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Tempo scaduto per il Pd calabrese

Se non fossero cose tremendamente serie per le quali ne va di mezzo il futuro del Paese (primarie), la Calabria e la vita democratica di un partito (congressi), verrebbe da ridere nel leggere le cose…

Pubblicato il: 17/09/2012 – 13:46
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Tempo scaduto  per il Pd calabrese

Se non fossero cose tremendamente serie per le quali ne va di mezzo il futuro del Paese (primarie), la Calabria e la vita democratica di un partito (congressi), verrebbe da ridere nel leggere le cose scritte a luglio dalla commissione regionale per il congresso e dal commissario, sui congressi di circolo da tenersi entro il 16 settembre, data “perentoria ed inderogabile”, ed il risultato dei congressi tenuti. Dai dati che si rilevano dal sito del Pd Calabria, risulta che a ieri si sono celebrati 82 congressi di circolo su circa 400 e cosa ancora più preoccupante è che in nessuna città capoluogo, dove esistono più circoli, nessuno di questi ha neanche pensato di convocare il congresso.  Siamo al fallimento totale della strategia del commissario che prima aveva sbandierato la celebrazione del congresso regionale per il 24 giugno, cancellato qualche giorno prima perché non c’erano le condizioni unitarie, e poi aveva “deciso” che i congressi di circolo dovevano tenersi entro il 16 settembre, data utile per verificare la possibilità della celebrazione dei congressi provinciali e regionale, prima delle primarie di novembre. Adesso D’Attorre, per mantenere il suo piglio decisionista, dovrebbe commissariare tutti i circoli che non hanno tenuto il congresso e  non convalidare quei congressi tenuti senza nessuna  delle regole che Lui aveva scritto nel regolamento per i congressi  e in quello delle commissioni provinciali per il congresso. Non penso che bisogna essere indovini per capire che ormai i congressi provinciali e quello regionale non saranno celebrati, prima delle elezioni politiche, per una ragione fondamentale. D’Attorre ed il suo mentore nazionale vogliono gestire le candidature di camera e senato e forse anche quelle  regionali, sia che si tratti di convocare primarie per la scelta dei candidati sia se si dovesse decidere che in base alla nuova legge elettorale le primarie non servono più.  Verrebbe da dire che in questi mesi di permanenza del commissario le cose si sono ancora di più aggravate, visto che anche il gruppo regionale, fino a  ieri riferimento del commissario, decide una diversa strategia nella gestione del rinnovo dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale. Dov’è finito il decisionismo con il quale D’Attorre ha inteso il suo ruolo di commissario? Come si può ancora pensare che il Pd calabrese possa essere governato con gli stessi uomini e gli stessi metodi che lo hanno portato a subire due anni di commissariamento? Pensa davvero D’Attorre che basta una mozione Calabria ed un convegno sul Mezzogiorno per dire di aver messo in piedi un partito? Queste iniziative, nelle quali il corpo del partito non è stato minimamente coinvolto, quale migliore occasione della celebrazione dei congressi di circolo, hanno lo scopo per qualcuno di autoproporsi, per altri poter entrare nelle deroghe sui  tre mandati. Stia attento D’Attorre a non buttare nelle braccia dei concorrenti di Bersani, pezzi consistenti di quei calabresi che alle primarie per il segretario nazionale gli avevano dato oltre il 78%.

* Già componente del comitato cittadino del Pd di Catanzaro

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