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PALAZZO INFETTO | Il Comune ricorre al Tar

Il ricorso contro lo scioglimento del Comune di Reggio si farà. L’annuncio è stato dato oggi dallo stato maggiore del Pdl calabrese. Una parte dei parlamentari azzurri si è stretta questa mattina att…

Pubblicato il: 05/11/2012 – 13:14
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PALAZZO INFETTO | Il Comune ricorre al Tar

Il ricorso contro lo scioglimento del Comune di Reggio si farà. L’annuncio è stato dato oggi dallo stato maggiore del Pdl calabrese. Una parte dei parlamentari azzurri si è stretta questa mattina attorno all’ex sindaco Demetrio Arena che, dopo le iniziali titubanze, ha deciso di opporsi al decreto del governo davanti al tribunale amministrativo. Ad annunciare la decisione ai giornalisti presenti alla conferenza stampa sono stati, in rappresentanza della deputazione calabrese, Vincenzo Speziali, Michele Traversa, Lella Golfo, Tonino Gentile e Jole Santelli. Mancavano all’appello Dima, Bianchi, Foti, Galati, Caligiuri, Valentino e Nitto Palma.? L’offensiva contro la decisione del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, sotto lo sguardo compiaciuto del governatore Scopelliti, seduto tra gli ospiti dell’incontro, è stata aperta da Gentile e Santelli. In particolare, Gentile ha puntato il dito contro un provvedimento che presenta «elementi di iniquità e illegittimità».
Per il parlamentare pidiellino alla base dello scioglimento ci sarebbero intenzioni «giacobine», un «accanimento ingiustificato, dovuto a fini politici». Per questo Gentile, seguito a ruota dai colleghi, annuncia l’intenzione di presentare una lunga serie di interpellanze al governo, su Reggio ma anche per «denunciare negligenze e connivenze di qualsiasi altra amministrazione».? I colonnelli del Pdl sono infatti convinti che in Calabria viga la regola del “due pesi e due misure”, laddove altre realtà nelle medesime condizioni di Palazzo San Giorgio non sono state nemmeno sfiorate dall’intervento deciso dello Stato. «In altre parti della regione c’è stata una compiacenza benevola – ha detto Gentile -, a Reggio invece abbiamo registrato la presenza di maestri d’ascia che “dovevano” soltanto demolire».
Da queste premesse, il ricorso al Tar sembra una via obbligata: «Vogliamo far valere le nostre ragioni, contro un accanimento verso una parte politica e un certo modo strabico di guardare a queste vicende».? Ragionamenti seguiti alla lettera anche dalla pasionaria azzurra Jole Santelli, che durante il suo intervento si è lasciata andare a una lunga serie di recriminazioni e accuse, sottolineando con foga le presunte criticità e gli sbagli della relazione commissariale sulla quale si è basato il decreto di scioglimento. La parlamentare cosentina, nel dettaglio, ha tirato in ballo anche le amministrazioni precedenti a quelle scopellitiane, facendo particolare riferimento al sindaco della “primavera reggina” Italo Falcomatà, raggiunto «da una trentina di avvisi di garanzia» e la cui amministrazione era già stata al centro di «atti giudiziari che dimostravano certi legami e collegamenti».
Un punto di partenza, questo, che serve a Santelli per spiegare l’arbitrarietà della scelta del governo Monti, colpevole di aver fatto «un grande favore alla criminalità organizzata». Il motivo è presto spiegato: la divisione, la distruzione della compattezza politica in città, lo scioglimento di un progetto di sviluppo per Reggio e – perché no? – dell’intera Calabria. ?«Il quadro in cui si muove la relazione è nebuloso, fortemente indiziario», ha aggiunto Santelli, che ha sottolineato gli «errori clamorosi» del lavoro della commissione d’accesso.
Strafalcioni che la parlamentare passa in rassegna, facendo bella mostra di carte e documenti (non senza qualche perplessità nel ricordare alcuni nomi e vicende). Un esempio? «Il fatto che sia stata citata una cooperativa di tipo B per il recupero di tossicodipendenti», o l’incontro (ininfluente secondo la parlamentare) tra il sottosegretario regionale Alberto Sarra e Antonio Eroi, vigile urbano del Comune e attuale presidente del consiglio provinciale di Reggio.?«L’onore delle persone – ha spiegato – deve essere preservato». Di più: «Il ministro Cancellieri deve chiedere scusa ai cittadini ingiustamente citati nella relazione».?
Sbagli su sbagli. Santelli è un fiume in piena: «È stato citato l’episodio del bene confiscato ancora occupato dai familiari di un boss, peccato però che la parte dell’immobile in questione non sia di proprietà del Comune, ma di quella signora (Maria Consiglia Latella, sorella del capomafia Saverio, ndr)». Non è finita. Santelli si chiede ancora: «Perché se alcune imprese erano in odore di mafia ci lavorava anche la Prefettura?», e poi «perché un giornale nazionale ha potuto annunciare lo scioglimento ancor prima del suo annuncio ufficiale?».
Interrogativi spinosi e densi di sospetti.? Non si spiega altrimenti, secondo Santelli, l’assenza di alcuni nomi “scottanti”. Come quello di Massimo Canale, ex candidato alla guida del Comune nel 2011 ma soprattutto «titolare al 50% della società Cemer Italia, che controlla una parte della Gn Costruzioni, sequestrata per mafia nell’ambito dell’operazione “Arca”». Come mai – continua la parlamentare – «non è stato segnalato il nome di Giuseppe Falcomatà, perché non viene ricordato che ha una sorella il cui marito (Demetrio Naccari Carlizzi, ndr) è stato raggiunto da un avviso di garanzia per abuso d’ufficio?».? I dubbi non risparmiano nessuno. Nemmeno i ministri. Ecco allora che Santelli risponde al richiamo irresistibile della dietrologia: «Forse il ministro Cancellieri ha saputo prima dell’operazione contro la Leonia (società municipalizzata in mano alla cosca Fontana, ndr) e per evitare le sue possibili dimissioni ha deciso di agire immediatamente, malgrado fino al giorno prima le notizie sul Comune di Reggio fossero tranquillizzanti».
«Con queste carte – è la conclusione – si potrebbero sciogliere tutti i Comuni da Napoli in giù. Perché è accaduto solo a Reggio?». Già, come mai proprio a Reggio? Chissà: i complotti, le trame. Chissà.?
In questo fuoco di fila, l’unico moderato è l’ex sindaco di Reggio, Demetrio Arena. Che, dopo aver annunciato il ricorso, rimarca i limiti di una legge dello Stato «che andrebbe rivista: non possiamo accettare l’equazione “c’è la ‘ndrangheta sciogliamo il Comune”».
?Intanto il governatore, da semplice spettatore, osserva lo spiegamento massiccio di forze e annuisce col capo. Poi va via. Soddisfatto, certo.

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