GLI INSOSPETTABILI | «Il prete è più accanito di loro»
«Un altro poco il prete è più accanito di loro». Così uno dei collaboratori di giustizia commenta l`atteggiamento del parroco di Stefanaconi, Salvatore Santaguida, con gli uomini del clan Patania. Qu…

«Un altro poco il prete è più accanito di loro». Così uno dei collaboratori di giustizia commenta l`atteggiamento del parroco di Stefanaconi, Salvatore Santaguida, con gli uomini del clan Patania. Quelle dichiarazioni sono alla base del decreto di perquisizione che questa mattina ha portato i carabinieri nella canonica dove vive il prete e nell`abitazione dell`ex comandante della stazione dell`Arma di Sant`Onofrio, Sebastiano Cannizzaro. I collaboratori Loredana Patania e Daniele Bono hanno raccontato ai magistrati che gli uomini del clan erano a conoscenza di una cimice nascosta nella macchina di Giuseppe Patania. Ad avvisarli sarebbe stato proprio «don Salvatore», passando l`informazione avuta dal maresciallo. Una circostanza che pare trovare alcuni riscontri. Il gip, infatti, annota che effettivamente su quella vettura venne inserita una microspia. Ma «dal 4 aprile 2012 nessuna conversazione è stata più registrata all`interno del veicolo, fermo restando che il servizio, da decreto intercettivo, doveva continuare fino al 3 maggio 2012». Altro particolare che viene riportato nell`ordinanza è che «all`atto di cessazione del servizio di intercettazione ben 1154 progressivi non risultano mai essere stati ascoltati dagli operanti appartenenti proprio alla stazione carabinieri di Sant`Onofrio». Sempre Bono in un altro interrogatorio sostiene che il movente dell`omicidio di Giuseppe Matina sarebbe stato il suo coinvolgimento nel danneggiamento del ristorante la “Valle dei sapori”. A svelarlo agli affiliati alla cosca sarebbe stato proprio il maresciallo Cannizzaro: «Dopo tanti avvisi, tanti abusi che ha fatto Cannizzaro, gli ha fatto capire in tanti modi con tante cose, gli ha detto esplicitamente che Matina Giuseppe c`entrava per la bomba lì, insieme ai Bonavota».
L`elemento più inquietante è collegato, però, all`agguato contro Francesco Calafati. Gli uomini della cosca si sarebbero rivolti a don Salvatore per chiedergli di spegnere la telecamera posizionata davanti alla chiesa e permettere ai sicari di compiere indisturbati l`omicidio. Il progetto iniziale, secondo quanto racconta la collaboratrice Loredana Patania, era quello di far nascondere i killer dentro la chiesa: «Poi don Salvatore non l`ha accettato e gli ha detto che spegnere non poteva però bloccare l`immagine sì, tipo farla bloccare e poi farla riprendere». Ma non solo. A confermare questa ricostruzione ci sono le dichiarazioni di Bono che avrebbe “trattato” direttamente con il prete: «Gli ho chiesto io personalmente, dicendogli se la telecamera era spenta o non era spenta… e lui mi ha risposto che la telecamera si gira a 360° gradi. Dice che prendeva tre-quattro secondi verso la chiesa, tre-quattro secondi verso là, al massimo si può vedere di tenerla ferma solo da qualche punto». A quel punto l`emissario della cosca avrebbe chiesto al parroco «se quelli fanno il fatto si possono andare a nascondere in chiesa?». Ma don Salvatore avrebbe risposto di no, «questo qua no, questo non si può fare». La domanda successiva del pm Simona Rossi è precisa: «Ma il prete sapeva tutta la gente che dovevate ammazzare?». La risposta è drammatica: «Certo, certo che lo sapeva». Il pentito prova anche a dare un motivo: «Aveva interessi, i Bonavota non li può vedere proprio! E i Piscopisani nemmeno. Tante cose, comunque un altro poco il prete è più accanito di loro». Lo stesso gip non può non sottolineare come don Salvatore Santaguida fosse «pienamente al corrente della chiara intenzione da parte dei Patania di eliminare Calafati».
Eppure, don Salvatore Santaguida si era conquistato la fama di prete antimafia, vittima in passato alcuni atti intimidatori. Fu proprio lui, alcuni anni fa, a scrivere ai vertici ecclesiastici per chiedere un`operazione di trasparenza nella gestione della processione dell`Affruntata. Con una lunga lettera ai fedeli sostenne che «l`opportunità di portare le statue deve essere data a tutti, anche a chi non ha denaro da offrire». «Non possiamo far finta di niente – scriveva Santaguida – quando la chiesa stessa viene accusata di accettare compromessi con la malavita. A me non sta bene».