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Scalzo in campo: «Alle primarie sostengo Bersani»

CATANZARO Di lui si erano perse le tracce da qualche settimana. Era finito fuori dai radar (se si esclude una breve apparizione a Lamezia durante la convention sul Mezzogiorno promossa dal Pd) della…

Pubblicato il: 01/11/2012 – 14:45
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Scalzo in campo: «Alle primarie sostengo Bersani»

CATANZARO Di lui si erano perse le tracce da qualche settimana. Era finito fuori dai radar (se si esclude una breve apparizione a Lamezia durante la convention sul Mezzogiorno promossa dal Pd) della politica calabrese proprio in una fase delicatissima, che ha avuto il suo culmine nello scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria. Ma ora che la campagna elettorale per le primarie del centrosinistra entra nel vivo, Salvatore Scalzo (leader del centrosinistra a Catanzaro) vuole tornare a giocare un ruolo di primo piano nel Partito democratico calabrese.
Scalzo, come valuta la situazione di questa regione? «Viviamo in piena emergenza. La politica e la Calabria vivono separate. Il “modello Reggio”, con cui si è  affermata la leadership di centrodestra alla Regione e che a Catanzaro ha sostenuto Abramo, è stato affossato dal governo con lo  scioglimento dell’amministrazione comunale di Reggio per una commistione tra mafia, affari e cattiva politica. L’inefficienza  della Regione si coglie nell’assenza di proposte per fronteggiare i problemi e finisce, come nel caso delle  Province, per fomentare guerre tra poveri, anziché unire la Calabria su strategie di sviluppo. C’è una crisi della politica che, priva di idee forti e di spirito di servizio, non trovando sintesi positive, sceglie di non decidere».  
Anche lei, come il commissario del suo partito D’Attorre, si augura le dimissioni del presidente Scopelliti?
«Spiace che una città come Reggio Calabria sia offesa da un provvedimento traumatico, ma è evidente che essendo stato quel modello trasferito – pratiche  e uomini – in Regione, ciò pone interrogativi inquietanti sulla presentabilità dell’attuale governatore. E lui dovrebbe prenderne atto. Anche se  il crollo di Scopelliti è prima di tutto politico. Il fallimento di questa esperienza di governo, si riscontra nell’incapacità di risolvere i problemi dei calabresi. Se guardiamo alla sanità,  al turismo, ai trasporti, la Regione appare  più un ostacolo che la soluzione. Da parte del centrosinistra  sembra che si attenda il botto che porrà fine alla legislatura. Quando si dovrebbe, invece, elaborare una proposta di governo alternativa per lo sviluppo e per il lavoro, dialogando con il governo, con il sistema imprenditoriale e sociale. Presentando volti  nuovi e pensando più al ruolo della Calabria in Europa che alle diatribe tra campanili».
Secondo lei quali sono le priorità di cui occuparsi?
«È necessario dotare la Calabria e il Sud dei servizi pubblici  necessari per l’attivazione degli investimenti: infrastrutture, condizioni di legalità, scuole e servizi. Occorre un piano straordinario per le start-up (fiscalità di vantaggio nel Meridione) e utilizzare efficacemente l’alto tasso di imprenditorialità tra la popolazione giovanile calabrese emerso dal dato Unioncamere 2012. Il nostro è un Paese in ritardo di trent’anni, e il Sud è l’area che soffre di più. I giovani emigrano, vanno via i talenti, l’economia langue e i migliori imprenditori non hanno chance. Il Rapporto Svimez ha dipinto la Calabria a tinte fosche. La nostra è una regione maciullata da una spesa pubblica improduttiva e dalla contiguità col malaffare di parte della sua classe dirigente. La Calabria è diventata una terra senza futuro che, però, ha al suo interno la mafia più pervasiva. Abbiamo avuto un regionalismo ultra quarantennale sprecone, che ha dilapidato ingenti risorse pubbliche, le quali, anziché creare ricchezza generale, sono state impiegate a beneficio di pochi eletti e favorito carriere politiche immeritate. Serve una riforma strutturale  della Regione alla luce anche degli sprechi  che sono venuti fuori. Tra il federalismo spinto della Lega e il regionalismo che abbiamo sperimentato, occorre trovare una via di mezzo che salvaguardi i poteri locali,  introducendo efficaci meccanismi di controllo della spesa e di garanzia rispetto al raggiungimento di standard minimi di qualità dei servizi in tutto il Paese».
Capitolo primarie: chi preferisce tra Bersani e Renzi?
«Le primarie sono oro per la politica italiana. Bersani e Renzi  sono due importanti espressioni del riformismo che si sono assunti l’onere di  ridare speranza agli italiani dopo il  disastroso ventennio berlusconiano. Le primarie sono una risposta importante all’antipolitica di cui comprendo molte ragioni, ma se vogliamo che la  protesta diventi energia propositiva dobbiamo dare forza al Pd e, nel Pd, forza e spessore ad una nuova classe dirigente del Mezzogiorno. C’è l’urgenza di discutere di Mezzogiorno in termini moderni. E Bersani, sia a Napoli che a  Lamezia, ha dato rilevanza ad un nuovo progetto e ad una nuova classe dirigente per l’Italia del Sud».
Pare di capire che il suo voto andrà all’attuale segretario. Eppure Giorgio Gori, uno dei più fidati collaboratori del sindaco di Firenze, è stato uno dei suoi sponsor durante la campagna elettorale di Catanzaro…
«La carica innovativa di Matteo Renzi è ammirevole e quella di Gori è stata una professionalità preziosa e non è un caso se alcuni suggerimenti, che lui ci aveva fornito, rappresentano alcune idee usate dal governo per rilanciare l’occupazione. Ma sono per Bersani rispetto alla sua proposta di politica del lavoro, dell’eguaglianza e della redistribuzione della ricchezza per la nuova Italia. Condivido di Bersani la concezione di società e politica che sottende la forza di un collettivo sobrio ed organizzato, in antitesi ad ogni forma d’individualismo che scivola nel culto dell’uomo forte ed in antitesi  alla tentazione che l’immagine sostituisca l’elaborazione e l’approfondimento. Bersani ha inoltre dimostrato di sapere riportare la Calabria nell’agenda nazionale e di voler innescare concretamente  processi di rinnovamento, a Catanzaro come a Reggio Calabria. In occasione delle primarie, Bersani certamente verrà a Catanzaro, dove siamo riusciti a costruire, negli ultimi due anni, un importante  laboratorio d’idee, di legalità ed innovazione».    
Non si sente a disagio, votando Bersani, a stare dalla parte di tanti politici di vecchio corso?
«Anzitutto, io voglio continuare ad offrire un contributo forte e determinato al progetto per il rinnovamento del Pd in Calabria che la segreteria nazionale ed il commissario Alfredo D’Attorre hanno in mente. Non amo le divisioni astratte e credo al rinnovamento incentrato sui contenuti.  Indipendentemente dalle primarie, sono del parere che i giovani e le grandi energie di cui disponiamo, debbano fare rete, all’interno del Pd, e lavorare, con libertà e coraggio,  per un progetto che metta al centro di un nuovo impegno per la  Calabria, le competenze, la nostra dignità, il servizio, le idee ed il bene comune. E bisogna partire subito».

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