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È Curcio il nuovo superprocuratore antindrangheta

REGGIO CALABRIA A qualche giorno dalla nomina a delegato della Direzione nazionale antimafia per i rapporti con le Dda calabresi, il pm Francesco Curcio non ha perso tempo ma ha deciso di volare imme…

Pubblicato il: 15/11/2012 – 17:52
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È Curcio il nuovo superprocuratore antindrangheta

REGGIO CALABRIA A qualche giorno dalla nomina a delegato della Direzione nazionale antimafia per i rapporti con le Dda calabresi, il pm Francesco Curcio non ha perso tempo ma ha deciso di volare immediatamente in riva dello Stretto. Già ieri si sono svolti gli incontri preliminari con i procuratori della Dda di Reggio Calabria per fare il punto sulle indagini in corso e soprattutto sulle prospettive che l`azione investigativa si ripromette di seguire nel prossimo periodo. Questioni delicatissime che riguardano non solo la provincia reggina ma – come già in passato inchieste e operazioni hanno dimostrato – arrivano a coinvolgere diverse città dello Stivale. E proprio la necessità di un maggiore coordinamento e condivisione delle informazioni con le altre Procure che incappano in uomini in odor di `ndrangheta sarebbe una delle istanze che il superprocuratore antindrangheta della Dna si sarebbe sentito rivolgere nella città calabrese dello Stretto. A lui spetterà il compito non facile di gestire alcune delle Procure più calde d`Italia per numero di processi, così come per la delicatezza delle indagini, che spesso si dimostrano in grado di toccare i gangli vitali della istituzioni locali e no. Compiti gravosi, ma che difficilmente potrebbero spaventare il pm che a Napoli ha firmato di proprio pugno alcune delle inchieste più delicate degli ultimi anni.
Arrivato alla Dna guidata da Piero Grasso dopo aver chiesto e ottenuto il trasferimento dalla Procura di  Napoli, Curcio è uno degli inquirenti che può vantare di aver apposto la propria firma sulle inchieste che hanno smantellato il clan dei Casalesi. Anni di indagini, arresti e condanne che assieme al pool dell`epoca –  Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Catello Maresca, Alessandro Milita, Cesare Sirignano, e il pm Vincenzo D` Onofrio – gli sono costati una vita blindata al cosiddetto livello due, dopo le minacce di vendetta arrivate dai Casalesi per i colpi subiti.
Ma a Curcio si deve anche l`indagine – condotta insieme ad Antonello Ardituro e Henry John Woodcock – sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi nella pubblica amministrazione  che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per il deputato ed ex sottosegretario all`economia Nicola Cosentino (Pdl) con l`accusa di concorso in reimpiego di capitali, nonché per falso, corruzione, abuso di ufficio.
Sempre assieme a Woodcock, l`attuale superprocuratore antindrangheta ha avviato l`inchiesta poi conosciuta come P4, sulla presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell`ambito della pubblica amministrazione e della giustizia con «l`obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l`assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali». Prima che l`indagine venisse trasferita per competenza a Roma, a finire sotto la lente dei pm napoletani il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa (Pdl).
Ma il pm Curcio, alcuni mesi prima del trasferimento in Dna, aveva apposto la propria firma anche sull`inchiesta che ha fatto tremare Finmeccanica, scaturita dalle rivelazioni dell`ex responsabile delle relazioni esterne Lorenzo Borgogni che ai pm partenopei aveva rivelato l`esistenza di una presunta tangente da dieci milioni di euro che sarebbe stata pagata da una società controllata dal colosso industriale per assicurarsi un appalto per la vendita di elicotteri di Agusta Westland all’India. Un filone di indagini che si intrecciava con l’indagine che – prima che i fascicoli venissero trasferiti per competenza a Busto Arstizio – gli stessi magistrati napoletani stavano conducendo sulla Lega Nord e sul presunto riciclaggio di denaro per cui è indagato l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito. La presunta tangente di cui ha parlato Borgogni ai pm, infatti, sarebbe stata pagata alla Lega.

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