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Pelaia ucciso per una vendetta contro il fratello

PALMI Si chiama Giovanni Polimeni e avrebbe agito per vendetta, il trentottenne che gli inquirenti ritengono l`autore dell`omicidio di Arcangelo Pelaia, freddato il 29 giugno scorso a Gioia Tauro. Un…

Pubblicato il: 31/07/2013 – 7:46
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Pelaia ucciso per una vendetta  contro il fratello

PALMI Si chiama Giovanni Polimeni e avrebbe agito per vendetta, il trentottenne che gli inquirenti ritengono l`autore dell`omicidio di Arcangelo Pelaia, freddato il 29 giugno scorso a Gioia Tauro. Un delitto quasi da far west, avvenuto in un caldo pomeriggio d’estate, di fronte al Municipio cittadino, mentre sul vicino corso sciamavano centinaia di passanti, impegnati nella consueta “vasca” del sabato. Un pomeriggio spezzato da quei nove precisi, netti, colpi di pistola che nessuno ha potuto far finta di non sentire e che – affermano oggi gli inquirenti – è stato Giovanni Polimeni, autotrasportatore di Reggio, ad aver sparato, su ordine e mandato della famiglia Giacobbe di Gioia Tauro. Un’individuazione rapida, ma frutto di indagini serrate e complesse che attraverso l’analisi delle videoriprese delle numerose telecamere di sorveglianza del centro cittadino, hanno permesso ai carabinieri di ricostruire la dinamica esatta del delitto e di individuare il killer di Pelaia. Analizzando i filmati, gli investigatori hanno visto infatti l’auto a bordo della quale Polimeni viaggiava con un complice – una Fiat Panda rubata, le cui targhe erano state manomesse, e che dopo il delitto è stata abbandonata in periferia e bruciata – speronare quella di Pelaia. Un attimo – cristallizzato in un fotogramma preciso – poi da quella Panda sono partiti i nove colpi di pistola che hanno freddato Pelaia. Un’azione – commenta il procuratore Creazzo – condotta con stile militare e a cui avrebbero partecipato almeno altre cinque o sei persone, a bordo di tre auto. E se l’uomo alla giuda della Panda che ha permesso a Polimeni di fuggire, come i suoi complici, sono ancora in via di identificazione, fondamentali per individuare il killer sono state anche le testimonianze di amici e parenti della vittima, che hanno permesso al procuratore capo di Palmi, Giuseppe Creazzo e al sostituto Enzo Bucarelli di scoprire anche il movente che ha armato la mano di Polimeni. Arcangelo Pelaia doveva essere ucciso per vendicare la morte dei cugini Leonardo e Saverio Giacobbe, uccisi il primo luglio 2005 sul lungomare di Gioia Tauro dal fratello della vittima, Giuseppe, che per questo delitto è attualmente detenuto nel carcere di Saluzzo. A corroborare la tesi degli inquirenti, anche il giorno scelto per l’omicidio, il 29 giugno, non a caso – sottolineano – prossimo all’ottavo anniversario dell’omicidio dei cugini Giacobbe. Ma per i pm, la morte di Pelaia sarebbe stata anche un regalo o un messaggio per il padre di uno dei due ragazzi, Pietro Giacobbe, il cui onomastico cade proprio il 29 giugno. Ipotesi che Polimeni non ha confermato, né smentito. Interrogato dai pm dopo la cattura, si è trincerato in un assoluto silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. A suo carico è stato emesso un provvedimento di fermo – già convalidato dal gip di Palmi – che all’uomo è costato l’immediata traduzione in carcere. «Il fermo di oggi – ha detto il procuratore Creazzo – rappresenta l`inizio di un`indagine che avrà necessariamente sviluppi, visto che abbiamo individuato anche l`area dei mandanti. Questo è un altro successo delle forze dell`ordine che non potendo cambiare la mentalità di chi fa della legge del taglione uno stile di vita, riescono a scoprire e ad arrestare gli autori dei delitti». (0050)

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