Il Museo di Reggio ricomincia a vivere
REGGIO CALABRIA “Sono convinto che con iniziative come questa noi ricreeremo quello spirito di comunità civile, di legalità, di un Mezzogiorno che vuole credere nel suo rilancio, la cultura sarà ?que…

REGGIO CALABRIA “Sono convinto che con iniziative come questa noi ricreeremo quello spirito di comunità civile, di legalità, di un Mezzogiorno che vuole credere nel suo rilancio, la cultura sarà ?quel collante necessario per raggiungere questi obiettivi”. Non si è fatto scoraggiare dai primi caldi agostani, né da una Salerno- Reggio da bollino rosso. Rinfrancato forse da quel fuori- programma con gelato di Cesare – la storica gelateria reggina, a un passo dal Museo – il Ministro dei ?Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray si è presentato puntuale all’inaugurazione della mostra ?“Arte torna Arte – un patrimonio restituito” , allestita con le 108 opere confiscate al cosiddetto “re dei videopoker”, Gioacchino Campolo, il noto imprenditore reggino condannato a 18 anni di reclusione per associazione mafiosa.
Parte del suo immenso patrimonio – hanno scoperto gli inquirenti all’epoca del suo arresto – era investito in tele di pregio. Certo, alcuni non sono che degli ottimi falsi, segno che “chi consigliava l’acquirente non era decisamente attendibile – si legge nella brochure di presentazione della mostra – ma “seppure la maggior parte della raccolta si denota come classica collezione medio borghese, che intervalla opere della devozione popolare ad artisti noti ai frequentatori di aste quali Annigoni, Ligabue e Purificato, la presenza dei nomi quali Fontana e Bonalumi permette un salto qualitativo notevole”.
Una collezione oggi in mostra, che nonostante la presenza di alcuni falsi, segnala il curatore Fabio De Chirico, mantiene il suo forte significato simbolico: “Significa il ritorno dell’arte all’interno della società, ma soprattutto che l’arte può contribuire alla costruzione di un’identità”.
Un concetto variamente espresso dai rappresentanti politici di Comune, Provincia e Regione, intervenuti all’inaugurazione della mostra. “Un evento straordinario cui si partecipa con piacere straordinario”, per il prefetto Antonio Castaldo, l’unico “sopravvissuto” dell’originaria terna commissariale chiamata a guidare il Comune dopo il suo scioglimento, ?ma soprattutto ?- dice l’assessore provinciale alla Cultura e alla Legalità, Edoardo Lamberti Castronuovo – “si tratta di una prova di meridionalismo non piagnone. Con iniziative come questa, rispediamo al mittente quell’accusa di incultura su cui molti fanno leva per sostenere che i Bronzi non dovrebbero rimanere a Reggio Calabria. Ma l’incultura , di cui il malaffare è espressione, soccombe sempre alla cultura della legalità. Questa mostra è un messaggio anche per i ragazzi, che oggi sanno che delinquere non giova perché lo Stato si riappropria sempre dei beni accumulati in maniera fraudolenta”. ?Un “risultato straordinario frutto di una straordinaria sinergia”, ?afferma quasi con falsa modestia il presidente della Provincia, ?Giuseppe Raffa, definito pubblicamente come “il rappresentante dell’Ente che più si è speso ?per la realizzazione di questa mostra”. Una mostra che è ?“messaggio chiaro per chi delinque”, ma per Raffa rappresenta soprattutto il connubio tra “legalità e cultura con il quale, lo Stato ha dimostrato di essere presente anche in questa città”. ?E dovrà continuare ad esserlo. “L’apertura del Museo – dice Raffa – è fondamentale per il rilancio della cultura e dello sviluppo in Calabria. Qui non abbiamo fabbriche o industrie, ma abbiamo ‘giacimenti’ ?archeologici che devono essere valorizzati”.
Medesimo slancio che sembra pervadere l’intervento dell’assessore regionale Mario Caligiuri, che sottolinea che ?“la mala pianta della criminalità si sradica con il contrasto, lo sviluppo economico e con la cultura. Noi ci opponiamo alla rappresentazione della Calabria solo come terra di illegalità e iniziative del genere dimostrano come sia un terra ricca di opportunità”. ?Un solco che – a detta dell’assessore – la regione ha deciso di percorrere anche nei prossimi mesi . ?E non solo con le iniziative già in programma, come l’esposizione del primo libro a stampa della storia calabrese – ??una Bibbia in ebraico, realizzata a Reggio nel 1475 – ?annunciata per novembre. “Vogliamo che i nostri più grandi beni culturali, il Museo con i Bronzi e Sibari, rinascano a nuova vita”.
Due ferite aperte nella regione, ma che – annuncia il ministro Bray – il governo ha tutta l’intenzione di sanare. ?“Ho chiesto agli uomini del mio Ministero un particolare impegno per la riapertura del Museo, perché è un simbolo della Calabria e del Mezzogiorno come luogo da cui ripartire per rilanciare il Paese. L’Italia ?– ha affermato con forza il Ministro – ha bisogno di legalità e ha bisogno del Mezzogiorno, uno dei luoghi di massima elaborazione culturale”. Un’opportunità non solo per il Sud, ma per tutto il Paese. “Noi dobbiamo crescere, dobbiamo creare nuovi posti di lavoro, dobbiamo dare risposte alle nuove generazioni che vogliono credere nel nostro Paese, vogliono rimanere nel nostro Paese, vogliono giustamente che da noi arrivino le risposte per creare lavoro, soprattutto lavoro”.
Una strategia che in Calabria e a Reggio passa anche attraverso la rinascita del Museo della Magna Grecia. Un patrimonio da anni sottratto alla città, ma che oggi – terminato il restauro di quel ?palazzo Piacentini che lo ospita- ?dopo innumerevoli rinvii, sembra poter avviarsi verso la riapertura dei battenti secondo un cronoprogramma preciso. “Il recupero di un’opera così importante come quella di Piacentini, il progetto straordinariamente efficace, la necessità e l’impegno che abbiamo a riportare i Bronzi in tempi rapidissimi a casa, sono segni che non si può evitare di dare”, afferma con sicurezza Bray . Alla fine di gennaio – annuncia il ministro, confermando quanto detto prima dalla Sovrintendente Bonomi – ci sarà una riapertura parziale con l’esposizione dei Bronzi, quindi a maggio-giugno dovrebbe tornare nuovamente in funzione. La conclusione di un percorso di rinascita, che non casualmente muove i primi passi con la restituzione alla collettività del patrimonio di Campolo. “Si tratta di un’operazione coraggiosa, forte, importante. Questi sono segnali che la comunità deve saper dare”. Più vago, il Ministro sembra essere su Sibari “una priorità del governo” che Bray “spera di conoscere presto”. (0020)