COSENZA Il mercato dei lavori pubblici in Calabria vale il 2,5% del Pil. È uno dei dati evidenziati nel rapporto della Bcc Mediocrati sull`economia locale. «La domanda pubblica di lavori, beni e servizi, – si legge – in qualità di componente autonoma della domanda aggregata, ricopre un ruolo importante come strumento di politica fiscale per la stabilizzazione del ciclo economico, tanto maggiore in un momento fortemente negativo come quella vissuto dall`economia italiana negli anni recenti. Secondo i dati dell`Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi eforniture, nel 2011, in Italia, la Pubblica amministrazione centrale e locale (Comuni, Province, Regioni, ecc), ha attivato procedure per l`affidamento di contratti di lavori, servizi e forniture per un importo complessivo pari a circa 106 miliardi di euro, che andrà a generare un giro di affari che sfiora circa il 6% del Pil, e rappresentando di fatto un importante mercato per migliaia di aziende. In Calabria – si fa rilevare – sempre nello stesso anno di riferimento, sono state attivate complessivamente 3.026 procedure per contratti di lavori,servizi e forniture per un importo di circa 1,5 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL regionale».
«In Calabria, al contrario di quanto avviene a livello nazionale, – sin si evidenzia nel rapporto – l`affidamento dei contratti di lavori rappresenta la quota maggiore sia in termini di numero, 1.347 pari al 44,5% del totale, che in valore dell`importo posto a gara, 838 milioni di euro pari al 56,5% del totale, rappresentando di fatto un ottimo mercato per le aziende edili calabresi, tenuto conto chele procedure attivate per i lavori pubblici da soli rappresentano il 2,5% del pil calabrese. Difatti, esaminando i dati emersi dalla nostra indagine, si nota che ben il 46,1Þlle aziende ha partecipato negli ultimi anni a gare bandite dalla P.a. per la realizzazione di lavori/opere pubbliche,contro la restante parte, ossia il 53,9% che non ha mai partecipato negli ultimi anni ad alcuna gara bandita dalle diverse amministrazioni. In generale, dalle risposte fornite dal campione, – continua il rapporto – emerge che il Comune risulta essere il principale ente di riferimento a cui le aziende forniscono o hanno fornito i propri prodotti/servizi,con il 91,5% delle risposte, a seguire troviamo la Provincia con il 66% e la Regione con il 46,8%. Infine con il 6,4% delle preferenze troviamo gli altri enti pubblici».
COSENTINO IN AFFANNO
«Persiste, in provincia di Cosenza, una congiuntura economica negativa, contraddistinta da un clima di sofferenza. Tutti gli indicatori esaminati, segnalano ancora una volta, condizioni di rilevanti difficoltà per gli imprenditori». Così fotografa lo stato di salute dell`economia bruzia il rapporto Bcc Mediocrati – Demoskopika. «Ad aggravare l`andamento recessivo il settore edile: una impresa su due – si legge – denuncia una riduzione dei volumi di vendita e del proprio numero di addetti, mentre dal lato della domanda circa otto su dieci evidenziano una flessione delle richieste di nuove abitazioni da parte delle famiglie. L`inaccettabile ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, inoltre, peggiora il quadro congiunturale: occorrono in media oltre 180 giorni alle imprese per vedersi liquidare le fatture. L`”Indice di fiducia Demoskopika” degli operatori economici, con valore 53,2, tocca il suo minimo storico dal 2007».
LE IMPRESSIONI DELLE IMPRESE
Nel 2011 con un trend negativo, analogo a quello dell`anno precedente, 2 imprenditori su 3 (67%) denunciano un calo del fatturato registrando un saldo pari a -59,3% a fronte dello stesso valore del 2010 (-60,3%). Anche per gli ordinativi e perla domanda di beni e servizi, oltre il 60% segnala una flessione con un saldo negativo pari a -55,1% a fronte del -47,7% del periodo precedente, mentre sul fronte dell`occupazione la tendenza prevalente è di una stabilità congiunturale (62,6%) ma comunque con saldo in area negativa che oltretutto registra un peggioramento passando da -24,5% a-31,8%. Sul fronte gestionale, le dinamiche di breve periodo relative ai costi di produzione (molto probabilmente spinte da un aumento del livello dei prezzi) evidenziano un deciso rialzo, con saldo che da +10,7% si attesta al +55,4%; allo stesso modo i costi legati alla gestione del personale che da un saldo negativo, pari a -8,1%, passano ad uno positivo del+10,8%. Riguardo al livello dei prezzi, nel 2011 la flessione registrata nel 2010 (saldo pari a -20,6%) va attenuandosi, ma il saldo resta comunque in area negativa (-6%) per cui risulta maggiore la percentuale di imprenditori che ravvisano una flessione (30,2%) rispetto a quanti invece ne dichiarano un aumento (24,2%). Anche per l`anno osservato, dunque, è molto probabile che le imprese abbiano continuato a perseguire la logica della riduzione dei prezzi di vendita, nonostante l`incremento rilevante dei costi di produzione, per intercettare una domanda debole (di beni e servizi) fiaccata dalla grave crisi economica. Nel 2011, dopo l`incremento registratosi nel 2010, la curva della propensione agli investimenti subisce una flessione di 7 punti percentuali, per cui la quota di imprenditori che dichiara di aver fatto investimenti si attesta al 15,5% contro il 22,5% dell`anno precedente. Con riferimento al lungo periodo, la tendenza resta negativa, considerando che nel 2004 avevano effettuato investimenti oltre un terzo degli imprenditori intervistati(34,0%).
RADIOGRAFIA DELL`EDILIZIA: CROLLO DEL FATTURATO
Il settore edile ha attraversato una fase di forte contrazione degli indicatori congiunturali, principalmente per ciò che riguarda il portafoglio ordini e il fatturato: ben il 57% segnala una riduzione degli ordinativi, appena il 6% un aumento e il 37% condizioni di stabilità, evidenziando cosi un saldo negativo del -51%. Il crollo della domanda non poteva che avere forti ripercussioni sul volume di affari, in questo caso, sono oltre il 60% delle imprese a denunciarne una contrazione e appena una su 10 (10,9%) un incremento, determinando un saldo negativo pari al -50,5%. Tale situazione negativa è stata ulteriormente aggravata da un trend crescente dei costi di produzione che hanno subito un aumento nel corso dell`anno (61,8% delle aziende) facendo registrare un saldo positivo, pari a +55,6%, non attenuato da un`equivalente aumento del livello dei prezzi di vendita, che anzi registrano un saldo negativo di -15,9%, il che significa che siamo in presenza di una rilevante quota di imprese, oltre un terzo, che propende per una riduzione che supera abbondantemente quella che invece segnala degli aumenti (17,8%). I giudizi delle imprese di costruzioni sull`evoluzione della domanda di nuove abitazioni rispetto allo scorso anno vedono una forte e generalizzata prevalenza di apprezzamenti negativi. Secondo le considerazioni espresse dagli intervistati rispetto allo scorso anno, la domanda della famiglie per l`acquisto di nuove abitazioni di proprietà ha subito un netto declino: il 70,9% delle imprese lamenta una rilevante diminuzione, il 24,4% la giudica ai livelli dello scorso anno mentre solo il 4,7% ne rileva un aumento. Risultano, altresì, negativi anche i giudizi relativi all`andamento della domanda abitativa per uso investimento da parte delle famiglie, con un saldo pari a -67,9% alla domanda di nuove abitazioni da parte delle imprese e istituzioni private (saldo -62,7%) e infine alla domanda delle amministrazioni pubbliche (saldo -59,5%). Anche i giudizi sull`evoluzione della domanda di riqualificazione del patrimonio immobiliare abitativo risultano prevalentemente negativi anche se in misura minore rispetto ai giudizi sulle nuove abitazioni. Ancor più pessimistiche le stime che l`Ance propone per il 2012 sull`evoluzione della domanda di opere pubbliche da parte della P.A. Gli investimenti infatti ammonteranno a 24.876 milioni di euro, con una flessione in valore pari -6,2% rispetto al 2011 e, più significativa, a -14,3% rispetto al 2010, e in termini reali pari a -8% rispetto allo s
corso anno e a -17,7% rispetto al 2010. I dati sottoesposti evidenziano una convergenza di opinione quasi unanime nel ritenere che non ci sia alcun aumento della domanda di opere pubbliche non residenziali da parte degli enti locali.
LE VALUTAZIONI
«Occorre evitare il collasso del sistema – ha dichiarato il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – ponendo in atto le contromisure necessarie per la compensazione dei crediti vantati verso le regioni e gli enti locali, con somme dovute all`erario. Un provvedimento legislativo che aveva il carattere di urgenza e doveva dare respiro al sistema immettendo liquidità ma che ancora non ha trovato piena applicazione. Ma e` necessario guardare anche al lungo periodo – ha proseguito il presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino – per uscire dall`impasse attraverso interventi di politica economica più incisivi e mirati. Innanzitutto favorire gli investimenti infrastrutturali che grazie al loro effetto anticiclico sono in grado di aumentare la domanda e sostenere la competitività del sistema produttivo. Ciò deve essere accompagnato da una politica industriale unitaria che offra certezza e dia maggiore fiducia alle imprese per una concreta ripresa degli investimenti. Dalla nostra indagine emerge, invece, che negli ultimi 5 anni la propensione agli investimenti delle imprese si e` dimezzata passando dal 36,5% al 17,6%. Otto imprenditori su dieci – ha concluso il presidente della Banca di credito cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – chiedono una riduzione del cuneo fiscale e un sostegno concreto agli investimenti. Lo fanno anche attraverso questo rapporto che, a distanza di otto anni, si propone come efficace strumento per analizzare i cambiamenti della nostra economia».
«Abbiamo registrato – ha precisato il direttore dell`istituto Demoskopika, Nino Floro – il peggiore risultato dal 2004. Le aspettative di una ripresa economica sembrano allontanarsi sempre di più venendo meno l`ottimismo tra gli operatori economici locali i cui livelli di fiducia toccano il punto più basso degli ultimi anni. La sfida della crescita – ha spiegato Nino Floro – non può essere lasciata alle sole imprese. Sulle misure di politica economica ritenute più efficaci per uscire dalla crisi e imboccare la via della crescita, gli imprenditori hanno le idee chiare. La maggioranza (50%) indica gli “sgravi fiscali e contributivi sulle retribuzioni». Quindi priorità alla riforma fiscale con minori tasse su produzione e lavoro, per lasciare più retribuzione netta ai lavoratori e più liquidità alle aziende. Segue la “disponibilità di credito e agevolazioni finanziarie per le piccole e medie imprese” indicata da oltre il 40% del campione. «L`accesso al credito – ha concluso il direttore dell`istituto Demoskopika, Nino Floro – resta dunque un tema decisivo per le imprese, proprio mentre si potrebbe profilare la ripresa; è un giudizio coerente con i dati sulla liquidità aziendale, giudicata “tesa” dal 56,7% delle imprese».
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