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«Sono disposto al giudizio immediato perché si arrivi a sentenza»

REGGIO CALABRIA «La Procura della Repubblica di Reggio Calabria revochi la richiesta di archiviazione nei miei confronti e chieda il rinvio a giudizio. Sono disposto al giudizio immediato perché si…

Pubblicato il: 04/02/2013 – 18:26
«Sono disposto al giudizio immediato perché si arrivi a sentenza»

REGGIO CALABRIA «La Procura della Repubblica di Reggio Calabria revochi la richiesta di archiviazione nei miei confronti e chieda il rinvio a giudizio. Sono disposto al giudizio immediato perché si arrivi a sentenza». Ci sono i veleni del palazzo di giustizia sullo sfondo della conferenza stampa tenuta oggi pomeriggio nella sala dell`Assindustria di Reggio dall`ex vice procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna. Una conferenza stampa in cui il magistrato reggino ha spiegato le sue impressioni dopo aver letto il provvedimento di archiviazione emesso dal gip su richiesta della Dda che, per due anni, ha indagato sui suoi presunti rapporti con Luciano Lo Giudice. «So che i magistrati devono tacere. Ce l`hanno insegnato – ha spiegato Cisterna –. Mi sono difeso dentro il processo, non ho mai tentato blitz mediatici per cercare di condizionare questa vicenda. Ho avuto fiducia, e ho fiducia, nella giustizia e nella magistratura, ovviamente. Ma è vero che mi sono difeso così come prevede la legge, con atti, ricorsi, segnalazioni di anomalie e denunce penali dove ho ravvisato la necessità. Ancora non ho visto tutte le carte di questo processo che consta di otto faldoni. Stanno nella polvere degli archivi della Procura di Reggio Calabria dove secondo qualcuno dovrebbero restare intonsi, qualunque cosa ci sia scritta e qualunque cosa sia stata accertata». Una condizione che Alberto Cisterna non accetta: «È stato portato a conclusione il procedimento per corruzione in atti giudiziari a mio carico e questo mi impone e mi consente, a bocce ferme, di fare riflessioni e fornire chiarimenti. Se non parlassi ora significherebbe accettare la conclusione di questa storia che, così come è stato accertato nel provvedimento di archiviazione e nella richiesta (che non ho letto) non posso considerare accettabile. Veniamo ai fatti, perché anche io non ho capito granché di questa storia. L`indagine a mio carico è iniziata nel gennaio 2011 senza alcuna formale iscrizione nel registro degli indagati. Sono stati interrogati i miei amici, i miei collaboratori e finanche i miei congiunti che non si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ma che, su mia indicazione, sono stati invitati a rispondere alle domande della polizia giudiziaria. Sono stati analizzati 5 anni dei miei tabulati telefonici. Un`azione capillare, incessante, dipanata in mezza Italia con l`applicazione straordinaria al mio procedimento di un magistrato che, benché trasferito da mesi alla Procura della Repubblica di Bologna, viene mantenuto a Reggio Calabria per occuparsi pressoché in via esclusiva della mia persona. Non ho mai protestato per questa ricerca ostinata. Ho sempre pensato “più frugano e più si trovano le prove della mia trasparenza e della mia correttezza”. Alla fine l`accusa ha detto archiviazione e il gip ha detto archiviazione. Non so voi, ma io non ho mai avuto dubbi sulla conclusione. L`archiviazione era inevitabile, scontata e ineludibile. Sono rimasto sofferente e calmo. L`ultimo esposto l`ho depositato venerdì evidenziando altre circostanze illegittime di questa vicenda. Sarebbe stato curioso se fossi stato fermo senza reagire a questa vicenda, poiché ho ritenuto che a ogni attività non consentita dovessi rispondere».
«Quando dico – ha aggiunto – che il decreto di archiviazione è inaccettabile, voglio dire che, per me, il processo penale non potrà mai giungere alla verità, ossia ricostruire come i fatti sono effettivamente andati. Ma la decisione del giudice deve costituire una mediazione accettabile tra la verità processuale e quella sostanziale, tra le carte dei pubblici ministeri e quello che io ho fatto. Mi getta addosso insinuazioni e comportamenti disonoranti, e soprattutto ingiusti e privi di qualunque riscontro alla luce dei fatti».
Dopo aver ricostruito tutte le anomalie delle dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice, l`ex vice procuratore della Dna torna a commentare «le oltre 500 pagine di richiesta di archiviazione (che io non ancora letto e ricevuto benché mi dicono siano finite da mesi sui tavoli del Csm e della Procura generale della Cassazione) e questo decreto di archiviazione: sono in sostanza una sentenza emessa un contumacia, un giudizio senza possibilità di appello e senza che vi sia stato alcun contraddittorio. Da questo punto di vista devo reagire a questa attività, che reputo processualmente abnorme e lesiva dei miei diritti di cittadino, praticamente a mani nude, perché l’ordinamento non poteva immaginare che l’indagato si potesse mai dolere di un’archiviazione a lui favorevole per definizione. Dopo aver studiato la questione con i miei legali reputo che l’unico strumento in grado di poter giungere ad una verità quanto meno tollerabile per la mia coscienza di cittadino e di magistrato, sia quello di richiedere espressamente al procuratore della Repubblica di inoltrare richiesta di revoca del decreto di archiviazione emesso dal gip, di riprendere le indagini su temi che avrò cura di indicare analiticamente e di chiedere il mio rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Reggio Calabria. Per mia parte assumo l’impegno, in presenza di un`auspicabile richiesta di rinvio a giudizio, di richiedere il giudizio immediato e di evitare al tribunale reggino la fatica della celebrazione dell’udienza preliminare. Ho fiducia assoluta nei giudici di Reggio Calabria e sono sicuro che, portando innanzi a loro le scorie velenose che sono state tumulate in questo processo con l’archiviazione, sarà possibile giungere a chiarire ogni cosa». «So di pagare un prezzo grande, forse enorme, – ha concluso Cisterna – ma è un gesto che devo compiere nel rispetto di me stesso e soprattutto nel rispetto dei miei familiari e dei miei amici più cari. Un gesto che devo alle centinaia e centinaia di persone che in questi due anni hanno continuato ad avere fiducia e mi hanno coperto di mail, sms, abbracci e strette di mano ogni volta che mi hanno incontrato, tutti sicuri della mia innocenza e del mio onore. Anche per tutti loro difenderò sino all’ultimo sospiro l’unica strada che mi consente di guardare in faccia le persone che hanno avuto fiducia in me e nella mia innocenza e, soprattutto, di restituire onore alla mia toga intonsa di giudice della Repubblica».

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