Il Messico preferisce la `ndrangheta
Il Messico preferisce la `ndrangheta a Cosa nostra. Ma i rapporti tra narcos e le cosche calabresi sono ormai documentati da tempo da inchieste e relazioni dell`Antimafia. Infatti, a tali legami è de…

Il Messico preferisce la `ndrangheta a Cosa nostra. Ma i rapporti tra narcos e le cosche calabresi sono ormai documentati da tempo da inchieste e relazioni dell`Antimafia. Infatti, a tali legami è dedicato un ampio capitolo del dossier di Libera dal titolo “Messico. La guerra invisibile. Storie, cifre e affari dei cartelli criminali dei narcotrafficanti”.
Già diverse inchieste dei carabinieri del Ros hanno evidenziato la relazione tra cosche calabresi e organizzazioni paramilitari colombiane, come le Farc e le Auc, per il traffico della cocaina diretto sia in Italia che in altri Paesi europei. Le organizzazioni dei narcotrafficanti, come dimostrato dalle indagini, sono state costrette a trovare nuove aree per lo stoccaggio della cocaina e in particolare si sono rivolte al cartello del Golfo del Messico. Ecco perché la narco-guerra riguarda anche l`Italia. Una situazione che Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, descrive in modo dettagliato e che il dossier di Libera riassume così: «La `ndrangheta domina ormai il mercato della polvere bianca in Europa. Grazie ai rapporti coi narcos colombiani e soprattutto alla recente alleanza con uno dei principali cartelli della droga messicani: Los Zetas. Negli ultimi dieci anni, rotte e gestione del traffico di coca hanno subito una rivoluzione. Quest’ultima proviene quasi interamente da tre Paesi latinoamericani: Colombia, Bolivia e Perù. Negli anni Ottanta e Novanta erano i colombiani a gestire il business: la droga veniva inviata nei centri di consumo (Stati Uniti ed Europa) via aerea o con la collaborazione dei malviventi messicani. Che, però, si limitavano ad agevolare il trasporto degli stupefacenti sul loro territorio: dove, come e a quanto smerciare era deciso dai boss di Cali e Medellín. Dall’inizio del 2000 – in seguito all’indebolimento dei grandi gruppi criminali colombiani –, il sistema è cambiato. È chiaro, come si legge dalle carte delle inchieste, che la `ndrangheta è il partner perfetto: con la sua rete capillare riesce a smerciare la droga per tutto il continente. L’alleanza è vantaggiosa per entrambi. I messicani si occupano del trasporto all’interno del continente e del viaggio intercontinentale. La `ndrangheta si impegna per garantire sbocchi sicuri e una serie di piazze redditizie».
Secondo lo studio dell`associazione di don Ciotti, «i cartelli messicani preferiscono la `ndrangheta a Cosa nostra perché difficilmente i calabresi si pentono, dato che il legame criminale in genere è sovrapposto a quello familiare, di sangue. I legami fra i due sono stati dimostrati da alcune operazioni realizzate dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria». Infatti, il 17 settembre 2008 sono state arrestate 166 persone tra Italia, Messico e Stati Uniti nell’ambito dell’operazione “Solare”. Mesi di indagini, con la collaborazione della Dea e dell’Fbi, hanno permesso di smantellare una rete che agiva da entrambe le sponde dell’Atlantico con l’obiettivo di introdurre coca in Italia, dal porto di Gioia Tauro. A coordinare il traffico, la cosca Aquino-Coluccio che, attraverso una cellula a New York (la famiglia Schirripa), aveva stretto un “patto criminale” con Los Zetas – all’epoca ancora parte del cartello del Golfo – per rifornirsi di polvere bianca. Ma gli affari delle `ndrine non finiscono qui.
Il 14 luglio 2011, a tre anni dall`operazione “Solare”, l`inchiesta “Crimine 3” ha portato alla luce i rapporti tra `ndrangheta e Zetas. Tra il 2004 e il 2008, il cartello del Golfo ha introdotto negli Usa, 80 tonnellate di cocaina pura. Poi, aveva cominciato a concentrarsi sul mercato europeo, delegando la mediazione al suo braccio armato, Los Zetas. Una cellula, situata a New York, ha stretto contatti con i calabresi attraverso la famiglia Schirripa, dietro cui – mettono nero su bianco le inchieste – si celavano le famiglie Macrì e Coluccio. Al vertice, secondo quanto emerso da “Crimine 3”, c’era Domenico Oppedisano, boss arrestato nel 2010.
Eppure le cosche calabresi non si ritirano dal business della coca. Dalle indagini è emerso che la rete “transoceanica” si sarebbe «ricostituita sotto il controllo delle cosche Bruzzese, Aquino, Commisso, Jerinò di Siderno e Gioiosa Jonica che, grazie all’alleanza con i Pesce di Rosarno, si sono infiltrate nel porto di Gioia Tauro e agivano attraverso la compagnia fantasma Diamante Fruit». Messico eldorado per le `ndrine.
Dossier “Messico e narcotraffico”