PERSEO | Il «patto scellerato» tra Bevilacqua e il clan
La “rigorosa“ valutazione del racconto di vari collaboratori di giustizia «restituisce in modo assolutamente nitido ed evidente, l`immagine, invero desolante, di un politico che, da anni, ha intess…

La “rigorosa“ valutazione del racconto di vari collaboratori di giustizia «restituisce in modo assolutamente nitido ed evidente, l`immagine, invero desolante, di un politico che, da anni, ha intessuto una stabile, paritetica, assolutamente deprecabile relazione di cointeressenza e solidarietà con l`organizzazione, nella perfetta consapevolezza di essere colui che ricambia o deve ricambiare i numerosi favori ricevuti per la sua brillante ascesa politica». È questo il ritratto fatto dal gip di Catanzaro Abigail Mellace, di Gianpaolo Bevilacqua, del Pdl, vice presidente della società di gestione dell`aeroporto di Lamezia Terme ed ex consigliere provinciale di Catanzaro. Bevilacqua è stato arrestato stamani, con l`accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e estorsione, nell`operazione Perseo condotta contro la cosca Giampà di
Lamezia Terme.
«Pertanto – prosegue il gip – anche a volere affermare che oggi Bevilacqua è costretto ad assumere determinati comportamenti compiacenti o collusivi nei confronti degli indagati, è evidente come siffatta affermazione non scrimini in alcun modo la sua condotta, essendo questa sua attuale posizione “vincolata” nient`altro che la conseguenza di un patto scellerato, liberamente e volontariamente siglato in precedenza e in forza del quale egli ha ottenuto la promessa di un incondizionato appoggio elettorale in cambio della promessa di favori di vario genere».
Il gip, esaminando l`accusa di estorsione ad un commerciante, evidenzia poi come Bevilacqua «si presta, senza remore, addirittura a fare acquisti, pretendendo lo stesso sconto praticato a tutti gli altri sodali, e quindi a spendere la propria persona oltretutto nei confronti di un soggetto che sa essere perfettamente consapevole dei ruoli importanti che ricopre in ambito politico e, più in generale, nel mondo del lavoro». Il giudice definisce quindi «inquietante la circostanza che Bevilacqua, per fare acquisti in favore di detenuti, si sia recato in un esercizio commerciale che da anni è sottoposto a un giogo mafioso asfissiante, in un esercizio cioè dove si recano con straordinaria frequenza tutti i sodali e ove gli stessi usufruiscono di un forzoso sconto che è stato precedentemente imposto come prezzo per non subire atti intimidatori». (0080)