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Sviene in Aula per lo sciopero della fame

Non hanno intenzione di cedere i Serraino. Lo sciopero della fame, iniziato lunedì scorso con tanto di imprimatur del vecchio boss Demetrio, che ai “ragazzi” ha voluto far sapere pubblicamente di e…

Pubblicato il: 25/03/2013 – 15:09
Sviene in Aula per lo sciopero della fame

Non hanno intenzione di cedere i Serraino. Lo sciopero della fame, iniziato lunedì scorso con tanto di imprimatur del vecchio boss Demetrio, che ai “ragazzi” ha voluto far sapere pubblicamente di essere solidale e a chi ha orecchie per intendere che il clan della montagna «ha sempre pagato quando ha sbagliato» ma non ci sta a mettere coperchi, continua.
Una settimana fa, sfilando in ordinata successione di fronte alla Presidente Silvana Grasso, gli imputati hanno annunciato l’inizio della loro mobilitazione per contestare la decisione del Tribunale di non ammettere le testimonianze di chi avrebbe potuto spiegare quali fossero le «fonti confidenziali» che nel 2010 hanno portato inquirenti e investigatori a puntare esclusivamente sui Serraino come responsabili delle bombe. Personaggi come l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia nel 2010, Beppe Pisanu,  quello del Copasir, Massimo D’Alema l’ex talpa dei Servizi, condannata a 16 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa,  Giovanni Zumbo, ma soprattutto il maggiore dei carabinieri, Gianluca Vitagliano e l’ex capo della Mobile, oggi trasferito a Roma, Renato Cortese, chiamati a riferire sul presunto depistaggio denunciato dai legali di uno dei principali imputati, Maurizio Cortese. Una denuncia che il pm Giuseppe Lombardo ha preso molto sul serio – tanto da decidere di aprire un fascicolo – ma che non è bastata agli imputati che con lunghe e articolate dichiarazioni spontanee, una settimana fa hanno motivato la loro protesta.
Oggi però, tornati in aula per la consueta udienza settimanale, hanno scelto il silenzio. Ma a parlare è stato il malore che ha colto uno di loro, Francesco Tomasello, non appena si è conclusa la testimonianza del fratello – detenuto per altra causa – chiamato a riferire dei suoi rapporti con il pentito Marco Marino.
Una testimonianza telegrafica, con la quale Tomasello ha confermato di conoscere il collaboratore, ma ha negato di avergli presentato Alessandro Serraino, già condannato in abbreviato come reggente del clan della montagna. Dichiarazioni durate pochi minuti, al termine delle quali – mentre al suo posto sul banco dei testimoni sedeva il perito, chiamato a riferire su un’integrazione delle trascrizioni delle intercettazioni disposta dal Tribunale – è scattato l’allarme.
Francesco Tomasello, considerato dagli inquirenti uno degli esponenti del “banco nuovo” della cosca Serraino, come gli altri oggi in sciopero della fame, ha avuto un collasso. Da tempo in cura con psicofarmaci perché affetto da “disturbo della personalità dipendente ed evitante” – riferisce il suo legale, l’avvocato Cannizzaro –  prima degli altri, più degli altri ha subito gli effetti della privazione del cibo. Nonostante sia monitorato 24 ore su 24 e l’amministrazione carceraria abbia disposto che a seguirlo siano un neurologo e uno psicologo – afferma il suo legale – le sue condizioni stanno peggiorando, anche perché con l’avvicinarsi della sentenza inizia a sentire il peso di quelle frasi con cui ostentava una carica da evangelista e disquisiva di riunioni a Polsi – che lui ha disinvoltamente fatto e gli inquirenti hanno intercettato –  e che oggi sono tra le principali prove a carico degli imputati. Un peso che su un soggetto con problemi psichiatrici potrebbe essere fatale, lascia intendere il suo legale che già qualche settimana fa ha presentato senza successo un’istanza di trasferimento in luogo di cura. Una richiesta che il prossimo 4 aprile toccherà al Tribunale del riesame valutare.

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