CATANZARO Dalla cementificazione selvaggia delle coste, alla pesca di frodo passando soprattutto all`inquinamento. La Calabria, in materia di nefandezze perpetrate ai danni del mare, detiene stabilmente i primissimi posti nella classifica nazionale. È quanto emerge dal rapporto “Mare mostrum” che Legambiente stila ogni anno per monitorare lo stato di salute delle coste italiane. Ma è la qualità delle acque di balneazione le vera bestia nera della Calabria. Dai dati raccolti dagli attivisti del Cigno, infatti, la Calabria è stabilmente in testa anche quest`anno per quanto attiene i fenomeni dell`inquinamento marino.
Nel corso del 2012 sono state accertate 541 infrazioni, circa il 21 per cento del complesso di violazioni ai danni del mare avvenute in Italia. Secondo gli ambientalisti nella nostra regione si sommano episodi di mala depurazione, agli scarichi fognari direttamente a mare e allo sversamento di idrocarburi nelle acque calabresi. Sul fronte della depurazione, ad esempio, Legambiente cita il sequestro effettuato a Rende del depuratore consortile Vallecrati. «È solo l’ultimo di diversi episodi – scrivono nel dossier – che negli ultimi mesi si sono succeduti sul territorio regionale, come dimostra il quadro pubblicato lo scorso 20 aprile da Legambiente con il dossier “Depurazione in Calabria: tempo (quasi) scaduto”. La conferma arriva anche dalla Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Calabria della Commissione parlamentare, approvata nel maggio 2011 recita testualmente: “È importante rilevare non solo il forte degrado delle coste e l`inquinamento marino, ma anche la mancanza di una seria volontà volta a individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, a perseguire i trasgressori e così interi comuni della zona esaminata continuano ad essere privi di fognatura, mentre le amministrazioni comunali negano l`esistenza del problema. Numerosi sono gli scarichi non censiti da parte dei Comuni e delle province, mentre liquami di origine organica e industriale continuano a essere riversati nei fiumi e a confluire nel mare: ne sono prova i risultati delle analisi effettuate alle foce dei fiumi, con valori parecchie decine di misure al di sopra della soglia di tollerabilità umana”».
COLATE DI CEMENTO
Nell`elenco degli “ecomostri” censiti da Legambiente finiscono le 35 costruzioni abusive realizzate nel cuore del parco archeologico di Capo Colonna a Crotone. Si tratta di case sequestrate nella metà degli anni Novanta che sopravvivono per «l`inerzia della pubblica amministrazione che, nonostante la confisca definitiva, non si decide a buttarle giù». In materia di cementificazione selvaggia, secondo le stime effettuate dagli ambientalisti la Calabria, con 329 infrazioni accertate (11,5% del totale) occupa la quinta posizione, in discesa rispetto all`ultimo censimento effettuato dagli ambientalisti.
PESCA SELVAGGIA
Nel report di Legambiente la nostra regione risulta quarta per infrazioni accertate nel settore della pesca di frodo e cita il clan Muto di Centrato come caso di presenza delle mafie nella gestione della filiera ittica. Secondo gli attivisti del Cigno questo permette ai clan di ottenere «oltre ai ricavi diretti del settore, avere in dote pescherecci significa anche muoversi agevolmente sulle rotte dei traffici illeciti, comprese quelle internazionali, dove all’occasione, insieme – o al posto – del pesce, transitano armi, droga, sigarette e merci contraffatte. E uomini e donne migranti, trattati alla stregua di merci tra le merci».
OPERAZIONE METROPOLIS
Nel capitolo dedicato alla nostra regione spicca la vicenda legata all`operazione Metropolis. Un`inchiesta che ha portato in un solo colpo a sequestrare ben 17 villaggi turistici in provincia di Reggio Calabria. Un caso emblematico, secondo Legambiente, di come la `ndrangheta abbia scelto il settore turistico quale business dove investire i proventi delle attività criminali. Ma c`è posto, in questo senso, anche per il caso del villaggio Sabbie d`oro sul litorale di Tropea. Qui la Dda di Catanzaro ha accertato l`interessamento del clan Mancuso per il settore. Ma non c`è solo la `ndrangheta nel fenomeno dell`assalto alle coste denunciato da Legambiente. Le operazioni della guardia costiera, infatti dimostrano come la nostra regione sia fatta bersaglio di una forma di illegalità diffusa. E se parafrasando la celeberrima riflessione di Gandhi, il livello di civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta il proprio mare, possiamo ben dire che la nostra regione ne esce con le ossa rotte. (0090)
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