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«Il Piano sanitario? C`è da mettersi le mani nei capelli»

CATANZARO Per Mimma Iannello, segretaria regionale della Cgil Calabria, «mancano meno di 4 mesi al termine del triennio sanitario in regime di Piano di rientro ma della sanità calabrese cambia poco a…

Pubblicato il: 05/09/2012 – 16:42
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«Il Piano sanitario? C`è da mettersi le mani nei capelli»

CATANZARO Per Mimma Iannello, segretaria regionale della Cgil Calabria, «mancano meno di 4 mesi al termine del triennio sanitario in regime di Piano di rientro ma della sanità calabrese cambia poco anzi, peggiora in molte realtà l`accesso ai servizi con cittadini sballottati dentro percorsi di cura che non hanno logica, certezza e tanto meno, appropriatezza. Ma se il Tavolo Massicci riconosce fra mille avvertimenti i primi risultati sul piano del contenimento della spesa (e come non poteva essere diversamente con le forbici usate?), c`è invece da mettersi le mani ai capelli per i rilievi che muove in termini di ritardi e criticità nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza e nell`assetto di quella che dovrebbe essere la nuova sanità disegnata da un Piano di rientro che si sperde tra un decreto e l`altro mentre si allontana da una realtà sanitaria che sollecita ben altri e urgenti bisogni di salute. Il Tavolo Massicci convalida amaramente le preoccupazioni denunciate più volte dalla Cgil che ha invocato a gran voce il cambio di direzione per dare anima ed efficacia alla riforma. Oggi, alla luce dei rilievi ufficiali del ministero, preoccupa ed inquieta: il ridimensionamento della rete ospedaliera con la contrazione dell`offerta dei posti letto (3,2 per mille abitanti) al di sotto degli standard nazionali (3,7 per mille abitanti) con forte penalizzazioni del pubblico e di particolari aree della regione;il mancato avvio dei lavori dei nuovi Ospedali ed il loro mancato raccordo al Piano di rientro in termini di posti letto; la condizione di depauperamento sanitario in cui versano importanti realtà sanitarie spogliate e confuse da tagli e da trasferimenti di funzioni mentre nel frattempo si mantengono intatte le prerogative del privato seppure privi/incerti del possesso dei dovuti requisiti normativi; la mancanza di percorsi di integrazione socio-sanitaria e di presa in carico della non autosufficienza e della disabilità con un arretramento sul 2010 dei pazienti assistiti; l`indeterminatezza dentro cui restano appesi 1.181 posti letto di Adi equivalente; lo spostamento di opzioni di cura verso il privato a cui vanno 3,5 ml di euro aggiuntivi per concorrere all`abbattimento del liste d`attesa; il mancato rispetto dei criteri di accreditamento in fase di sottoscrizione dei contratti per l`acquisto di prestazioni da parte delle Asp; la perdurante situazione della Fondazione Campanella fuori da ogni parametro normativo; le intenzioni, evidentemente manifestate in sede di confronto romano, di spostare le funzioni prerogativa della rete pubblica (Capt, Case della Salute e dei Punti di Primo Intervento) al privato accreditato; gli effetti del turn over, la mancata definizione delle assegnazioni organiche nelle singole realtà e la mancata soluzione delle vertenze sul precariato mentre aumenta l`esternalizzazione di pezzi significanti di servizi pubblici. Partite importanti e delicate che non possono essere consumate ai tavoli romani ma che esigono un confronto concreto, costante e coerente con le parti sociali».

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