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OPERAZIONE ITACA | Decide tutto Guardavalle

«Se lei va a chiedere a uno di Guardavalle, che è calabrese, chi comanda a Guardavalle, pure che non fa parte della `ndrangheta, il più stupido del paese, proprio il più stupido che prende la pension…

Pubblicato il: 03/07/2013 – 19:58
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OPERAZIONE ITACA | Decide tutto Guardavalle

«Se lei va a chiedere a uno di Guardavalle, che è calabrese, chi comanda a Guardavalle, pure che non fa parte della `ndrangheta, il più stupido del paese, proprio il più stupido che prende la pensione del comune per l`invalidità, lo sa. Quindi… però non è che Vincenzo Gallace va a dirgli “comando io”. C`è questa situazione». Il collaboratore Antonino Belnome con queste parole descrive efficacemente la realtà della costa jonica catanzarese.
Da affiliato conosce bene la potenza del clan Gallace, un predominio «esecutivo, militare, di azione, nessuno usa la forza contro di loro». Ma il più delle volte la cosca non ha bisogno di mostrare i “muscoli”. Il solo nome Gallace, secondo il gip Assunta Maiore, «incute timore e induce negli altri una condizione di assoggettamento assimilabile a un vero e proprio stato di dipendenza psicologica». I tentacoli arrivano ovunque, stringono accordi con i clan confinanti e con le istituzioni, si infiltrano nei settori economici.
Nell`ordinanza emessa dal gip è ricostruita l`estorsione ai danni della società Salteg che ha realizzato il porto di Badolato. Gli imprenditori giunti dall`Emilia Romagna sarebbero stati costretti «ad affidare i lavori di subappalto relativi alla realizzazione della struttura portuale, per garantire la tranquillità nell`esecuzione dei lavori, alle ditte riconducibili a Vincenzo Gallelli alias Macineju» referente dei Gallace per la zona di Badolato. Sbancamenti, movimentazione terra, tutto doveva passare nelle mani delle ditte controllate direttamente dalla cosca. Ma non solo alla società emiliana vennero imposte le aziende ma dovette pagare 100mila euro in più «provento estorsivo in favore di Vincenzo Gallelli da destinare da questi a Vincenzo Gallace suo diretto riferimento criminale».
«Come costumanza locale pretende», la Salteg aveva dovuto assumere anche un guardiano, naturalmente indicato dalla cosca. Infine, anche la gestione della struttura era stata decisa dai vertici della cosca. Con minacce sempre più esplicite gli emissari avevano “consigliato” agli imprenditori emiliani di affidare la gestione ad Antonio Ranieri, il concorrente (il fratello Pietro Ranieri), infatti, sarebbe stato «inviso alle persone di rispetto». Gli imprenditori accolgono le richieste, eppure sono costretti ad affrontare, mesi dopo, una nuova richiesta estorsiva di 120mila euro. Proprio Antonio Ranieri si rivolge ai vertici della criminalità organizzata locale, prima ai Ruga di Monasterace, poi ai Gallace. Si scopre così che chi aveva richiesto la “tassa ambientale” non era stato autorizzato. Il clan di Guardavalle ristabilisce subito l`ordine: convoca il soggetto che dopo un processo sommario viene pestato davanti all`imprenditore Ranieri.
Ma nelle mire della cosca non ci sono solo i grandi appalti, anche i villaggi turistici presenti nella zona devono sottostare agli “ordini” che arrivano da Guardavalle. Non solo le persone da assumere sono decise dal clan, ma anche le mansioni devono essere commisurate alle richieste degli affiliati. Capita a esempio che il direttore di un villaggio proponga a due giovani donne, “segnalate” dai Gallace, di lavorare in cucina. Un`offesa che rischia di pagare a carissimo prezzo. Chiarissimo il contenuto della telefonata partita poco dopo da Guardavalle: «Fammi parlare cazzone… cazzone fammi parlare altrimenti vengo e ti prendo a calci nella pancia». Per dimostrare il suo completo assoggettamento al volere della cosca il direttore è pronto a dimettersi. Non ce ne sarà bisogno, anche se la “sentenza” è subito presa. Al titolare del villaggio viene recapitato il messaggio: «Fallo lavorare quest`anno, il prossimo anno non lo portare».

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