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Finito il programma, stranieri per strada

Con circolare ministeriale del 18 febbraio scorso, si è stabilito di chiudere la cosiddetta “Emergenza umanitaria Nordafrica”. Gli effetti erano stati previsti dalle associazioni che operano sul te…

Pubblicato il: 02/03/2013 – 12:10
Finito il programma, stranieri per strada

Con circolare ministeriale del 18 febbraio scorso, si è stabilito di chiudere la cosiddetta “Emergenza umanitaria Nordafrica”. Gli effetti erano stati previsti dalle associazioni che operano sul territorio per favorire l`accoglienza e l`integrazione, e puntualmente si sono verificati nelle zone a maggiore presenza di stranieri impegnati nei lavori stagionali o nel sommerso. «Abbiamo premura di evidenziare che ad oggi non sono stati completati gli iter procedurali per il rilascio dei permessi di soggiorno – denuncia lo Sportello legale “Gigi Commisso” per i diritti dei migranti – né sono state attivate le politiche integrative previste.
Vengono così a mancare i presupposti della circolare medesima. Da oggi – questo l`allarme – lo scenario che si prefigura è che centinaia di giovani, drammaticamente giunti in Italia per sfuggire a guerre e persecuzioni nei Paesi d`origine, si troveranno per strada, espulsi dai centri di accoglienza». Lo sportello intitolato al compianto attivista calabrese ha sollecitato nei giorni scorsi «l`attenzione della prefettura e della questura circa le procedure che verranno messe in atto anche per scongiurare eventuali problemi di ordine pubblico».
Intanto, sulla vicenda degli immigrati che rientrano nel programma Ena e proprio nel giorno della tragedia dei clochard morti a Cosenza, il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Antonio Cantafora ha dichiarato che «un`accoglienza senza accompagnamento non è vera accoglienza». Il prelato ha aggiunto che «quando si accoglie serve non solo offrire risposte adeguate per il presente, ma rendere capaci gli altri
di aprire e progettare il proprio futuro. Un immigrato deve avere la possibilità o di entrare nel territorio, attraverso una mediazione e un varco culturali oppure di vedere aperta la possibilità di inserirsi nelle reti dei propri connazionali. Molti di questi immigrati non avevano come destinazione Lamezia Terme, eppure sono rimasti qui. Per questo motivo è importante non solo essere a conoscenza delle povertà, ma soprattutto essere capaci di discernere le risorse che abbiamo a disposizione e le vie che possiamo rendere percorribili».
«Tutto questo – ha proseguito monsignor Cantafora – è possibile solo se in una Chiesa locale si fa strada una pastorale di comunione dove le risorse e i mezzi di una realtà sono risorse e mezzi di tutti, in vista dello stesso bene comune. La situazione attuale ci chiede coraggiosamente di saper pensare la nostra azione pastorale in termini di sinergia e di rete. Ciò risponde a una visione tipicamente cattolica della realtà, ma offre la possibilità di una risposta capace, adeguata e incisiva. Occorre, da parte di tutti, questa consapevolezza che la nostra esistenza, il nostro servizio, la nostra vita, il nostro impegno sono in rapporto con i bisogni degli altri: con quello che possiamo fare, con quello che possiamo offrire, con quello che possiamo testimoniare».

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