Magistrato nel mirino, lo strano furto di Napoli
Un furto in appartamento a Napoli non è di per sé una notizia clamorosa. Eppure quanto avvenuto in una calda notte di fine agosto nella metropoli partenopea, getta una luce inquietante sulla sicurezz…

Un furto in appartamento a Napoli non è di per sé una notizia clamorosa. Eppure quanto avvenuto in una calda notte di fine agosto nella metropoli partenopea, getta una luce inquietante sulla sicurezza dei magistrati impegnati in prima linea in delicate indagini contro la criminalità organizzata. Ignoti, infatti, si sono introdotti nell`abitazione napoletana dove vive la famiglia del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli. Un furto strano. I ladri hanno lasciato gli oggetti d`oro, l`argenteria, i soldi in contanti e si sono impossessati solo e unicamente di due computer. Particolare allarmante, gli inquirenti non hanno rinvenuto segni di scasso. I ladri sarebbero entrati con le chiavi della porta blindata che avrebbero richiuso con quattro mandate una volta terminato il lavoro. Sul fatto indagano i carabinieri, l`ipotesi è che i malviventi cercassero qualcosa in particolare, forse legata all`attività del procuratore. Comunque, secondo quanto si è appreso, nei due pc sottratti non sarebbe contenuto materiale appartenente al magistrato. Non è escluso che possa essersi trattato di un gesto dimostrativo per far crescere la tensione attorno al procuratore aggiunto titolare di scottanti indagini giudiziarie.
Entrato in magistratura nel 1986, Giuseppe Borrelli ha sempre svolto la sua attività in territori caratterizzati da una forte presenza criminale. Dapprima a Napoli dove iniziò mettendo a segno la cattura dei killer del giornalista Giancarlo Siani. Per oltre dieci anni da pubblico ministero è stato il protagonista di una lotta senza quartiere contro i più efferati clan del napoletano, in primis i Nuvoletta. Nel 2010 l`arrivo a Catanzaro come procuratore aggiunto. Sua è la firma in calce ai provvedimenti più importanti effettuati dalla Procura calabrese. Durissimi i colpi inferti alle più potenti cosche del Lametino, delle province di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia. Ha fatto luce su magistrati, agenti segreti, carabinieri e finanzieri che avrebbero partecipato a un`associazione segreta che gestiva relazioni con il potere politico ed economico della Basilicata. Insomma, un magistrato “scomodo” che più volte ha pubblicamente denunciato le gravissime carenze di personale e mezzi dell`ufficio giudiziario catanzarese.