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Termina nell`ambasciata in Tunisia la latitanza di Aldo Bonaldi

Termina nel modo più grottesco la latitanza dell’imprenditore cremonese Aldo Bonaldi, 54 anni, accusato di associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta “Energopoli” della Procura di Crotone…

Pubblicato il: 27/06/2013 – 6:25
Termina nell`ambasciata in Tunisia la latitanza di Aldo Bonaldi

Termina nel modo più grottesco la latitanza dell’imprenditore cremonese Aldo Bonaldi, 54 anni, accusato di associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta “Energopoli” della Procura di Crotone sulla mancata realizzazione del Contratto di programma di Scandale. Uccel di bosco dall’aprile 2011, Bonaldi è stato fermato ieri nell’ambasciata italiana in Tunisia. Secondo quanto si è appreso, l’imprenditore si sarebbe recato negli uffici italiani perché avrebbe voluto rinnovare il passaporto scaduto contando sul fatto che con il Paese africano l’Italia non ha accordi per l’estradizione. Non aveva, però, tenuto in considerazione del regime giuridico particolare di cui godono le sedi diplomatiche. Quando i funzionari dell’ufficio hanno inserito i dati di Bonaldi sul monitor del computer è venuto fuori l’ordine di cattura trasmesso dalla giustizia italiana all’Interpol. L’uomo è stato quindi trattenuto in Ambasciata. A nulla sono valse le sue proteste. Nelle prossime ore si capirà se e come l’imprenditore verrà trasferito in Italia. La Procura di Crotone nel marzo del 2011 aveva emesso un ordine di cattura per Bonaldi che venne fermato e arrestato in Ucrania pochi giorni dopo. Rimesso in libertà aveva fatto perdere le sue tracce, almeno fino a ieri pomeriggio quando ha varcato la soglia dell’ambasciata italiana. Ad aprile la Procura di Crotone ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini per il fascicolo cosiddetto “Energopoli”. Secondo l’accusa Bonaldi e altri 11 indagati avrebbero costituito l`associazione a delinquere «dedita alle bancarotte e alle truffe». Al centro dell`indagine c`è la mancata realizzazione di quanto previsto dal Contratto di programma sulla “filiera energetica” di Scandale, stipulato con il ministero delle Attività produttive. Per l’accusa, gli oltre 11 milioni di euro di finanziamenti pubblici sarebbero finiti, per buona parte, in conti esteri nella disponibilità degli indagati. «Fra il 2002 e il 2006 – si legge nel provvedimento della Procura –  è stato accertato che, delle risorse finanziarie di Eurosviluppo industriale, 5.142.000 euro sono finiti su un conto corrente di Bonaldi presso la filiale di Montecarlo». Accuse che Bonaldi ha sempre respinto dichiarandosi lui stesso vittima di presunti raggiri da parte di società concorrenti. (0080)

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