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Al Paese servono le larghe intese

Ancora una volta la ricetta giusta per il Paese la sta proponendo il nostro partito, il Pdl: «Servono larghe intese per garantire un governo all’Italia». Ed è proprio un governo responsabile ciò ch…

Pubblicato il: 23/03/2013 – 12:10
Al Paese servono le larghe intese

Ancora una volta la ricetta giusta per il Paese la sta proponendo il nostro partito, il Pdl: «Servono larghe intese per garantire un governo all’Italia». Ed è proprio un governo responsabile ciò che serve soprattutto al Sud del Paese ed a regioni come la Calabria, perennemente travolta dalle emergenze: sanità, trasporti, rifiuti, rischio idrogeologico… Solo per citare alcuni aspetti tra i più rilevanti. Se da un lato serve trovare una larga intesa tra le forze politiche dall’altro serve ancora di più che i leader politici mettano sul piatto della bilancia anche la necessità di compiere scelte drastiche e dure anche al costo di apparire “impopolari”. Non è un gran bel periodo per la politica. Poco importa.
Ciò che conta è che qualche provvedimento che favorisca la ripresa e la crescita si prenda e si prenda al più presto. Secondo l’ultimo rapporto “La crisi sociale del Mezzogiorno” elaborato dal Censis in regioni come la Calabria una famiglia su quattro (26%) è materialmente povero. In altre parole, un quarto delle famiglie calabresi vive con difficoltà oggettiva ad affrontare spese essenziali o si ritrova impossibilitato ad affrontare tali spese per mancanza di denaro. Al Sud 39 famiglie su 100 sono a rischio povertà. Il Rapporto del Censis evidenzia come «il persistere di meccanismi clientelari, di circuiti di potere impermeabili alla società civile e la diffusione di intermediazioni improprie nella gestione dei finanziamenti pubblici contribuiscono ad alimentare ulteriormente le distanze sociali impedendo il dispiegarsi di normali processi di sviluppo». Ed allora non è forse giunto il momento che la politica calabrese prenda atto di questo stato di cose e reagisca di conseguenza? Serve maggiore realismo. Nel Mezzogiorno, poi, c’è il 60% di posti lavoro persi tra 2008 e 2012. Su un totale di  505.000 posti di lavoro persi in Italia dall`inizio della crisi, tra il 2008 e il 2012, il 60% ha riguardato il Sud del Paese (più di 300.000). In regioni come la Calabria un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni non riesce a trovare un lavoro, mentre la media italiana del tasso di disoccupazione giovanile è al 25%. Al sud la disoccupazione femminile è allarmante. I disoccupati con laurea sono in Italia il 6,7% a fronte del 10% nel Mezzogiorno. “l Sud paga la parte più cospicua di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne.
A tal proposito si corre il rischio che un Parlamento forse un po’ troppo “preso” dall’attualità del momento politico, finisca con l’arrestare irrimediabilmente alcuni iter legislativi promossi durante la scorsa legislatura proprio negli esclusivi e reali interessi dei calabresi. Si rischia che tutto il tempo speso per seguire e porre in discussione, quindi approvare tali provvedimenti, adesso si disperda e con esso risulti inutile il buon lavoro svolto in questi anni in commissione Lavoro ed in Aula. Peccato. Una vera iattura per i calabresi. Per una volta che in modo bipartisan, si sarebbe potuto facilmente percorrere ormai “l’ultimo miglio” necessario per la definitiva approvazione di leggi importantissime anche per la Calabria e, soprattutto per i giovani e le donne in cerca di occupazione.
Proposte che recano la mia come prima firma  ma anche quella di tanti altri colleghi, attorno alle quali infatti si era riusciti a garantire una sostanziale convergenza politica, che potrebbero pertanto essere approvate unanimemente in favore dell’introduzione di misure di autoimpiego, di auto imprenditorialità, di sostegno al reddito per molti giovani e meno giovani calabresi che oggi si ritrovano in cassa integrazione. O ancora per introdurre modifiche legislative per molte donne che hanno la necessità di conciliare al meglio famiglia e lavoro insieme. Un vero peccato. E le previsioni non sono certamente le migliori. Già oggi, infatti, il 17,1% dei residenti meridionali si sposta in un`altra regione per farsi curare, non fidandosi della qualità e della professionalità disponibili nella propria. Il Censis fa inoltre sapere che nel Mezzogiorno si prevede al 2030 un incremento della popolazione anziana di oltre il 35% contro dinamiche di crescita meno marcate nelle altre aree geografiche. In parallelo crescerà molto anche il numero dei non autosufficienti, destinati a superare i 783.000, con un balzo di oltre il 50%. Man mano che la domanda di salute pubblica o di nuovo welfare aumenterà che cosa succederà in regioni come la Calabria?
L’aspetto maggiormente inquietante è poi legato alla considerazione che l`incidenza del “fenomeno Neet” in regioni come la Calabria è superiore alla media nazionale: il 31,9% dei giovani di 15-29 anni non studia e non lavora e non cerca nemmeno una occupazione, con una situazione da emergenza sociale in Campania (35,2%) e in Sicilia (35,7%).  Sono questi i temi più importanti per il futuro della Calabria e dell’Italia intera. Sono questi i temi che porteremo all’attenzione della prossima direzione nazionale del Pdl, sempre dopo la mega manifestazione di Roma che vedrà ancora una volta in piazza il nostro popolo, il Popolo dellalibertà che è fatto da tanta gente perbene che vede ancora nel presidente Berlusconi, a ben guardare, l’unico leader che in questi giorni sta proponendo una soluzione praticabile nell’esclusivo interesse dell’Italia tutta, “mettiamoci insieme per governare” va ripetendo in modo responsabile. Perché qualsiasi governo non può contare solo sul consenso di un terzo degli italiani sia che abbiano votato Pd o M5S.

*Dirigente Pdl calabrese

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