Inchiesta Assenzio-Sistema, rinviato a giudizio Suraci
REGGIO CALABRIA Per problemi di incompetenza territoriale per adesso si salvano in due, ma arrivano solo rinvii a giudizio per gli altri indagati dell’inchiesta Assenzio-Sistema, che l’anno scorso ha…

REGGIO CALABRIA Per problemi di incompetenza territoriale per adesso si salvano in due, ma arrivano solo rinvii a giudizio per gli altri indagati dell’inchiesta Assenzio-Sistema, che l’anno scorso ha fatto scattare le manette per l’ex consigliere e assessore comunale Dominique Suraci. Il Gup Barbara Bennato ha inviato al Tribunale di Milano, competente per territorio, gli atti relativi alle posizioni di Corrado Ghislanzoni, e su eccezione presentata dai legali, anche quelli relativi alla posizione dell’imprenditore Vincenzo Lo Giudice. Quest`ultima strettamente vincolata a quella del “collega” brianzolo. Sul loro destino saranno i giudici meneghini a decidere, mentre a Reggio, a partire dal prossimo 15 ottobre, Dominique Suraci e gli altri venti indagati dell’inchiesta Assenzio dovranno tutti affrontare il processo. Oltre all’ex assessore, di fronte al Tribunale reggino si dovranno presentare Dominique Vincenzo Ferrigno, Senia Saloua, Giuseppe Crocè, Barbara Crocè, Francesco Crocè, Michele Crudo, Carmine Polimeni, Domenico Polimeni, Pasquale Utano, Marcello Brunozzi, Rodolfo Diani, Luciano Falcomatà, Antonino Monorchio, Giuseppe Rechichi, Costanza Ada Riggio, Mario Giglio, Rocco De Angelis, Antonio Cotugno, Caterina Utano e Francesco Calafiore.
Per l’accusa sarebbero tutti, a vario titolo, coinvolti in quel sistema, messo a nudo dall’indagine della Dda reggina, che ha in Dominique Suraci il suo fulcro, e che per anni avrebbe drogato la grande distribuzione a Reggio e provincia. Cuore dell`inchiesta è l`intricata storia del fallimento della Vally Calabria, società che a metà degli anni `90 gestiva una catena di discount tra Reggio e provincia, prima controllata da una cordata di imprenditori tra i quali Dominique Suraci e successivamente passata pressoché interamente in mano all`ex assessore che, attraverso società a lui direttamente – seppure non formalmente – riconducibili, permetterà l`infiltrazione di una pluralità di ditte e società ritenute espressione di sodalizi criminali cui affiderà le forniture più diverse.
Ma alla Vally – ha dimostrato l`inchiesta condotta dall`ex pm della Dda reggina Marco Colamonici e portata a termine dal sostituto Stefano Musolino – la spartizione degli affari tra clan diversi a Reggio città non era solo questione di forniture. Gli uomini dei clan – ipotizza l’inchiesta – erano saldamente presenti anche nel gruppo dirigente. A fare luce sulla vera natura della compagine societaria che si nascondeva dietro la Vally prima e le sue dirette eredi poi, è il collaboratore Paolo Iannò, che nel 2009, interrogato dai pm Marco Colamonici e Mario Andrigo, dirà : «(…) la Vally (…) sono a conoscenza diretta sulla Vally perché c`era Bruno Ventura il figlio del defunto Francesco Ventura (…) partono da quando hanno aperto i discount (…) li c`era Totò Ve, Totò Ventura, sbagliavo come chiamavo Bruno il figlio del defunto Francesco Ventura impresario della pulizia (…) che fu ucciso, c`erano Masi De Angelis socio, c`era un tale Cotugno in società e il professor e il dottor Giglio (…) erano in società loro, nella società erano tutti quattro (…) poi hanno deciso di vendersele e di uscirne da questa società e li hanno venduti a un tale Surace che faceva l`autotrasportatore questo, Surace. E Surace a sua volta dietro di Surace c`era Orazio De Stefano, che è venuto un suo nipote da me, che poi era figliastro di Paolo, Caponera Paolo, per dire che c`erano loro nella società dei discount, questo sempre nel periodo dei duemi prima del duemila del mio arresto (…) ci siamo visti nella contrada dietro il cimitero di Gallico (…) per parlare di questo fatto quando si son presi lo la società che dietro Surace ci sono loro (…) dietro di loro c`erano la famiglia De Stefano».
Alla guida reale della Vally non c`era dunque solo l`ex assessore comunale – a detta del collaboratore, espressione diretta di Orazio De Stefano – ma un vero e proprio direttorio di rappresentanti diretti delle `ndrine, come Rocco De Angelis, Antonio Cotugno, Mario Giglio, per i quali l’anno scorso i pm avevano chiesto ma non ottenuto la misura cautelare, ma per i quali a chiusura indagini è stato ugualmente chiesto il rinvio a giudizio.
LA MACCHINA ELETTORALE DI SURACI
Ma per l’ex assessore di centrodestra, i guai non si limitano al labirinto finanziario in odor di `ndrangheta che copriva la galassia Vally. L`inchiesta “Sistema e Assenzio” ha infatti accertato le poco limpide strategie che Suraci avrebbe utilizzato per raccogliere voti e preferenze in vista delle comunali del 2007, stravinte con quei 1205 voti che faranno di Suraci il candidato più votato della propria lista, secondo solo a Giovanni Bilardi (1524 preferenze).
A portare voti al “mulino” di Suraci non sarebbero stati – ipotizza la Procura – solo i fornitori – e le consorterie di cui sarebbero espressione – cui il politico spesso garantiva «espressamente la più sollecita evasione dei crediti vantati dalle ditte e/o società a loro riconducibili», ma anche l`ex direttore operativo della Multiservizi Pino Rechichi, condannato a 16 anni di reclusione nel processo Archi-Astrea. L`ex consigliere comunale di Reggio Calabria e Rechichi avrebbero utilizzato la società mista come bacino in cui convogliare quelle che la Procura definisce vere e proprie clientele, cui chiedere voti in cambio di un’assunzione alla Multiservizi. E – forse – non casualmente, proprio qualche giorno prima delle elezioni che proietteranno Suraci nell’Olimpo dei più votati, 131 lavoratori della società mista otterranno la tanto agognata stabilizzazione. Un ricatto subdolo che l’ex consigliere non avrebbe avuto alcuna remora a declinare anche nel mondo della formazione: stando alle risultanze dell’inchiesta gli studenti maggiorenni della scuola di cui Costanza Ada Riggio era titolare, sarebbero stati costretti a votare il futuro consigliere, pena la bocciatura. A raccontarlo – contenta – all’ex assessore è stata la stessa Riggio che – ascoltata dagli inquirenti – afferma: «(…) Sai chi mi danno i voti? Me li daranno gli alunni che devono fare esami e si spaventano che se poi io scopro che non hanno votato poi li faccio bocciare, cioè non succede però … però voglio dirti: così glielo dico, gliela metto, proprio, figlioli una mano lava l’altra». (0090)