«Calabria spolpata dalla peggiore classe politica»
REGGIO CALABRIA Ci sono anche stoccate alla politica calabrese nell`intervento del leader di Sel, Nichi Vendola, venuto a Reggio Calabria per le primarie del centrosinistra. Un vero e proprio comizio…

REGGIO CALABRIA Ci sono anche stoccate alla politica calabrese nell`intervento del leader di Sel, Nichi Vendola, venuto a Reggio Calabria per le primarie del centrosinistra. Un vero e proprio comizio per lo più dedicato ai temi generali. Davanti a una piazza Camagna strapiena di gente per ascoltare il segretario di Sinistra e libertà, però, non è mancato il riferimento a una città piegata e che, appena un mese fa, ha visto l`amministrazione comunale sciolta per contiguità mafiosa.
«Quando ho saputo dello scioglimento – ha affermato Vendola –, mi è venuto in mente un grande uomo che un giorno mi ha chiamato per dirmi che non ce l`avrebbe fatta, che la malattia non gli consentiva di portare a termine il suo lavoro. Quell`uomo era Italo Falcomatà».
Vendola risponde a chi, oggi, critica il provvedimento del ministro Cancellieri e lo considera un`onta che ha colpito la città e non la cura per un`amministrazione infiltrata dalle cosche: «Spero che ci si scandalizzi della mafia e non dell`antimafia – ha aggiunto il candidato alle primarie .– Spero che non si scambino gli effetti con la causa. Quello che ferisce Reggio Calabria non è lo scioglimento del consiglio comunale ma è la `ndrangheta che è entrata in ogni ganglio fondamentale della vita della pubblica amministrazione. Penso che bisogna avere il coraggio di rompere il muro di omertà. La `ndrangheta è ancora oggi un impedimento allo sviluppo di questa terra e, purtroppo, di tanta parte dell`Italia. La Calabria è la parte del sud più spolpata viva dalle peggiori classi dirigenti che abbiamo mai avuto».
E ancora: «Una classe dirigente che è incapace e che da scandali. Non siamo tutti uguali. In Puglia abbiamo dimostrato che si può governare e si possono dare risposte».
Il leader di Sel è intervenuto anche sulla polemica relativa alla costruzione del ponte sullo Stretto: «Qualche anno fa, i sindaci di Reggio e Messina, Scopelliti e Buzzanca mi hanno querelato perché dissi la frase che il ponte avrebbe unito non due coste ma due cosche. Quella querela la conservo come una medaglia. Volevo dire che il ponte è un affare per le cosche attive nel settore del movimento terra. Il ponte non si farà mai, ma si faranno le opere di sbancamento che devasteranno le due coste».
Vendola ha, inoltre, parlato di scuola, sanità e lavoro, temi che, in Calabria, assumono connotati drammatici: «È stato devastato il mercato del lavoro ed è stata uccisa la sanità è pubblica. Il berlusconismo non è un problema della destra ma di tutta la società italiana. Resta un mistero la presenza della Gelmini al ministero dell`Istruzione, che una volta era pubblica. Lele Mora, Fabrizio Corona, la Santanché, la Minetti hanno preso il posto degli insegnanti. La scuola non serve più a formare persone, ma clienti per il mercato. Vorrei, innanzitutto che un bambino a scuola abbia i voti non i debiti e i crediti. È possibile spendere miliardi di euro per comprare i cacciabombardieri e non per l`edilizia scolastica. Questo è il ciclo del cemento che ha inquinato il nostro sistema in cui le mafie sono i principali operatori urbanistici del territorio».
E per quanto riguarda la sanità: «Bisogna liberarci dell`idea dell`ospedale sotto casa? Sono d`accordo se sotto casa troviamo qualcosa, poliambulatori o consultori, non se non c`è nulla».
«L`Italia – ha sottolineato – sta sprofondando in una recessione senza fine e non trova risposta soprattutto da parte del governo Monti. Credo che a questo governo possa ascriversi la mancata occasione di licenziare una vera norma anticorruzione e non quella legge mascherina votata in Parlamento. Così anche mi sarei aspettato un forte intervento del governo sulla legge per il falso in bilancio e i conflitti di interesse».
Modernità, libertà e bellezza. Sono queste, secondo Vendola, le tre parole chiave per il futuro dell`Italia: «Voglio uno Stato che si occupa di più della collettività e di meno degli individui».