REGGIO CALABRIA Fin dal 2006 a Reggio Calabria ci sarebbero stati gli estremi per far emergere la condizione di «Ente strutturalmente deficitario del Comune», come rilevato dalla sezione regionale della Corte dei conti e bellamente ignorato da chi sarebbe stato – al contrario – preposto alla salvaguardia dell’Ente: è questo il nocciolo dell’esposto che l’associazione “Reggio non tace” (Rnt) ha deciso di presentare alla sezione regionale della Corte dei conti per chiedere non solo l’accertamento di eventuali responsabilità, ma soprattutto che venga risarcito il danno provocato ai cittadini di Reggio.
Un documento costruito sulla base di un lavoro certosino, che ha passato al setaccio tutte le delibere con cui la Corte dei conti ha negli anni bacchettato il Comune e la sua allegra gestione finanziaria, le cui avvisaglie – denuncia l’associazione guidata da padre Ladiana – erano già ampiamente riscontrabili nei rilievi che negli anni i giudici amministrativi hanno puntualmente fatto pervenire all’Ente. «I rilievi fatti dalla Corte dei Conti non sono mai stati presi in considerazione e sempre disattesi, ma dall’analisi possono emergere le responsabilità di chi ha portato a una situazione di dissesto non dichiarato, ma conclamato», spiega l’avvocato Nicola Santostefano di Rnt nel presentare l’iniziativa.
Ai giudici amministrativi militanti e sostenitori di Rnt «evidenziando la disattenta e riprovevole gestione delle risorse finanziarie pubbliche nonché le sopra indicate irregolarità nella gestione del denaro o del patrimonio pubblico, chiedono procedersi ai necessari accertamenti sui fatti sopra elencati, considerato anche il perdurante inadempimento del Comune di Reggio Calabria nell`adottare le misure correttive necessarie a ripristinare gli equilibri di bilancio e a risanare la situazione finanziaria e, quindi, la sussistenza, di fatto, delle condizioni previste dall`art. 244 del Teul (Testo unico degli enti locali) per la dichiarazione dello stato di dissesto finanziario».
Nello specifico, per Rnt devono essere vagliate le posizioni ed eventuali responsabilità di «amministratori, dirigenti, funzionari e revisori dei conti, alternatisi al Comune di Reggio Calabria e, comunque, di coloro che, nell`arco di tempo considerato – quantomeno dal 2005 al 2012 – in riferimento alle cause originarie del dissesto finanziario, risultavano titolari dei poteri diretti o delegati di vigilanza e/o di rappresentanza istituzionale». «Una misura necessaria – si legge nell’esposto – allo scopo di ottenere la loro condanna al risarcimento di tutti i danni, di ogni genere e/o specie, eventualmente cagionati al Comune di Reggio Calabria a seguito delle omissioni e/o comportamenti sopra elencati e di altri che eventualmente dovessero emergere dalle espletante indagini, sempre nei limiti della competenza dell`Autorità adita».
Una richiesta che, qualora venisse accolta e presa sul serio dai giudici del Tar, potrebbe far tremare i polsi a più di uno di quei personaggi non ancora finiti nei procedimenti giudiziari riguardanti il Comune, ma che dello scempio delle casse pubbliche sono stati per anni testimoni inerti, quando non compiacenti.
Ma in realtà, l’esposto che Rnt ha presentato è solo un primo passo di quella che ambisce essere una mobilitazione di tutta la cittadinanza, che – dicono dall’associazione – «non può e non deve essere chiamata a pagare per le responsabilità altrui». È per questo che all’esposto si accompagnerà una petizione popolare, con cui i reggini saranno chiamati ad appoggiare l’iniziativa che – dice padre Ladiana – «si colloca in linea di continuità con quanto emerso nel corso dell’assemblea che nei mesi scorsi ha chiesto con forza il sequestro preventivo dei beni di chi ha prodotto il dissesto».
Un’iniziativa che sarà spiegata nel corso dell’assemblea organizzata dall’associazione per sabato prossimo, durante la quale – anticipa Giuseppe Angelone, di Rnt – saranno spiegati in dettaglio i contenuti dell’esposto, ma si riporteranno anche i risultati dell’incontro avuto con la terna commissariale. Un appuntamento cui Reggio non tace si è presentata con richieste precise, ma soprattutto con una domanda: cosa sarebbe cambiato in caso di dichiarazione di dissesto?
Una dichiarazione che la terna commissariale, chiamata a guidare la città dopo lo scioglimento per contiguità mafiose imposto dal Viminale, ha deciso di tentare di evitare, pena però un durissimo piano di riequilibrio che la città è chiamata a pagare, «subendo più tasse e meno servizi», si legge nell’esposto. Sacrifici che diventano ancor più difficili da digerire se è vero quanto risposto dalla terna ai rappresentanti di Rnt: l’unica differenza fra lil dissesto e le condizioni imposte per l’accettazione del piano di riequilibrio sarebbe l’ineleggibilità per dieci degli amministratori riconosciuti responsabili del crack. Una situazione che ha portato «all’inaccettabile e arrogante nomina di Barrile», sottolineano dall’associazione, che tramite padre Ladiana, coglie l’occasione per rispedire al mittente le voci velenose che accreditano Rnt presso questo o quel partito, alle dipendenze di questa o quella formazione politica. «Reggio non tace non è né fiancheggiatore, né portatore d’acqua di qualcuno, anche perché cose del genere non le fa nessuno – tuona padre Ladiana – Reggio non tace è dei cittadini che non si stancano di fare e studiare le cose, di combattere per ciò che è giusto». (0090)
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