarietà, lasciando che ogni intervento giudiziario scivoli via come acqua limpida». E giù ad elencare impietosamente gli incidenti elettorali delle liste sulle quali, è bene ricordarlo, Scopelliti disse di averci messo personalmente mano per evitare inquinamenti e farsi garante «del cambiamento».
Cade dal pero, come al solito, Francesco Talarico. Il suo comunicato (a tratti pare assumere lo stile di un necrologio) è frutto del “copia-incolla” degli analoghi comunicati emessi in occasione dell`arresto dei consiglieri regionali Santi Zappalà e Franco Morelli. Anche per Rappoccio, come per i primi due, il presidente del consiglio regionale non va oltre il balbettare «massima fiducia nella magistratura e auspicio che il consigliere regionale Antonio Rappoccio possa chiarire la sua posizione relativamente ai fatti che gli vengono contestati».
Silenzio assoluto da parte dell`inutile presidente dell`inutile commissione regionale anti-`ndrangheta Magarò. Sempre coerente con il titolo dato alle sue manifestazioni letterarie finanziate con contributi pubblici: “Parole sott`olio”. Ed anche in questa occasione niente “complimenti” da parte del governatore Scopelliti che, in passato, aveva invece accompagnato col plauso ogni operazione della magistratura reggina.
In questo desolante scenario irrompe Aurelio Chizzoniti, a gridare ai politicanti ipocriti che il “Re è nudo” e pone un problema devastante rispetto al quale il consiglio regionale difficilmente potrà “chiamarsi fuori”: chi ha protetto Antonio Rappoccio?
Si domanda Chizzoniti: «Come mai un magistrato in appena due mesi ottiene quei risultati che invece per ben due anni sono sfuggiti ad un pool di esperti investigatori. Un fatto è certo, il provvedimento avocativo sul punto sottolinea apertamente che senza le denunce dell’Avv. Chizzoniti il caso Rappoccio sarebbe stato assorbito dall’oblio. In quest’ottica aggrava ulteriormente la posizione della Procura reggina anche il verbale illustrativo sottoscritto in data 07/04/2011 dal potenziale collaboratore Antonino Lo Giudice che ha apertamente parlato di un congruo sostegno elettorale regionale anche a favore di Rappoccio. Stranamente, però, pur essendo – alla data del 07/04/2011 – il predetto consigliere regionale già indagato proprio per corruzione elettorale il Procuratore Pignatone avalla la frettolosa conclusione delle indagini su Rappoccio ignorando le gravi accuse di appoggio elettorale fornito dalla famiglia Lo Giudice. Fatto estremamente grave ove si pensi che il predetto verbale illustrativo del pentito Lo Giudice è stato immediatamente utilizzato nei confronti di diversi magistrati reggini accusati, fra l’altro, di essere proprietari di imbarcazioni da diporto mai possedute».
La “politica” ne sa qualcosa?

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