Ammanco alla Provincia di Vibo, due fermi per peculato
VIBO VALENTIA In tempi di vacche sempre più magre per le Province, avrebbero sottratto alle casse pubbliche oltre un milione di euro. Nella mattinata di oggi i finanzieri del nucleo di Polizia tribut…

VIBO VALENTIA In tempi di vacche sempre più magre per le Province, avrebbero sottratto alle casse pubbliche oltre un milione di euro. Nella mattinata di oggi i finanzieri del nucleo di Polizia tributaria hanno dato esecuzione a un decreto di fermo, emesso dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, nei confronti di Mirella Currò (40 anni), dipendente della Provincia, e del marito Baldassarre Bruzzano (44 anni), per il reato di peculato in concorso.
L’attività investigativa dell`operazione denominata “Odor lucri” – era iniziata il 13 settembre, a seguito della constatazione di un ammanco sui fondi pubblici da parte dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, fatto immediatamente denunciato alle autorità competenti.
La complessa attività d’indagine ha permesso alle fiamme gialle di appurare che i fermati, attraverso vari artifici, si sono indebitamente appropriati di un milione e 300mila euro circa.
La Currò, dipendente dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, in concorso con altri 3 indagati, nel periodo da agosto 2009 a novembre 2011 ha emesso numerosi mandati di pagamento per false prestazioni di servizio a nome di propri congiunti, inducendo in errore la propria amministrazione di appartenenza che, in più riprese, liquidava somme per un valore totale di circa 1,3 milioni di euro.
L`autorità giudiziaria, avendo fondato motivo di ritenere che vi sia in atto un’attività diretta a occultare i proventi dell’attività illecita nonché pericolo di fuga, concordando pienamente con l’assunto investigativo dei militari della guardia di finanza, ha emesso misure cautelari di tipo personale nei confronti di due degli indagati e disposto perquisizioni e sequestri di documentazione anche presso gli uffici dell’ente pubblico.
L’attività ispettiva finora ha permesso di individuare la tecnica utilizzata dagli indagati per appropriarsi delle provvidenze pubbliche, mentre per riscontri più capillari e approfonditi è stata richiesta la collaborazione del nucleo speciale di Polizia valutaria del gruppo di Reggio Calabria.