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Monte dei Paschi, lo scandalo che parla calabrese

Come spesso accade gli scandali italiani hanno un sottile filo rosso che li collega alla Calabria. Il caso del Monte dei Paschi di Siena non fa eccezione, seppure per mere coincidenze anagrafiche ma…

Pubblicato il: 31/01/2013 – 19:49
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Monte dei Paschi, lo scandalo che parla calabrese

Come spesso accade gli scandali italiani hanno un sottile filo rosso che li collega alla Calabria. Il caso del Monte dei Paschi di Siena non fa eccezione, seppure per mere coincidenze anagrafiche ma comunque affascinanti. Due dei principali protagonisti della vicenda è probabile che molti anni fa si siano incrociati, senza conoscersi, passeggiando sul corso di Catanzaro ignorando che la sorte li avrebbe un giorno messi faccia a faccia: uno nei panni di inquirente, l`altro in quelli di indagato. Sono Tito Salerno, procuratore capo di Siena e Giuseppe Mussari ex presidente della Fondazione Montepaschi. Quest`ultimo, catanzarese doc, ha mantenuto stabili contatti con il capoluogo calabrese. Non è raro incontrarlo d`estate nei lidi più esclusivi della costa jonica. Dopo il liceo si trasferisce in Toscana per studiare medicina. Poi si avvicina alla politica, alla Federazione giovani comunisti, partecipa all`occupazione dell`ateneo senese e alla fine si iscrive a giurisprudenza. Si laurea nel 1988 e inizia una brillante carriera da avvocato. Tra i suoi primi clienti c`è un piccolo editore toscano la cui ex moglie diventerà anni dopo la signora Mussari. Il rampante avvocato calabrese si fa strada nella Siena che conta e ad appena 39 anni va ad occupare la poltrona più importante della città: quella di presidente della Fondazione Montepaschi. L`ascesa al gotha della finanza prosegue con la nomina alla guida dell`Abi. Il resto è storia recente, l`acquisizione di Antonveneta, la scoperta del buco milionario, lo scandalo e l`inchiesta giudiziaria. Titolare di quello scottante fascicolo è l`altro calabrese, il procuratore Tito Salerno. Per anni è stato pretore circondariale a Catanzaro. Poi nel 1994, come farà Ingroia vent`anni dopo, presenta al Consiglio superiore della Magistratura domanda di collocamento in aspettativa per candidarsi alle elezioni politiche. Richiesta accolta nel febbraio di quell`anno. Tito Salerno si presenta nel collegio di Siderno con il “Movimento meridionale” e raccoglie il 3,1% dei consensi. Non proprio un successo, anche il partito scompare in breve tempo dall`agone. Abbandonata l`esperienza politica, Salerno rientra in magistratura, questa volta, però, lontano dalla Calabria fino ad arrivare a Siena. Ora toccherà a lui scoprire cosa si cela dietro il più grande scandalo bancario d`Italia.

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