Il disastro di Alli, il sistema Gavioli
Una vera e propria associazione per delinquere avrebbe operato nella discarica di Alli. Promotore e organizzatore sarebbe stato il “re della monnezza” Stefano Gavioli. Il sostituto procuratore Carlo…

Una vera e propria associazione per delinquere avrebbe operato nella discarica di Alli. Promotore e organizzatore sarebbe stato il “re della monnezza” Stefano Gavioli. Il sostituto procuratore Carlo Villani, che ha coordinato le indagini della guardia di finanza, ha ricostruito il modus operandi dell`imprenditore veneto. In pratica, Gavioli dopo aver creato società che si aggiudicano appalti pubblici le depaupera cedendo le attività ad altre aziende sempre a lui riconducibili. In questo modo l`impresa originaria diventa una scatola vuota, priva di poste attive e, quindi, insolvente nei confronti sia dei creditori che dell`erario. Le somme erogate dagli enti pubblici, invece, venivano dirottate sulle nuove società «non ancora indebitate e non compromesse». Così sarebbe avvenuto anche a Catanzaro. Gli inquirenti sono partiti dal primo affidamento, nel 1999, della discarica catanzarese alla società Slia spa. Nel contratto era ben specificato, all`articolo 26, che «è assolutamente vietato, sotto pena di immediata risoluzione del contratto e del risarcimento dei danni, la cessione del contratto». Una disposizione rimasta, però, lettera morta. E infatti, ad aprile del 2007 la società Slia cedeva il contratto con la Regione Calabria alla neonata Enerambiente spa. L`ufficio del Commissario si limitava a prendere atto del cambio ed elargiva alla nuova azienda poco meno di 25 milioni di euro. Nel 2010 la storia si ripete. Il gruppo veneto crea la Enertech, società a responsabilità limitata con un capitale sociale di appena 100mila euro e priva dell`autorizzazione integrata ambientale, requisito necessario per operare nel settore dei rifiuti. Ancora una volta l`ufficio del Commissario non batte ciglio e liquida poco più di 6 milioni di euro. Con questo meccanismo i debiti con il fisco restavano sulle spalle delle vecchie società che finivano poi in liquidazione, mentre le nuove continuavano a incassare i denari pubblici. L`imprenditore veneto poteva contare su una rete di collaboratori. Loris Zerbin è considerato «il braccio esecutivo» di Gavioli. «È colui – scrive il pm nella conclusione delle indagini – che tiene i contatti con le amministrazioni pubbliche committenti, adoperandosi in modo che queste accettino il passaggio della gestione del servizio appaltato dalla società originaria a quella nuova». L`altro stretto collaboratore di Gavioli è Giovanni Faggiano che per un periodo ha ricoperto il ruolo di amministratore delle società più importanti del gruppo. Il reato associativo è contestato anche all`avvocato Giancarlo Tonetto colui che, sostiene il sostituto procuratore Villani, predispone «l`architettura giuridica delle nuove società e che consente la perpetrazione dei reati rientranti nel programma delittuoso dell`associazione». Membri attivi sarebbero stati anche il commercialista Paolo Bellamio e il revisore dei conti Enrico Prandin. Nel capoluogo calabrese il gruppo veneto non avrebbe solo truffato il fisco. Tra i capi di imputazione spicca quello di disastro ambientale. Stando a quanto accertato dai carabinieri del Noe dalla discarica di Alli sarebbero state immessi «nelle acque superficiali o sotterranee del fiume Alli e successivamente nel mar Jonio rifiuti liquidi costituiti da percolato di discarica». Inoltre, si legge nell`avviso di conclusione delle indagini, avrebbero violato le norme relative «allo stoccaggio di rifiuti, costituiti dalle balle di plastica e di alluminio, effettuato in aree non previste» e in relazione allo smaltimento in discarica di pneumatici fuori uso. In un caso, il 4 giugno del 2011, si è anche verificato «l`incendio di rifiuti ingombranti e di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, illecitamente stoccate nel piazzale dell`impianto».