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Ucciso e gettato nel Tevere, assolti l`ex moglie e l`amante

Erano stati definiti la “coppia diabolica”, ma oggi il tribunale di Roma li ha assolti dell`accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione nel processo per la morte dell`imprenditore ca…

Pubblicato il: 23/10/2012 – 18:40
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Ucciso e gettato nel Tevere, assolti l`ex moglie e l`amante

Erano stati definiti la “coppia diabolica”, ma oggi il tribunale di Roma li ha assolti dell`accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione nel processo per la morte dell`imprenditore catanzarese Domenico Bruno. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna all`ergastolo per la moglie della vittima Luciana Cristallo, e per il suo presunto complice Fabrizio Rubini. La Corte d`assise della Capitale, però, ha accolto le richieste dei difensori dei due imputati, l`avvocato Giansi e l`avvocato Sabatelli, assolvendo Rubini «per non aver commesso il fatto», e la Cristallo perché ritenuta non punibile per via della scriminante della legittima difesa. La condanna era stata chiesta anche dai legali di parte civile Nunzio Raimondi, Aldo Costa e Maurizio Arabia, che rappresentano la madre della vittima, Santa Marinaro, nonché la curatrice dei due figli minorenni di Bruno e della Cristallo. «Credo nella giustizia anche quando un giudice mi dà torto – ha commentato per parte sua l`avvocato Raimondi – perché anche i giudici possono sbagliare, come chiunque di noi del resto, e proprio per questo esiste l`appello, ossia la certezza di un nuovo giudizio di merito sullo stesso fatto. E questo vale, e deve valere, per tutti, accusa e difesa: peccato però che l`opinione comune non riesca ad accettare fino in fondo questo principio di civiltà e, di fronte a questi casi, deduca semplicisticamente che non c`è giustizia oppure esulti per una giustizia non ancora compiuta». Era la sera del 27 gennaio 2004 quando Bruno scomparve dalla sua abitazione romana, venendo ritrovato cadavere solo un mese dopo, su una spiaggia di Ostia – il cadavere, avvolto in un tappeto, era stato gettato nel Tevere –, dove il mare restituì il suo corpo trafitto da numerose coltellate.

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