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Saviano a Reggio: «Lo scioglimento del Comune è l`inizio della luce»

REGGIO CALABRIA Neanche la pioggia salva Roberto Saviano dall’ormai consueto appuntamento con le file di speranzosi lettori che attendono pazienti un autografo su una copia della sua ultima fatica le…

Pubblicato il: 16/05/2013 – 8:57
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Saviano a Reggio: «Lo scioglimento del Comune è l`inizio della luce»

REGGIO CALABRIA Neanche la pioggia salva Roberto Saviano dall’ormai consueto appuntamento con le file di speranzosi lettori che attendono pazienti un autografo su una copia della sua ultima fatica letteraria, “Zero Zero Zero”, libro sul narcotraffico, dunque necessariamente molto calabrese. Ma quanti fra i reggini speravano in particolari dettagli sull’opera dall’appuntamento con lo scrittore organizzato da TabulaRasa e fortemente voluto – ha detto lo stesso Saviano – dal procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho che lo ha accompagnato sul palco in piazza Italia, forse saranno rimasti delusi.
Complice la pioggia che ha compresso i tempi, l’autore al libro ha dedicato un passaggio rapidissimo per spiegare quello che molte inchieste – pure citate nell’opera – hanno ormai reso notorio: il narcotraffico non solo è la prima azienda al mondo per fatturato, ma è anche in grado di inquinare tutta la realtà economica perché abbatte le possibilità di libera concorrenza. Un’azienda che fa girare miliardi, spiega Saviano, arricchisce l’organizzazione che la controlla, ma non sviluppa il territorio in cui si radica perché – dice lo scrittore – «le mafie vogliono tenere il territorio in minorità perché è più facile controllarlo». Per questo – sottolinea – «è importante che un governo che voglia entrare in empatia con il Sud si ponga il problema di recuperare i capitali mafiosi».
Una frecciatina polemica che lo scrittore si concede all’indirizzo del governo Letta, che nella sua lista di priorità sembra aver “dimenticato” di inserire la mafia. Un punto su cui ha voluto intervenire anche il procuratore Cafiero De Raho, che ha detto chiaramente: «È grave che il nuovo governo non abbia parlato di mafia». Un atteggiamento miope, sembra lasciar intendere il capo della Dda reggina, che non tiene conto di un dato fondamentale nella realtà italiana, ma che paradossalmente potrebbe risolverne i principali problemi: «Sottrarre le ricchezze alla criminalità organizzata sarebbe un modo rapido ed efficace per sanare l’enorme debito italiano».
Una conclusione logica, ma che necessita di una rivoluzione culturale che – come il procuratore ha già più volte sottolineato da quando è a Reggio – può e deve partire dalla gente. «Non sarò certo io, parlando a livello nazionale, a indirizzare la politica, ma siete voi, con i vostri applausi, le vostre voci, prendendovi le strade e le piazze a poterlo fare». Un invito a reagire, a ribellarsi a un giogo soffocante come quello imposto dalle `ndrine che più volte il neoprocuratore ha rivolto alla città e anche da Piazza Italia ha voluto ribadire: «Noi siamo qui perché Reggio Calabria risorga, perché chiunque possa godere dei propri diritti e delle proprie libertà. Collaboriamo, ma metteteci nelle condizioni di intervenire. Ogni qualvolta c’è una forma di illegalità, subite o siete testimoni di un abuso dovete parlare, dovete permetterci di fare la nostra parte».
Ed è proprio alla necessità di parlare di mafia e di come le mafie si radicano su un territorio che Saviano dedica la maggior parte del suo intervento. «Io mi rendo conto – dice lo scrittore – che chi vive a Reggio Calabria non ne può più di vedersi associato alla criminalità, ma c’è un equivoco: parlare delle ombre non significa dare spazio alle ombre, ma creare le condizioni perché la luce si faccia spazio. Molti pensano che chi parla di queste cose, diffami le realtà che sta raccontando, ma è un tranello. Al pregiudizio non si risponde con il silenzio».
Parole che strappano applausi forse anche a quei pezzi di destra e centrodestra nascosti in platea che più di una volta hanno tuonato contro i «giornalisti nemici della città», rei di averne infangato l’immagine tanto da indurre il Viminale allo scioglimento dell’amministrazione comunale per contiguità mafiose. Ed è probabile che lo scrittore non conosca il tormentato rapporto che certa classe politica ha con la città, ma sulla decisione del ministrero di azzerare le istituzioni cittadine Saviano si riserva un brevissimo passaggio per spiegare che non deve essere «considerato come un`onta, ma é invece l`inizio della luce. Ora questa luce deve essere costruita anche se non é semplice per i cittadini. Se fosse semplice non si spiegherebbe l`enorme potere criminale delle mafie».
E la parola, il racconto, la condivisione delle informazioni che diventa riappropriazione degli spazi anche simbolici di una città per lo scrittore è anche l’unica arma per rompere l’isolamento che storicamente il Sud vive, che ne relega il quotidiano calvario al fondo delle cronache nazionali perché la quotidiana emergenza in cui è costretto a vivere non fa più notizia. «La marginalità della Calabria dipende dalla mancanza di conoscenza. Conoscere – sottolinea – vuol dire avere antidoti, luce, creatività». E citando Danilo Dolci e il suo «ciascuno cresce solo se è sognato», Saviano conclude «la potenza del sogno calabrese esiste nella misura in cui la Calabria non ha paura di essere sognata. L’inizio può essere questo: se qualcuno inizia a sognare per questa terra un futuro diverso».
Un sogno che a Reggio Calabria c’è già chi da tempo – e a caro prezzo – sta lavorando per rendere concreto, non solo raccontando e ricostruendo la storia e gli affari della `ndrangheta ormai divenuta potenza economica, politica, sociale e criminale di portata nazionale e internazionale – e di chi l’ha resa tale – ma riempiendo quel racconto di nomi, dati, circostanze e contenuti. E forse è proprio di questo che vale la pena di parlare. (0040)

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