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Chizzoniti (ri)scrive a Cafiero de Raho: troppe ombre in Procura

REGGIO CALABRIA Aurelio Chizzoniti continua, imperterrito, la sua personale crociata contro il crimine – organizzato ma anche istituzionale – che attanaglia la città di Reggio. Il presidente della Co…

Pubblicato il: 13/05/2013 – 17:09
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Chizzoniti (ri)scrive a Cafiero de Raho: troppe ombre in Procura

REGGIO CALABRIA Aurelio Chizzoniti continua, imperterrito, la sua personale crociata contro il crimine – organizzato ma anche istituzionale – che attanaglia la città di Reggio. Il presidente della Commissione di vigilanza torna a scrivere al procuratore capo Federico Cafiero de Raho e al presidente del Tribunale Luciano Gerardis, forse con più virulenza rispetto all`ultima missiva recapitata solo qualche settimana addietro. E lo fa partendo da un incipit altamente evocativo: «Fiat iustitia et pereat mundus! È questa la conquista alla quale prioritariamente aspira il nobile popolo reggino nella cui ottica, con riferimento al benaugurate incontro con il movimento “Reggio non tace” intervengo, ad adiuvandum, per esprimere la mia modesta condivisione in ordine al programmato “recupero della legalità in città anche amministrativo”, sottoscrivendo inoltre anche l’assunto secondo cui “la denuncia è l’esercizio di un diritto di alto valore sociale, non qualcosa di negativo”».
Secondo Chizzoniti è «impossibile non essere d’accordo su questi e altri concetti di fondamentale centralità». È a questo punto che il consigliere regionale lancia la sua prima bordata. Quando sottolinea che «la paura dei cittadini ad attivare l’istituto della denuncia purtroppo è strettamente proporzionale anche alla sfiducia che la giustizia reggina, con impareggiabile maestria, si è saputa recentemente guadagnare. Per cui prevale e dilaga il comprensibile e sconfortante interrogativo: “chi te la fa fare?” Proprio perché ex ante si sono vissute in città cocenti delusioni la dove in una realtà peculiare, quale la nostra, è già difficile ed extra ordinem il ricorso alla giustizia che diventa impercorribile quando la stessa sbatte la porta in faccia a chi temerariamente (?) decide di esporsi in prima persona. È inutile bizantineggiare, ma questa è la cruda verità».
E Chizzoniti non fa mancare le argomentazioni a supporto della sua tesi. A sentir lui, «così è stato, almeno fino a qualche settimana addietro. E, sul punto, nessuno può smentire che quando la politica, una volta tanto anticipa la Procura, nominando una Commissione di indagine (da me ispirata) all’interno del consiglio comunale (se è stato un merito lo rivendico, se non lo è stato mi assumo la responsabilità), le conclusioni della stessa, presieduta dal consigliere di minoranza Nuccio Barillà, ancora giacciono nei cassetti polverosi della Procura della Repubblica. Eppure la Commissione in ordine alla gestione dei dipartimenti “ad alto rischio” – lavori pubblici, manutenzione e urbanistica – ha, apertis verbis, riferito: ”Di illegalità legalizzate”; “La Commissione non esclude che vi siano dentro e fuori l’ufficio urbanistica sacche di malaffare legate all’attività istruttoria delle pratiche di edilizia”; “Registri manomessi”; “Si viene a scoprire che il permesso a costruire del 2007, apparentemente in regola, in realtà è falso”; “La firma fotocopiata”; “La documentazione esibita è fasulla, la tabella attesta il falso. L’autorizzazione necessaria non è stata mai concessa dall’ufficio di urbanistica”; “Terreni pubblici res nullius“; “Il colabrodo della vigilanza edilizia”; “Le pratiche in fondo ai cassetti”; “Il rimpallo delle responsabilità”; “Il contratto carente e violato”; “ La Commissione ha effettivamente riscontrato nello stato del manto bitumoso … una situazione effettivamente disastrosa, testimonianza di un problema serio e diffuso su tutto il territorio”; “Affidamenti diretti…“; “Gli affidamenti tra discrezionalità ed arbitrarietà”; “Sottopassi che si allagano … una storia infinita”».
«E non si dica – continua Chizzoniti – che, ex post, sono stati condannati alcuni dipendenti dell’urbanistica (pagano per tutti?), perché ciò è avvenuto fuori dal perimetro indiziario prospettato dalla Commissione le cui doviziose conquiste sono state ritenute fin qui inascoltabili, piagnucolose giaculatorie».
Il problema – a giudizio del presidente della Commissione regionale – riguarda, più che altro la «gestione della notitia criminis» e l`affidabilità di una Procura che ha fin qui rifiutato «elementari indagini in ordine al clamoroso diniego di intervenire da parte del 118, legittimando di fatto la libertaria autoselezione delle telefonate di soccorso. Fra l’altro puntualmente sparite! Di peggio fece soltanto Semiramide di dantesca memoria che, soltanto per mettersi la coscienza a posto di fronte al popolo affamato, non esitò a legittimare la lussuria. Perché, pur essendo stato identificato, non è stato sentito il personale in servizio quella fatidica notte? Perché non sono stati acquisiti i tabulati presso la compagnia di telefonia mobile?». La Procura, durante la passata gestione, «ha collezionato anche questa perla», chiosa Chizzoniti, con amaro sarcasmo.
Ci sarebbe una logica, dietro questo tipo di approccio investigativo. «Perché perseguire chi irresponsabilmente nega il soccorso ad un cittadino (salvato in extremis dall’equipe del dottor Ielasi) certamente non aiuta a far carriera come può avvenire arrestando le terze e le quarte generazioni di famiglie dall’indiscutibile blasone mafioso. Magari inciampando in qualche tubo di ferro inoffensivo audacemente spacciato per micidiale bazooka. E che dire del verbale illustrativo del super boss Lo Giudice e del pur “fotografato” summit mafioso nel contesto del “Processo Saggezza”? Entrambi senza conseguenze a livello politico».
E qui Chizzoniti torna ad appellarsi al nuovo inquilino del Cedir, Cafiero de Raho: «Non conosco la situazione da lei vissuta a Casal di Principe, ma per poterla tipologicamente assimilare a quella di Reggio la stessa deve essere scandita dalla identica e cinica rinuncia a indagare il pianeta politico. Salvo poi, ad esaltarsi con il dottor Alberto Cisterna, pericoloso per se e soprattutto per altri magistrati… concorrenti; con gli assenteisti del Comune sottoposti a misura cautelare domiciliare dopo ben due anni rispetto al tempus commissi delicti (il Tdl ha già fatto Giustizia); con le ingenti somme di denaro transitate – sine causa – e fin qui impunemente,  dal dipartimento Finanze del Comune al conto di un tecnico senza che lo stesso venisse sfiorato da qualsivoglia esigenza cautelare; con un giovane giornalista (questi preziosi professionisti sono come taluni filosofi: servono solo quando bevono la cicuta) reo di aver lambito il nervo scoperto delle intercettazioni preventive, etc. etc.». «In queste vicende ed in tante altre – continua il consigliere regionale – molti uomini all’interno della Procura non hanno mostrato alcun senso del limite».
È la magistratura che deve fare il primo passo, «scardinando porte rimaste rigidamente sbarrate, spalancando quelle socchiuse, illuminando eminenze grigie inesplorate ed evidenze bianche purtroppo ignorate. Perché nessuno può prescrivere ad altri di rivolgersi alla Legge, così come ho fatto io (professionalmente autogestito e quindi senza spese) o qualche imprenditore (rara avis), se non adeguatamente supportati da una convincente inversione di rotta. Riesumando opportunamente quei fascicoli stracolmi di annotazioni negative apposte con una ormai famosissima, sterilizzante penna rossa. Perché è grande l’afflizione che attanaglia la società reggina che ha assistito ad evidenti inerzie inquisitive proprio da parte di chi avrebbe dovuto garantire la legalità. La fiducia nelle istituzioni non è un detersivo che si acquista al supermercato ma, al contrario, chi è chiamato ad esercitare delicatissime funzioni giurisdizionali, deve saperla conquistare trasmettendola alla collettività anche attraverso la quotidiana celebrazione dell’esaltazione della civiltà giuridica. Che poi è l’unica che possa autenticamente supplire alla logica tenebrosa ed inappagabile che ha alimentato pregressi, pesantissimi sospetti che gravano sulla Procura».
Del resto il primo passo non tocca sempre e solo ai cittadini: è necessario «l’input privato per perseguire la disinvolta occupazione da parte di chi costruisce – sotto gli occhi di tutti – manufatti in cemento armato sui marciapiedi sottraendoli alla fruibilità collettiva? E cosa pensare dei tanti venditori abusivi di generi alimentari ed in particolare di pane e pesce (congelato, scongelato e ricongelato) quotidianamente esposti nelle vie cittadine senza il benché minimo controllo? Non è un sistematico attentato alla salute pubblica? Devono essere i cittadini-sceriffi a occuparsi di tutto ciò? In una realtà cittadina dove, fra l’assoluta indifferenza, non funzionano da tantissimo tempo neanche gli ascensori in importanti uffici pubblici pluri-frequentati (servizi demografici) e in altri sicuramente meno frequentati, quali le sezioni di pg, polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza, non è quantomeno surreale sperare che i già restii, potenziali denuncianti (in buona salute o portatori di handicap) affrontino ben quattro rampe di scale per farlo? Lo spartito non cambia anche sul versante dei più volte segnalati approssimativi ripristini della rete viaria cittadina (anche questa è raffinata criminalità estremamente lucrosa per le ditte inadempienti) i cui crateri sono sotto gli occhi di tutti. È il cittadino che deve formalizzare esposti e quant’altro?». I pubblici ufficiali, pur obbligati, non denunciano. «Perché – chiede Chizzoniti – dovrebbero farlo i semplici cittadini vittime e non colpevoli? In questa inquietante cornice omissiva è doveroso sottolineare il coraggio di  un funzionario dell’ufficio tecnico comunale che non ha esitato a comunicare ai vertici amministrativi di riferimento quanto dallo stesso accertato sul delicatissimo argomento della ripresa e ricostituzione, fuori da qualsiasi previsione contrattuale, del manto bituminoso. Carente fra l’altro del costoso collant emulsivo fonte di affari d’oro per tanti!»
«Questa – conclude il presidente della Commissione di vigilanza rivolgendosi a Cafiero de Raho – è l’atmosfera pesantissima che aleggia in una città che vive una interminabile quaresima in attesa di una Resurrezione la cui Pasqua, sono convinto, pare stia per stagliarsi all’orizzonte del suo avvento alla Procura reggina. Recuperando alla causa della giustizia un non impossibile rapporto osmotico magistratura–cittadini. Ma non dipende solo dai reggini! Per questa ragione oso anticipare la mia favorevole “sensazione” pur consapevole che Oscar Wilde diceva che “gli uomini si giudicano quando partono e non quando arrivano”». (0040)

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