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OPERAZIONE ELDORADO | Sgominato il clan di Gallicianò, 22 arresti

REGGIO CALABRIA Un riciclaggio di diversi milioni di euro tra la Calabria e Viterbo. Sono scattate stamattina all`alba le manette per 22 soggetti legati alla `ndrangheta di Condofuri e accusati di as…

Pubblicato il: 06/05/2013 – 12:53
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OPERAZIONE ELDORADO | Sgominato il clan di Gallicianò, 22 arresti

REGGIO CALABRIA Un riciclaggio di diversi milioni di euro tra la Calabria e Viterbo. Sono scattate stamattina all`alba le manette per 22 soggetti legati alla `ndrangheta di Condofuri e accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi, riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita.
Il provvedimento è stato firmato dal gip Silvana Grasso su richiesta del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo.
L`inchiesta, condotta dai carabinieri del Comando provinciale, è nata nel settembre 2009 nei territori di Condofuri. Sotto la lente dei militari dell`Arma c`è la famiglia Nucera e le sue attività economico-commerciali.
I dettagli dell`operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa durante la quale è stato spiegato come la Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Federico Cafiero De Raho, ha scoperto il locale di ‘ndrangheta di “Gallicianò”, cuore dell’area Grecanica e frazione aspromontana del Comune di Condofuri, caratterizzato tra l’altro dalla presenza di già due locali: Condofuri Marina e Condofuri San Carlo.
Con l`inchiesta “Eldorado”, gli inquirenti hanno individuato le precise delimitazioni territoriali e le competenze dei rispettivi locali. Infatti, la località Acquapendente dividerebbe il confine del locale di Gallicianò con quello di San Carlo.
Le risultanze investigative hanno consentito, inoltre, di appurare come Alberto Corso, socio in affari dei fratelli Nucera e loro referente nella provincia di Viterbo, è indicato da Domenico Foti e Antonio Nucera come “contrasto onorato” ed è lui stesso a ricevere un`illuminante lezione sulla ‘ndrangheta da parte di Domenico Nucera che gli spiega l’organizzazione, l’assegnazione delle cariche in occasione della festa della Madonna di Polsi, la suddivisione dei locali, lo sviluppo della carriera ‘ndranghetistica dal basso, gli fa vedere la propria incisione e la carica di Santa che detiene.
Grazie alle intercettazioni telefoniche, Alberto Corso viene rassicurato dal Nucera Domenico che gli promette direttamente la carica di sgarrista, senza passare per quella intermedia di camorrista e che, se poi vorrà andare oltre, non deve preoccuparsi poiché comunque lo aiuterà lui. L`operazione “Eldorado” poggia le sue basi sulle intercettazioni telefoniche e ambientali. È sempre Nucera, infatti, a raccontate il rito del battesimo, la lettura di una formula, la ferita da procurarsi con un coltello sul dito e la goccia di sangue che deve fare cadere su un limone ed infine il santino che deve essere completamente bruciato.
L’indagine ha consentito, infine, di appurare un sistema di riciclaggio di denaro sporco che partendo dalla Calabria, passava per il Lazio attraverso alcune ditte e ritornava in provincia di Reggio Calabria sui conti correnti dei familiari dei Nucera. Un riciclaggio che, stando alle indagini avrebbe visto la partecipazione anche di Domenico Vitale, ritenuto il tramite tra la famiglia Nucera e l`anziano boss Rocco Musolino (la cui posizione è stata stralciata) che, nelle settimane scorse è stato raggiunto da un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio.
Nel mese di aprile 2009, Corso e Francesco Nucera, titolari di alcune piccole aziende nella provincia di Viterbo, si presentano a Reggio Calabria e tramite Antonio Nucera, chiedono del denaro poiché la ditta ortofrutticola Cimina dei fratelli Corso era in forti difficoltà economiche. Nel maggio 2009 Antonio Nucera, fermato ad un posto di controllo nella provincia di Viterbo, viene trovato in possesso di circa 50mila euro in contanti dalla Guardia di Finanza e lo stesso dichiara che erano soldi provenienti dalla Svizzera e che servivano ai nipoti Nucera per pagare gli operai. Invece, le indagini, dimostrano come quei soldi erano per i fratelli Corso e provenivano dalla Calabria.
Complessivamente sarebbe di 600mila euro il totale dei soldi che i fratelli Nucera e Corso avrebbero preso dalla Calabria e reinvestito nelle ditte “Nucera Trasporti”, “Vitercalabra” e “Ortofruttaa Ciminà”, oggi sequestrate dai carabinieri Denaro che tornava a Gallicianò attraverso l’invio mensile di 7.500 euro e di 50mila euro una tantum, allo zio Antonio Nucera, che per il tramite di Domenico Vitale, li restituiva a chi aveva dato il credito, fra cui Rocco Musolino.
Soldi che avrebbero consentito, secondo gli investigatori, ai Nucera di creare un intero impero e paradiso economico nella provincia di Viterbo.
Nel corso della conferenza stampa, il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha sottolineato l`importanza delle intercettazioni dalle quali emerge «la struttura del locale di Gallicianò e il ruolo di ogni affiliato. Abbiamo documentato un riciclaggio di denaro che viene ripulito attraverso due imprese che si trovano in Provincia di Viterbo. Gli arrestati riciclavano anche i soldi di Rocco Musolino. Abbiamo eseguito, inoltre, sequestri di denaro (circa un milione di euro) che proveniva dalla Svizzera e veniva trasportato all`interno di bidoni».
«Questi signori – ha ribadito il comandante dei carabinieri Lorenzo Falferi – sono arrivati a Viterbo con un camion scassato e nel giro di 5 mesi ne hanno comprati 10 nuovi di zecca». (0040)

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